Beato Covid e beata inflazione per tante imprese della GDO che hanno saputo fronteggiare le difficoltà del mercato determinate da una concorrenza agguerrita e dalla crescita dell’offerta di convenienza dei discount.
Però, non vi sono dubbi che il periodo difficile a livello sociale e sanitario che abbiamo passato ha fatto molto bene a tanti attori del mercato della gdo.
In un recente articolo avevamo analizzato i numeri delle vendite dei soci legati alla centrale Agorà Network, realtà della distribuzione alimentare fondata oltre vent’anni fa e che opera solo nel Nord Italia, un territorio che, come noto, deve guardarsi con sempre maggior attenzione dalla crescita dei Discount.
Si era scritto che le sue quote di mercato in area 1 hanno superato la doppia cifra con prestazioni che stanno convincendo tutti, ed impensierendo la concorrenza. Agorà Network ha avuto, anni fa, la lungimiranza di unire gli acquisti del grocery in un unico magazzino e questo, oltre a permettere un saving rilevante in termini di gestione costi, ha permesso la concentrazione degli acquisti migliorando le negoziazioni con i fornitori.
Tigros e Iperal, testa a testa negli equilibri di Agorà Network. I numeri della centrale
Solo Conad, in altra maniera, ha saputo ottenere simili risultati, e tutti quelli che operano sul mercato sanno quanto sarebbe salvifica questa attività per le altre insegne sul mercato.
Vediamo in questo articolo a cosa hanno portato, in termini di risultati patrimoniali, questa ottimizzazione degli acquisti abbinata alla qualità delle vendite in un periodo molto particolare e forse unico nella storia della distribuzione: quello che va dal pre Covid (2018) all’inflazione (2022), un quinquennio incredibile dove Agorà è cresciuta in termini di quote di mercato e lo abbiamo riscontrato nell’altro articolo, ma dove è cresciuta molto in termini di patrimonializzazione.
La qualità delle vendite esaminata la scorsa settimana, inesorabilmente, cambia a seconda dei territori. Ad esempio, Sogegross opera in un territorio che, storicamente, è appannaggio di Coop Liguria, pur estendendosi in più regioni. Forse, di tutte le imprese di Agorà, è quella con la maggiore estensione territoriale. Non solo: si distribuisce su più insegne e più concept, opera attivamente l’attività di Cash&Carry, ed è protagonista nel format discount.
Quali sono i suoi risultati e come ne esce dal confronto con gli altri soci?
Tigros e Iperal sono più simili, seppur diversi, la prima parte da Varese per arrivare a Milano, opera in una zona decisamente circoscritta, Iperal invece parte dalla Val Camonica, dove è leader indiscussa per arrivare alla Brianza ed a Milano.
Come hanno impattato sui conti economici delle imprese queste evoluzioni?
Poli e Rossetto operano nel nord est ma in situazione completamente differenti: la prima impresa opera nel Trentino e scende verso Verona, la seconda da Verona si sta espandendo in Emilia Romagna.
Insomma, tutte cercano di crescere, terreno e concorrenza permettendo. Gli ultimi cinque anni sono stati segnati non solo da Covid e inflazione (benefiche per la GDO), ma soprattutto per gli enormi investimenti che la GDO ha compiuto, soprattutto i discount che hanno definitivamente alterato la conformazione della mappatura del mercato.
Come ne sono uscite le imprese di Agorà?
In questo studio di benchmark sui soci del gruppo, che adottano sia il modello di business della vendita diretta al consumatore finale, sia la vendita agli affiliati – distinguendo le due modalità – andremo a confrontare le prestazioni quinquennali (2018-2022) di Sogegross, Basko, Iperal Supermercati, Nume, Rossetto Trade, Seven (Poli) e Tigros per avere un’idea chiara delle conseguenze di questi cambiamenti nei loro conti economici.
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