La distribuzione organizzata, intesa come insegne storiche che operano con un cedi che presta merci e servizi a soci ed affiliati, ed a cui anche Conad appartiene, rappresenta la vera ossatura della grande distribuzione nazionale, sono le sue fondamenta.
L’aspetto peculiare di queste imprese è che operano tutte con negozi che sono spesso di proprietà, in altri casi in affitto di azienda, di piccoli imprenditori che con il loro know how territoriale e la gestione dei costi che fa capo a loro, riescono ad ottimizzare le vendite da un lato, ed i conti economici dall’altro lato, ed a rimanere sul mercato.
La prossimità era stata minacciata dai grandi ipermercati oltre venti anni fa, ma quella si risolse in nulla perchè il consumatore fece velocemente marcia indietro verso formati di vendita meno distanti e con assortimenti completi.
In buona sostanza, l’evoluzione di quella prossimità degli anni ’90, fatta di negozi che oggi misurano tra 800 e 1500 metri, ha fermato la crescita degli ipermercati, unitamente ad altri fenomeni evolutivi del mercato (crescita del retail specializzato, etc) che hanno depotenziato violentemente quello che sembrava essere il futuro della GDO.
All’interno di quel gruppo di imprese storiche provenienti dalla prossimità, però, c’è chi si è evoluto ed attraverso rilevanti investimenti ha aggiornato nel tempo la propria rete di negozi (vedi Conad, Agorà e Selex su tutti) e c’è chi non ha voluto patrimonializzare i cedi, girando parte degli utili ai soci o affiliati, delegando questi allo sviluppo.
Di fatto, oggi la prossimità è fatta sicuramente da grandi supermercati espressione di vendita di retailer appartenenti al primo gruppo citato sopra, ma anche da piccoli supermercati che spesso portano insegne che non hanno fatto quel cambio.
Non dimentichiamo nemmeno che Conad è leader di mercato delle superette, quindi se è vero che è leader in termini di fatturato del formato 801-1500 (quello più in voga), allo stesso tempo è leader dell’estrema prossimità. La differenza sta nel fatto che l’incidenza del fatturato dei grandi formati è decisamente superiore all’altra. Invece, per molte altre insegne il focus rimane sempre i piccoli negozi.
In questo articolo abbiamo messo a confronto le prestazioni di 14 gruppi della GDO appartenenti alle insegne Despar, Crai, Sigma e Sisa e abbiamo messo a confronto i loro indicatori di bilancio in cinque anni cruciali: dal 2018 al 2022.
Le imprese analizzate sono: Ama Crai, Gruppo Di Palo, Cedi Sigma Campania, Codè Crai, Consorzio Europa, Crai Tirreno, Distribuzione Siciliano, Fiorino, Fratelli Ibba, Padial, Realco, Sisa Sicilia, Supercentro e anche 3A di Asti.
In generale si leggerà di un triennio molto positivo per più o meno tutte le imprese (2018-2020) soprattutto grazie all’anno del Covid, a cui succederà una crisi generalizzata nell’anno 2021 e un ritorno alla crescita nel 2022.
Però, chi ha saputo reagire nell’ultimo anno lo ha fatto grazie alla forte inflazione che ha sicuramente aiutato tutta la GDO; giova ricordare che il mass market retail è un settore che vive di costi fissi importanti, il calo dei volumi non è rilevante se non si producono cali a doppia cifra, sicuramente è meglio far calare i volumi e crescere a doppia cifra sui ricavi, cosa che permette un forte abbassamento dei costi fissi.
Dove sta il problema? Che se in un anno come il 2022, di grazia per le ragioni prima addotte, i conti economici delle imprese non hanno brillato a dovere, cosa accadrà a queste con il ritorno “alla normalità” soprattutto dal 2024 in avanti?
Per questa ragione questo articolo è in grado di dare uno sguardo verso il futuro, tenendo presente quanto appena scritto.
Intanto è già preoccupante il fatto che non tutte le imprese analizzate siano cresciute nel 2022. Ovviamente sono diverse anche le imprese che nel 2022 hanno portato crescita ai ricavi. A questo punto bisogna però domandarsi: quali sono le differenze che separano queste 14 aziende da quelle appartenenti a Conad, Selex e Agorà?
Gli abbonati Premium possono facilmente mettere a confronto le prestazioni leggendo il presente articolo e comparando i grafici in esso contenuti con quelli presenti negli articoli sotto correlati.
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Il profit cumulato delle imprese di Agorà, se sommato, dal 2018 al 2022 supera i 450 milioni di euro
Queste sono le domande che ci siamo fatti ed a cui rispondiamo su questo articolo e sul confronto di questo con altri già pubblicati, come facenti parte di un’unica storia.
Iniziamo dall’evoluzione dei ricavi, passiamo poi alla verifica dei costi ed arriviamo al patrimonio di tutte queste imprese.
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