Mulino Bianco e Ferrero, via l’olio di palma da biscotti e merendine, ma le diciture non sempre sono in regola

Si allarga la schiera delle industrie che a vario titolo rivendicano sulle etichette le proprietà nutrizionali di prodotti dolciari senza olio di palma. Dopo Di Leo e Galbusera é arrivata Barilla con i marchi Mulino Bianco e Pavesi, e in coda troviamo anche Ferrero con alcuni prodotti della linea Kinder Brioss alla frutta. Ma questi ‘claims‘ comparativi che vantano la minore percentuale di grassi non sono sempre in regola. “La merendina Ferrero Brioss ciliegia e cereali – spiega l’avvocato Dario Dongo esperto di diritto alimentare – pur senza declamare l’assenza di olio di palma sull’etichetta come fanno tanti altri produttori, evidenzia in modo corretto la riduzione dei grassi (- 55% ) rispetto alla media delle merendine più vendute in Italia (vedi foto in alto).” La comparazione è perciò eseguita sulla base dei dati elaborati da Aidepi (associazione di categoria che raggruppa i principali produttori di pasta e prodotti da forno), come viene anche riportato in una citazione sull’etichetta. Questa riduzione è dovuta al ripensamento di Ferrero, che con questa linea di merendine ha iniziato a utilizzare olio di girasole al posto dell’olio di palma tanto caro all’azienda piemontese.

Diversa è la posizione di Barilla che con i marchi Mulino Bianco e Pavesi è ormai schierata da quasi un anno sul fronte ‘palm oil free‘. Il colosso di Parma propone sulla confezione dei biscotti due diciture. La prima evidenzia l’assenza di olio di palma (vedi foto di copertina e foto in basso), la seconda propone un’ardita comparazione nutrizionale del biscotto con la ‘precedente ricetta’ che sino a pochi mesi fa era preparato con olio di palma. Barilla evidenzia così la differenza tra i biscotti Macine preparati sino a un anno con olio di palma e quelli nuovi nobilitati dall’olio di girasole. Encomiabile il risultato, dubitevole il paragone che non risulta conforme alle previsioni del regolamento ‘claims’.
L’etichetta dei Ringo Pavesi (di Barilla) mostra una comparazione del contenuto di grassi rispetto alla precedente ricetta
Non trattandosi di un’impresa artigiana, è difficile pensare a una banale svista tra l’altro ricorrente. Si può forse ipotizzare un ‘cattivo consiglio’ dei consulenti, anche se la violazione delle regole è abbastanza macroscopica. Forse questa volta il marketing aziendale ha preso il sopravvento rispetto ai consigli dell’ufficio legale, con la complicità di sanzioni davvero ridicole che possono derivare. Si conferma così, con un esempio significativo, l’assoluta inadeguatezza del decreto legislativo recante sanzioni per le violazioni del reg. (CE) 1924/06, su ‘nutrition & health claims‘. Sanzioni onerose per le piccole imprese, ma non certo deterrenti per Big Food.

 

[via ilfattoalimentare]

1 commento

  1. “Comparazione del contenuto di grassi rispetto alla precedente ricetta
    Non trattandosi di un’impresa artigiana, è difficile pensare a una banale svista tra l’altro ricorrente”.
    Cioè non è possibile fare un claim comparativo se non si è una azienda artigianale? Non ci arrivo….

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