Lisa Monterumisi è Category Coordinator Yogurt all’interno della funzione Trade Marketing GDO del Gruppo Granarolo, un colosso che rappresenta 700 allevatori distribuiti in 12 regioni, conta su 18 siti produttivi in Italia e 7 all’estero, vanta oltre 2 miliardi di fatturato, presente sul mercato con numerosi brand il più noto dei quali è Yomo.
Come sono cambiati i consumi nel reparto yogurt negli ultimi anni?
Il comparto dello yogurt ha mantenuto negli ultimi anni una sostanziale stabilità a volume con un Cagr (tasso annuo di crescita composto, ndr) dal 2018 al 2022 pari al + 0,6% e un maggiore incremento a valore guidato principalmente dalla dinamica inflattiva dell’ultimo anno: il cagr 2018-2022 è stato +2,8%, mentre la variazione a valore nel 2022 è stata del 6,1% in più rispetto all’anno precedente, come rilevato da IRI ISS. A livello di consumi registriamo un lieve calo dei segmenti tradizionali, quali intero e magro a favore sia delle proposte edonistiche che dei nuovi trend emergenti, quali lo yogurt proteico e le proposte nell’area benessere come il kefir.
In questo contesto aggiornato, quali sono le vostre strategie per guadagnare quote di mercato?
In questo contesto il Gruppo Granarolo negli ultimi anni ha lanciato Oh My Yomo!, il nuovo yogurt bicomp dal gusto inconfondibile e sorprendente. Con il nuovo brand Granarolo Benessere che abbraccia diverse categorie merceologiche, è entrato nel segmento del kefir da bere con una proposta sia sul bianco che sui gusti frutta, confezionati nell’iconica bottiglietta Granarolo da 500 ml; inoltre, sotto lo stesso brand, quest’anno abbiamo proposto il nuovo kefir bicomp al cucchiaio. Infine abbiamo lanciato il nuovo Yomo Hi Protein, un prodotto ricco in proteine, cremoso e dal gusto unico, che intercetta questo nuovo trend di mercato.
Esistono ambiti dell’offerta ancora poco esplorati e che potrebbero avere un buon potenziale?
Il mercato dello yogurt è fortemente dinamico, con cicli di innovazione soprattutto legati al prodotto che si esauriscono nell’arco di 3-4 anni. Dal nostro punto di vista, quello che è emerso nell’ultimo anno non ha ancora esaurito il suo potenziale. Poi dobbiamo considerare i grandi temi: uno tra tutti la sostenibilità. Questo non ha ancora espresso tutto il suo potenziale, ma secondo noi caratterizzerà in maniera crescente i prossimi decenni: sulla sostenibilità siamo da sempre pionieri, e anche nello yogurt ci aspettiamo che l’introduzione del vasetto di carta (solo quest’anno ne abbiamo utilizzati oltre 60 milioni che sostituiscono i corrispondenti vasetti di plastica) sia uno degli esempi più virtuosi di questo mercato.
Qual è stata l’inflazione che avete sofferto nel 2022 sul vostro conto economico, e quanto di questa avete girato alla Gdo?
Il 2022 si è caratterizzato come ‘annus horribilis’ a livello di struttura dei costi, con aggravi importanti, a due cifre. E pare non sia ancora finita: lo scenario di forte discontinuità che si prefigura anche per il 2023 avrà impatti importanti sulle strutture di conto economico delle aziende italiane. Questa situazione ci ha visti costretti a girare parte dell’inflazione anche alla Gdo, e nonostante questo, non è stata assorbita interamente.
Qual è lo scenario inflattivo che temete per il 2023?
Le prospettive non sono tra le più rosee, partiamo da prezzi più alti rispetto ai primi mesi del 2022. All’interno di questa dinamica inflattiva, bisogna sempre tenere in considerazione che si sta riducendo la ricchezza delle famiglie italiane, ed è necessario trovare, ancora di più rispetto al passato, il corretto bilanciamento tra volumi e prezzi, cercando di intercettare quelle opportunità e quei trend che possono portare valore al business.
La Gdo lotterà per non incrementare i prezzi, alla luce di quanto spiegato, voi quali incrementi state chiedendo loro?
Il 2022 è stato un anno difficile sotto questo aspetto, e ci ha visti protagonisti di una negoziazione feroce e importante. Tutti i principali Gruppi della Distribuzione Moderna, anche alla luce dei loro aggravi di costo di struttura, si sono visti costretti ad incrementare i prezzi; pertanto, non abbiamo sempre corrispondenza tra quanto chiesto e quanto riversato. Certo è che gli incrementi richiesti non ci sono stati interamente concessi, e quanto ottenuto non ci ha consentito di coprire tutti gli aggravi di costo.