
Da anni il sud Italia è uno dei motori della crescita del fatturato della GDO nazionale, in una sorta di rinascita dopo gli innumerevoli problemi che sconvolsero il territorio durante gli anni della crisi che, tra fallimenti ed incorporazioni, hanno portato la mappatura del mercato ad un nuovo disegno, fatto solo di aziende solide. E se prima la crescita dei discount nel sud era in una prateria per la bassa qualità della concorrenza e per il basso potere di acquisto del consumatore, negli ultimi sei-sette anni la situazione è completamente cambiata. La ricostruzione del mercato ha creato grandi aziende retail in un mercato concentrato che, inevitabilmente, si sono trasformate da regionali ad interregionali. Oggi ad esempio, per tale ragione, non esiste più la solida differenza di concorrenza tra Puglia e Campania e non è un caso se Megamark, come vedremo, è il terzo player della Campania.
Un altro elemento interessante è la risposta alla domanda su chi sia leader in Campania: i dati di mercato (GNLC in particolare) indicano Pac 2000, è davvero così? L’Istituto Georetail, attraverso un minuzioso studio dei Bilanci di tutti gli affiliati pubblicati nelle camere di commercio è di diversa opinione.
In questo articolo parliamo quindi del sud, ma ancora più nel dettaglio di un’importante regione, la Campania, commercialmente impegnativa per i vari retailers e dove il discount tra l’altro, a differenza di altre zone del meridione, detiene ancora una quota men che proporzionale rispetto al dato nazionale.
Il territorio campano ha in comune con il resto del Sud, in generale, il fatto di essere stato, un tempo, territorio di conquista di grandi imprese nazionali ed internazionali (vedi Coop e Carrefour) che, non essendo state in grado di calarsi all’interno delle abitudini di consumo locali, hanno perso via via terreno e, conseguentemente, hanno dovuto rimodulare la propria presenza, magari chiudendo punti vendita o prediligendo gli accordi di affiliazione allo sviluppo diretto.
Coop, ad esempio, ha deciso di presidiare la regione attraverso un contratto di master franchising che consente ad imprenditori locali affermati e consolidati di sviluppare l’insegna in modo più efficiente, potendo contare comunque su di un marchio di respiro nazionale.
Quale formula ha interpretato meglio le esigenze dei clienti campani e, soprattutto, è riuscita a cogliere le opportunità del mercato che altre aziende, come abbiamo visto, si sono lasciate alle spalle?
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