Trecentoquattordici esuberi sui 1.761 addetti nei dieci punti vendita Carrefour in Italia, previsti in massima parte nelle unità meridionali, con il sito di Bari destinato addirittura alla chiusura e con i due complessi di Capodrise e Casoria ridimensionati nelle loro attività e negli organici.
Sono i numeri della crisi del colosso della grande distribuzione, con un piano di licenziamenti che non poteva non provocare l’immediata reazione delle parti sociali, sia delle organizzazioni sindacali confederali che autonome. In totale, fanno sapere le organizzazioni sindacali, Carrefour vorrebbe mandare a casa il 18% del personale, con la motivazione di un calo progressivo e costante del fatturato e dei clienti. Secondo i sindacati però, non si possono mantenere operativi impianti da cinquemila metri quadrati con un personale già ridotto al minimo, mentre altri ipermercati di dimensioni analoghe occupano 250 addetti. Purtroppo è risaputo che se Carrefour trova da vendere, o anche da svendere decentemente in Italia, questo viene compiuto; GDONews nelle scorse settimane aveva d’altronde già spiegato la crisi che attanaglia il Gruppo sui diversi territori.
Ed infatti neanche nella madre patria le cose vanno bene per Carrefour: due settimana fa il titolo ha subito un forte crollo alla Borsa di Parigi dopo i dati trimestrali. La società ha, infatti, annunciato vendite nel secondo trimestre per 23,7 miliardi di euro, un dato inferiore del 10% rispetto alla crescita registrata nel primo trimestre e anche al di sotto dei 24,4 miliardi stimati dagli analisti. I ricavi negli ipermercati francesi sono calati del 2,4% nel solo secondo trimestre, o del 5,5% escludendo la vendita di carburanti. Un dato preoccupante, visto che la catena di ipermercati in Francia genera circa metà delle vendite di tutto il gruppo. A deludere gli analisti proprio il settore alimentare, che penalizza il gruppo in proporzioni inimmaginabili con un calo delle vendite in Francia del 7,8%. Per fare fronte alla situazione, Carrefour ha indicato di voler dare la priorità agli ipermercati in Francia e ha promesso un piano di rilancio commerciale immediato per il secondo semestre con lo scopo di riconquistare quote di mercato.
è ovvio che la scelta di chi guida questa azienda e dei cosìdetti manager specie nell’ambito delle risorse umane che si preoccupano della pipì delle commesse è totalmente da rivedere.
basta sentire il nome delle risorse degli iper uno che ha contribuito alla quasi totale chiusura della upim, precedentemente aveva ricoperto tale ruolo e così via sembra che li abbiano trovati con il lanternino i nuovi responsabili
vedesi ciò che avevo postato nell’articolo appena precedente sul carrefour.
ribadisco:
Brambilla a casa o scaricare fichi in un mercato rionale
tutto il personale di responsabilità ,dai capo reparto a i quadri è in buona parte scelto solo tramite raccomandazioni e giochetti interni…o all’interno del nucleo familiare di alcuni cacicchi locali
la professionalità specifica nn è considerata l’importante è che tu scelga con 6 mesi di anticipo le ferie e i pir o se capo reparto compili in modo corretto i moduli prestampati degli ordini
la sede centrale è inutile: fa solo cavolate su cavolate su cavolate….perchè quando si mette una laurea in giurisprudenza a contrattare con la proctor e gamble si sa già chi vincerà
ecc. ec. ecc.
La cosa che più fa rabbia è che la ditta avrebbe ogni risorsa e possibilità per fare del mercato italiano il suo cortile di casa…almeno al nord.
Ci sarebbero anche le personalità adatte ma ……non vengono ben gestite così l’importante è vendere 20 tipi diversi di spaghetti 01, prendendo in giro i fornitori con vere e proprie griglie economiche di entrata, ma nn sviluppare progetti interessanti………
mah che dio ci salvi
Ciò che sconcerta, almeno il sottoscritto, è questa seplificazione del taglio occupazionale ogniqualvolta scelte quanto meno discutibili avevano già fatto presagire un probabile problema. Sono almeno dieci anni che è risaputo come il conto economico di Carrefour, almeno in Italia, non sia un esempio di eccellenza. Scelte di categria improntate sulla forza e su logiche di listing, alla lunga, non pagano. Ed il susseguirsi di strategie, Internazionali e non, perennemente in contraddizione tra loro hanno aumentato il gap tra carrefour e distributori, interregionali, più oculati. Senza parlare della politica ondivaga sulla MDD.
Carrefour rappresenta il miele e la cicuta per la stragrande maggioranza delle PMI. E da esse trae energie per tappare le falle della propria gestione.
