Salumi sì, ma con moderazione. Questo il consiglio della nutrizionista Tiziana Vitale, specialista in Scienze dell’alimentazione che nel corso dell’ultimo Cibuslab ha analizzato aspetti salutari e non di un mondo molto spesso demonizzato a priori e messo in antitesi con una corretta alimentazione e uno stile di vita sano.
In un’ottica di diversificazione della dieta settimanale finalizzata alla prevenzione dunque anche i salumi possono trovare il loro spazio, seppur con alcune necessarie accortezze. “L’Italia sotto questo punto di vista è un’eccellenza mondiale – sottolinea – con prodotti e marchi che sono una garanzia di qualità, filiera controllata e denominazioni. Non possiamo quindi rinunciare ad un alimento così delizioso e importante nella nostra tradizione gastronomica, possiamo godercelo ma con moderazione. Nelle tabelle alimentari i salumi vengono infatti inseriti una o due volte a settimana fra gli ottanta e i cento grammi al massimo, sempre parlando in un soggetto sano in ambito di prevenzione. Magari abbinandoli ad un abbondante piatto di verdure per aiutare l’intestino nel processo digestivo”.
Vitale ricorda infatti come negli ultimi anni il processo produttivo dei salumi italiani sia notevolmente migliorato come si nota anche comparando le tabelle INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) del 1993 e del 2011. “Si evince chiaramente – osserva – un notevole calo della quantità di sale e grassi, soprattutto quelli saturi ai quali bisogna fare attenzione perché collegati al colesterolo LDL e alle malattie cardiovascolari. I produttori oggi propongono merce di qualità ad un consumatore molto più consapevole che può moderarne il consumo per spendere qualcosa di più. Una o due volte a settimana posso comprare un salume che mi garantisca filiera, marchio DOP o IGP e provenienza”.
Come ci si deve orientare allora fra prezzi e standard qualitativi? “Le differenze si possono notare facilmente guardando le vaschette, in particolare del prosciutto cotto che è il miglior esempio di prodotto con primo prezzo, medio prezzo e alta qualità. Intanto – spiega la nutrizionista – bisogna guardare a un basso quantitativo di acqua e poi bisogna imparare a leggere attentamente quanto riportato nell’etichetta alimentare. Un prodotto di alta qualità non contiene conservanti additivi, ai quali bisogna far maggiore attenzione insieme a nitriti e nitrati perché pericolosi per la salute. Infine – conclude – dobbiamo vedere se si tratta di una coscia di suino, in che percentuale e se è di provenienza europea. Garanzie alle quali dobbiamo far attenzione come il minor quantitativo di grassi e di sale”.