Considerate fino a pochi anni fa “sorelle minori” e qualitativamente inferiori rispetto a quelle appena uscite dai forni a legna, le pizze surgelate non solo si sono costruite una propria identità che oggi garantisce varianti per tutti i gusti, ma sono riuscite a dare vita a un mercato che – dati Iias – vale 254 milioni di euro e riguarda circa 16 milioni di famiglie che annualmente consumano 240 milioni di pizze.
Numeri importanti per un segmento che alla quantità ha saputo aggiungere anche la qualità, come confermato dalla recente classifica stilata da Altroconsumo sulle pizze surgelate acquistabili nella GDO. Le confezioni di quattordici marche differenti sono state giudicate in base a diversi parametri – compreso il packaging – che hanno decretato il podio con primo posto occupato dalla Margherita di Esselunga, seguita da quelle di Eurospin, A Pizza e Bofrost (seconde ex aequo) e infine Carrefour sul terzo gradino.
Al di là dei punteggi però la prova ha confermato la varietà di un’offerta che col tempo è diventata sempre più articolata e in grado di assecondare le esigenze di ogni consumatore, trovando un’inevitabile affermazione anche nel periodo della pandemia, nonostante l’esplosione dell’home cooking che ha avuto proprio la pizza fra le preparazioni più gettonate.
Il rapporto realizzato dall’Istituto Italiano Alimenti Surgelati sui consumi nel 2021 indica infatti come il segmento di pizze e snack abbia fatto registrare un incremento di +1,8% rispetto all’anno precedente, toccando 92.400 tonnellate, con pizze e pizzette che insieme rappresentano più dei due terzi del totale, consolidando valori in rialzo dopo il boom del 2020, con 57.000 tonnellate di pizze grandi (+0,3%) e 3.060 tonnellate di pizzette (+2%).
Pizze surgelate che, sempre secondo l’Iias, segnano un’importante accelerata anche nelle esportazioni anche grazie all’accordo relativo all’export di prodotti italiani negli Usa. Il valore del mercato estero è infatti cresciuto del 18,1% passando da oltre 609 milioni di euro nel 2019 a quasi 720 milioni nell’anno scorso.
L’incremento delle quantità in chilogrammi ha segnato invece +17,7% aumentando da quasi 172 milioni e mezzo a oltre 203 milioni. A conferma dell’importanza del segmento sul mercato italiano è inoltre arrivato ad agosto l’accordo siglato fra Intesa Sanpaolo e il marchio Roncadin che aggrega circa 600 fornitori presenti in 80 province italiane.
L’obiettivo comune è infatti quello di sostenere la filiera della pizza surgelata di qualità grazie all’accesso a soluzioni finanziarie dedicate per l’internazionalizzazione e il rinnovamento delle strutture produttive. “Grazie al Programma Filiere di Intesa Sanpaolo – ha dichiarato Dario Roncadin, amministratore delegato dell’azienda – potremo portare nel mondo con ancora maggiore efficacia la bandiera del miglior Made in Italy, quello che è anche sinonimo di sviluppo condiviso e crescita del bene comune”.
“E’ un piacere – ha commentato invece il responsabile Direzione Agribusiness di Intesa Massimiliano Catozzi – stringere un accordo di filiera a fianco del marchio Roncadin dedicato alla pizza, un piatto che distingue l’Italia nel mondo. Proprio l’eccellenza dei prodotti alimentari è al centro del nostro Programma Sviluppo Filiere, con l’intento di sostenere in maniera decisa sia la capofiliera che i fornitori che implementano la catena di produzione”.
Ma la stretta attualità riporta anche alle pesanti conseguenze del caro energia delle quali sta risentendo pesantemente anche tutto il settore dei surgelati. A inizio ottobre infatti la Svila – azienda di Visso nelle Marche, che dal 1974 produce pizze surgelate di qualità – ha chiesto tre mesi di ammortizzatori sociali in via cautelativa per fronteggiare i rincari energetici. Non a causa della crisi visto che la produzione procede a gran ritmo, ha spiegato l’amministratore delegato, ma come precauzione per tutelare i circa duecento lavoratori in caso di necessità dato che le spese sono passate dai 650mila euro del 2021 ai 3,5 milioni previsti per il 2022.