Sarebbe saggia una presa di competenza ai vertici piuttosto che tagli indiscriminati a persone che devono campare, a fatica, con 1.000 € al mese.
Rispondo a nome di chi, a fatica, guadagna 1000 euro al mese…è vero, noi lavoratori siamo quelli che pagano direttamente per problemi gestionali e finanziari, ma questo è il rischio che noi tutti sappiamo di correre, in questa o altre aziende e specialmente durante periodi di grave crisi economica come questa che stiamo vivendo. La consapevolezza però di lavorare per un Gruppo serio, dove i diritti dei lavoratori vengono rispettati nonostante ci sia sempre chi è pronto a denunciare soprusi per una mania di “vittimismo sociale”, dove noi come persone veniamo rispettati (nostri “colleghi” di altre imprese possono dire lo stesso ?…), dove viviamo e vediamo la meritocrazia superare di gran lunga il campanilismo (nei centri Carrefour chi è bravo fa carriera, io stesso in pochissimi anni ho avuto 2 promozioni)e dove la soddisfazione del cliente, la qualità dei prodotti e la volontà di offrire sempre il meglio sul mercato sono dei capisaldi del nostro lavoro, ecco tutto questo ci fa comunque sentire importanti e fieri di lavorare per un’azienda che sicuramente fa i propri interessi ma considera anche il lavoratore più umile un elemento fondamentale per la propria esistenza. Anche io non vorrei che miei colleghi fossero licenziati, anche io non vorrei avere la consapevolezza che un giorno di questi potrei essere io a perdere il mio lavoro, mi consola il fatto di vivere in un ambiente lavorativo stimolante, serio e competente.
Il mondo carrefour sembra oggi un magma. Affiliati che promuovono cause di risarcimento danni per politiche di vendita che non producono utili. Le filiali dirette che stanno abbandonando definitivamente il sud italia. Esuberi e tagli di personale in Italia e in madrepatria. In tutto questo la crisi avrà fatto ( e farà purtroppo) la sua parte, ma le strategie del gruppo, pare che abbiano fatto più danni. Qualche decennio addietro,quando i colossi francesi della distribuzione sono arrivati in italia, sembrava che chiunque avesse da imparare da loro. Con la solita arroganza un po ” francese” erano arrivati i maestri. Questo nuovo mondo, sfavillante e luminoso in fondo utilizzava gli stessi miseri metodi della distribuzione italiana. Un esempio: alcuni anni addietro un amico si trasferi al nord per lavorare in un grande ipermercato Carrefour.( aveva superato una serie di colloqui e selezioni per addetto salumiere. Dopo otto mesi di corsi, ( pagati con criteri da..terzomondo), viene assunto con un contratto p.t. sulla carta ma di 40 ore in pratica, a meno di 750 euro nette al mese. Dovevano portare innovazione……. ( con questo episodio non voglio assolutamente generalizzare e negare il valore di un marchio che ha la sua storia, voglio significare che se un’azienda ricorre a tali bassezze, sicuramente manca di visione e di startegia)
attualmente il carrefour non ha nessuna strategia se non il mantenimento dei costi e delle quote di mercato…..
la radice del male è da cercarsi oltre che in una pessima dirigenza anche nei clamorosi errori (ma lo erano davvero oppure….)finanziari e di prospettiva caldeggiati da chi detiene le chiavi della casa madre francese…il tutto unito al pizzico di furfanteria tutta italiana…futuro?a meno di clamorose riprese dei consumi crdo che la presenza carrefour si ridurrà alla pianura padana e forse a due province liguri e orse due romagnole….in pratica nei posti più affllati di concorrenza…auguri.
