Alleanza tra Walgreens e Alliance Boots: nasce il primo gruppo drugstore farmaceutico al mondo

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Dopo sei anni stile private equity Alliance Boots scala il mondo, in forma di alleanza azionaria con Walgreens per creare l’unico operatore planetario nel settore farmaci, cosmesi e salute. L’accordo con il leader delle farmacie negli Usa (ha 8mila punti vendita in tutti gli stati federali) creerà un colosso da 130 miliardi di ricavi, 365mila dipendenti e una leadership sui due lati nell’Atlantico. Oltre all’intento, dichiarato, di attaccare i mercati emergenti – e promettenti – di Cina e Sud America.
L’asse è in due fasi. La prima chiude entro settembre, e prevede che Walgreens investa 6,7 miliardi di dollari per rilevare il 45% di Alliance Boots. Di questi, 4 miliardi andranno al fondo chiuso Kkr – che oggi detiene il 50% e si diluirà al 27,5% – 2,7 miliardi sono in azioni della società quotata a Wall Street, e destinate a Stefano Pessina e Ornella Barra, la coppia italiana che controlla, insieme a piccoli pacchetti di manager, il 50% del marchio britannico di parafarmacie e grossisti medici. I due italiani diventeranno primi soci di Walgreens – una public company frammentata – con l’8% circa, mantenendo il 27,5% in Alliance Boots. Tra due anni e sei mesi, se l’alleanza avrà funzionato bene, gli americani avranno l’opzione, non vincolante, di rilevare il restante 55% del gruppo britannico, pagando 9,5 miliardi circa tra contanti e nuove azioni. A quel punto Kkr si diluirebbe ancora, mentre i soci italiani salirebbero al 15% circa. «È una transazione che rappresenta un ulteriore passo avanti nel diventare un leader globale nel settore sanitario», ha detto il presidente esecutivo di Alliance Boots, Stefano Pessina, che entrerà anche nel cda di Walgreens, insieme a un rappresentante di Kkr. «Non si può essere globali senza essere presenti negli Usa, che sono il primo mercato mondiale – gli fa eco Ornella Barra – se con questa alleanza sapremo sviluppare i marchi Boots a livello mondiale, e sviluppare il suo business di grossista negli Stati Uniti, questa piattaforma potrà essere replicata nei mercati di Cina e America Latina». Il modello di integrazione con diluizione di quote non è nuovo, per gli imprenditori italiani. Nel 1986, tramite l’Alleanza Salute Italia ereditata dal padre, inglobò la Di Pharma della compagna, farmacista di Chiavari. Poi ci fu Alliance Santé in Francia, e nel 1997 l’integrazione con UniChem quotata a Londra. Nel 2006 la fusione con Boots, che controllava la prima catena di farmacie britannica; l’anno dopo, con Kkr, il buyout da 12 miliardi di sterline (maggiore nella finanza europea) per delistare il gruppo. Oggi, sia pure indirettamente, l’azienda torna quotata, a New York. Dove Walgreens ha reagito con un calo del 6% circa.
L’operazione, senza licenziamenti, consentirà sinergie tra 100 e 150 milioni di dollari il primo anno, e fino a un miliardo al 2016. Non sono previste modifiche manageriali tra i due gruppi. Gli americani hanno 247mila addetti, un fatturato annuale di oltre 70 miliardi e un utile netto 2011 di 2,7 miliardi; la società britannica ha 116mila addetti, ricavi per 25,4 miliardi di sterline e un Mol da 1,6 miliardi.

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