La GDO sta superando la sua oggettiva saturazione con una sorta di “selezione naturale della specie”. Un mercato che supera i 100 miliardi di euro e che cresce in modo dinamico da anni, senza risentire nemmeno delle dinamiche del Covid-19 come accaduto in altri paesi, deve essere interpretato come un modello resiliente da studiare con attenzione.
E’ ciò che stiamo facendo in queste settimane analizzando l’evoluzione dei rispettivi formati di vendita in un arco di tempo piuttosto largo (2016-2022), e dentro cui il mondo è profondamente cambiato.
Un dato appare oramai certo: il mercato della prossimità, il più grande ed importante segmento della GDO, sta vivendo la più profonda delle trasformazioni della sua storia e questa comporta due conseguenze: la prima è un aggiornamento del modello di supermercato di vicinato, tenendo conto che la storia (i vecchi negozi) non si cancella. La seconda è che in questo cambio alcune insegne hanno cavalcato l’onda della modernità crescendo sia di quota che di prestazioni, ed altre invece stanno annaspando in un contesto di forte tensione e criticità.
Oggi, è innegabile, alcune insegne della GDO sono in difficoltà ed altre crescono con decisione e la ragione di tali cambi le stiamo spiegando in questo studio ogni settimana.
In questo articolo ci occuperemo di esaminare le performance delle diverse insegne nel segmento 801-1500 mq, un comparto che, come abbiamo visto, è interessato da un’enorme crescita che si sta consolidando a danno della piccola prossimità (0-800 mq). Lo studio metterà in evidenza le medie di fatturato per negozio, la crescita del fatturato totale per insegna dal 2016 ad oggi e le rispettive quote di mercato delle insegne Conad, Selex, VèGè, Carrefour e Coop, ma anche di Lidl, Eurospin e MD che giocano, anch’esse, un ruolo importante in questo momento storico.
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