Pur non riuscendo a trovare sufficienti dati disaggregati sul consolidato di gruppo del 2009, un fatto rilevante sembra comunque emergere. Carrefour Italia, in ossequio al principio contabile IAS 36, ha dovuto “passare” a conto economico un impairment sul goodwill di 240 milioni di euro, grosso modo quanto il costo medio annuo di 7.500 dipendenti di un punto vendita. I non addetti ai lavori si chiederanno cosa voglia dire tutto ciò. Cercherò di spiegarlo in modo semplice, anche se non rigoroso. Quando si compra un’azienda (IN QUESTO CASO SI STA PARLANDO DEL GRUPPO GS, PER LA CRONACA), una prima proxy del suo valore è data dal suo patrimonio netto, il quale è costituito dall’insieme degli elementi attivi (crediti, merci, fabbricati, attrezzature, liquidità, etc.), meno i debiti finanziari e di funzionamento (fornitori, enti previdenziali, etc.). Nella prassi, il valore è calcolato, utilizzando diverse possibili metodologie, tenendo in considerazione uno o più elementi tra i seguenti: i redditi futuri (il guadagno, in altri termini); il reale valore degli elementi patrimoniali (vigendo il principio del costo storico, potrei avere iscritto un immobile a un milione, ma questi sul mercato può valere in realtà il doppio, il triplo o ancora di più); i flussi di cassa futuri (esistono poi metodi come quelli dei moltiplicatori, ma non entriamo in dettagli inutili). Bene, il patrimonio netto (la prima proxy di cui dicevo) è in genere inferiore ai valori contrattati, a meno che non ci si stia sbarazzando di un’azienda in forte crisi. In questo caso, posso iscrivere nel mio patrimonio, tra gli elementi attivi, questo maggior valore e ammortizzarlo nel corso degli anni futuri. Tuttavia, lo Ias 36 richiede l’impairment. Se ho comprato per buona la fontana di Trevi da Totò, ovvero se sono un re Mida “inverso”, che trasforma l’oro in merda, devo adeguare “tutto d’un botto” in bilancio la bella somma di 240 mios, almeno così dice il consolidato.
Il problema fondamentale, da quanto vedo come consumatore, è che i supermercati GS sono abbandonati a sé stessi, rilevandosi i seguenti errori gestionali:
1) le procedure non sono ben fissate e la formazione (non parlo di cagate o di formazioni obbligatorie) sono ridotte all’osso;
2) i direttori non sono autonomi ma, nel contempo, non ricevono precise direttive riguardo a tutta una serie di iniziative che potrebbero essere intraprese;
3) il servizio di ispettorato è ampiamente insufficiente, questo i lavoratori del gruppo lo sanno bene;
4) Mi viene il mal di stomaco quando vedo una persona che è stata dieci o quindici anni alla cassa posta improvvisamente dietro a un banco ortofrutticolo o di salumeria (e questo mi è capitato di frequente). Questo tipo di attività, soprattutto la seconda, non si inventa dalla mattina alla sera, e la mancata qualità del servizio è solo colpa della dirigenza, la quale pensa che le professioni siano tutte intercambiabili. Jonathan Swift chiederebbe perché un cassiere, invece che il banco della salumeria, non potrebbe invece stare seduta sulla poltrona del direttore marketing 🙂
5) al calo del fatturato si risponde, prima della chiusura, con tagli del personale, come se le attività di processo siano delle variabili continue. Da analista di processi molto più sofisticati di quelli della GDO, dico che non funziona così.
Insomma, se si lascia andare tutto alla deriva, non sorprende che si distrugge valore, invece che crearlo o, almeno, conservarlo. Per il resto, sono d’accordo con quanto scrive Paolo.
Che fine farà l’iper ex carrefour BariNord???????
Da un po’ di tempo leggo commenti sul fallimento della politica Carrefour nel meridione e soprattutto l’imminente abbandono della multinazionale in particolare delle grandi strutture presenti nel sud Italia. In questi giorni, pero’, è emersa la collaborazione del colosso francese con il gruppo 2C che in Campania sta momentaneamente gestendo una parte dei punti vendita Despar “Cavamarket”, prababile anticipo dell’acquisizione all’asta di tutti punti vendita oggetto del fallimento. Questa operazione rientra nella focalizzazione sui punti vendita medio piccoli oppure è la base del rilancio totale del gruppo in questa parte della penisola?
se le cose vanno male provate a contenere gli srechi e responsabilizare di piu i capi reparto e controllare li loro operato ….anche qualche calcio in c….. e imparare a essere piu educati con il publico . IO affermo queste cose perche o potuto essere testimone di fatti costatati di persona al CARREFOUR di BUROLO …dipendesse da me saprei io come fare perche ho un attivita commerciale e sudo sangue per andare avanti e questi senesbattono le b…… AUGURI.
Carrefour ha aperto il nuovo format dell’iper chiamato Carrefour Planet, che richiama nella struttura, assortimento e ambientazione i vecchi mercati rionali, nel corso del 2011, tutti gli ipermercati in Francia ed europa andranno verso questo nuovo format.
I primi due pv sono stati aperti a Lione.
Lavoro da 8 anni in Carrefour. Dopo otto anni posso dire di averne viste e sentite di tutti i colori. Di aver subito una valanga di umiliazioni. Di essermi vergognata con i clienti per la pessima gestione del PV per colpa di capetti reparto inetti. Una preghiera sola ai vertici dell’azienda: vendeteci. Ve ne preghiamo. Vendeteci a chi sa fare commercio per davvero.
Novità su Zumpano?