La Russia è il Paese giusto per fare lo sviluppo della Grande Distribuzione, e chi già presidia quel mercato (Metro, Auchan, Rewe) ne godrà immensi benefici. Attualmente come densità distributiva, la Russia è sotto gli standard europei: 36 metri quadri per mille abitanti rispetto ai 132 dell’Italia, 289 della Francia, 257 della Germania, 215 della Spagna e 188 della Gran Bretagna. Le prime 10 catene in Russia rappresentano solo il 17,5% dell’intero giro d’affari al dettaglio. I formati moderni sono destinati a svilupparsi nei prossimi 2-3 anni. Nel periodo 2005-2010, il mercato russo del “food retailing” registrerà una crescita media annua del 17,5%, passando da un volume di 162 miliardi di dollari nel 2007 a oltre 250 miliardi nel 2010. «La Russia presenta oggi fattori positivi – ha spiegato Roberto Pelo, direttore ufficio Ice a Mosca – fra i quali la stabilità politica, le misure fiscali favorevoli, la crescita del Pil. Ma le criticità sono ancora numerose: fra esse non mancano la scarsa trasparenza, la recrudescenza di politiche protezionistiche, le normative doganali in continua evoluzione, la debolezza delle infrastrutture, e la fragilità del sistema bancario». Il dato più eclatante è che la distribuzione moderna rappresenta solo il 20% del commercio, esattamente il contrario di quanto avviene nei principali mercati dell’Europa occidentale dove la quota della Gda oscilla tra 40 e 80%. Con una crescita del prodotto interno lordo stimata tra 6,5% e 7% tra 2008 e 2010, un incremento dei salari reali nel 2006 pari a +13,5%, un tasso d’inflazione in discesa (tra 9 e 10% nel 2006-2007), la Russia, che già supera l’Italia per contributo al Pil mondiale (3,09% contro 2,96% dell’Italia), attira sempre più l’interesse dei gruppi europei. Le due città più importanti, Mosca e San Pietroburgo, sono da considerare le locomotive dello sviluppo, infatti le due città simbolo della Russia assommano il 37% della ricchezza nazionale, pur concentrando il 12% della popolazione e la regione di Mosca è leader per vendite pro capite al dettaglio (circa 2.200 dollari). Insomma se gli italiani volessero investire nei mercati esteri ( differenti dalla Croazia, dove la Coop si è arenata) quello Russo sarebbe oggi l’ideale.
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