Luciana Mosconi, ledaer della pasta all’uovo segmento premium, chiude il 2021 in crescita rispetto al periodo precedente il Covid, ma deve ripensare prezzi e strategie per far fronte all’impennata dei costi. Lo spiega in questa intervista l’Ad dell’azienda marchigiana, Marcello Pennazzi, secondo il quale è urgente che il Governo intervenga per mettere più soldi nella busta paga dei lavoratori.
Come sono andati i conti del 2021?
“Il 2021 è andato molto bene rispetto al 2020 quando avevamo un po’ sofferto perché i nostri prodotti non hanno goduto dell’effetto accaparramento spinto dalla pandemia. In termini di valori, la crescita alla fine del 2021 è stata complessivamente del 12% dovuto per il 10% alla pasta secca e per il 30% alla pasta fresca. Rispetto al 2019 si tratta di una crescita consolidata di dieci punti percentuali”.
Com’è stato invece l’inizio del 2022?
“E’ molto difficile, ma in parte ce lo aspettavamo perché gli aumenti dei costi di imballaggi e grano erano già iniziati tra maggio e settembre 2021, mentre le uova hanno iniziato ad aumentare nel novembre scorso. Era già un contesto difficile che poi si è ulteriormente complicata quando si sono aggiunti i problemi dovuti all’impennata dei costi dell’energia che adesso ci stanno totalmente schiacciando”.
Quali strategie per fronteggiare questo contesto?
Abbiamo dovuto ripensare i nostri prezzi al mercato, producendo un’inflazione di circa il 7,5% che è pari alla metà di quella che avremmo dovuto produrre. Ma va tenuto conto che per il settore agroalimentare si tratta di un dato che fa tremare i polsi perché: è già un problema quando l’inflazione cresce dell’1,5%”.
Quanto avete riversato sui consumatori?
“L’industria di marca e la Gdo mettono la faccia davanti al consumatore: abbiamo fatto il possibile per limitare impatto. Noi abbiamo un rincaro di circa 1 euro per ciascun chilo di pasta prodotta e abbiamo riversato tra 45-50 centesimi, con difficoltà e grandi ritardi”.
Senza ulteriori aumenti, quanto riuscite a reggere?
“La previsione è pessimistica. Viviamo una situazione privilegiata che ci rasserena perché siamo collocati su una fascia di prezzo premium ma dobbiamo evitare di arrivare ad una soglia di prezzo che abbia un impatto negativo sulla platea dei consumatori tale da diventare ingestibile. In parte questo sta già accadendo: chiudiamo il primo semestre del 2022 con un fatturato identico allo stesso periodo del 2021 ma con volumi in calo del 10%. Questo è dovuto non soltanto al prezzo più alto ma anche perché in queste condizioni non riusciamo a garantire forti promozioni nella GDO. Resisteremo per tutto il 2022 ma se questa situazione non rientrerà almeno in parte e il 2023 sarà un altro anno di tensioni, dovremo rivedere le nostre strategie”.
Cosa serve per uscire da questa spirale?
“Questa è un’inflazione cattiva che genererà una fase recessiva. Le imprese stanno boccheggiando e non possono mettere mano ai bilanci per aumentare gli stipendi ai dipendenti. Questa è una grande occasione per ridurre in maniera significativa e definitiva il cuneo fiscale, altrimenti non ci saranno nuove assunzioni ma tanti licenziamenti. Il il nostro è l’osservatorio privilegiato di un’azienda che può permettersi di andare per un anno o due in rosso e non fallire, siamo liquidi e senza debiti, ma adesso per noi sarebbe impossibile ritoccare i salari. Ma va lasciato qualcosa di più nella busta paga dei lavoratori. Fa rabbia quando si vede che il netto in busta ai nostri dipendenti è meno della metà di quello che noi paghiamo”.
Avete in programma nuovi investimenti?
“Sì, investiremo molto sul nostro brand, ovvero su noi stessi per lanciare una campagna promozionale il prossimo autunno che sarà un momento decisivo. Per il resto abbiamo già fatto investimenti importanti sui nostri stabilimenti produttivi prima che il mondo cambiasse, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. In queste settimane stiamo attuando gli investimenti necessari per rilanciare Pasta Ercoli, storico pastificio marchigiano che abbiamo acquisito del 2020”.
Viene voglia di vendere l’azienda?
“Sono anni che ci cercano da più parti per operazioni di M&A. Ma no, restiamo così”.
Come vanno le relazioni con la GDO?
“Bene. C’è un forte spirito di collaborazione, oggi più che mai. Ci siamo resi conto che dobbiamo lavorare insieme per non perdere i consumatori”.