Nel Regno Unito Aldi, già conosciuto per la rapidità del processo di pagamento, sta testando le casse self-service per diminuire ulteriormente i tempi d’attesa dei propri clienti. Il discounter ha installato le macchine solo in un negozio a Tamworth, ma, in caso di successo, sarà esteso a più filiali.
I clienti saranno in grado di pagare la spesa in contanti, co carta di credito, Apple e Android Pay.
Aldi, come dicevamo, è famoso tra i clienti in Inghilterra per la velocità con cui i cassieri “passano” gli acquisti, a volte fino al 40% più velocemente della concorrenza, dato che ha fatto ipotizzare che il gruppo offra incentivi ai lavoratori per accelerare il processo.
In realtà Aldi è molto indietro rispetto alla concorrenza in ambito di self check-out, forse proprio perché fino ad ora, vista la fama, non ne ha sentito la necessità. Lidl, per esempio, ha già installato le casse self in 150 dei suoi 740 negozi.
Le casse self-service nel regno unito non sono certo una rivoluzione: sono state introdotte nei negozi negli anni ’90 e da allora sono state adottate da Asda, Morrisons, Tesco e Sainsbury.
Richard Thornton, direttore delle comunicazioni di Aldi, ha dichiarato: “Siamo concentrati nel fornire ai nostri clienti un’esperienza rapida e semplice nei nostri negozi”. “Riteniamo che queste nuove casse contribuiranno a migliorare ulteriormente tale esperienza e non vediamo l’ora di vedere come i clienti risponderanno a questa opzione extra nel nostro negozio pilota.”
Le casse self di Sainsbury’s sono in circolazione da così tanto tempo che si sono anche evolute, incorporando telecamere a circuito chiuso e specchietti per smascherare i ladri. Quello dei furti infatti è il rovescio della medaglia di questo metodo di pagamento. Il gruppo ha adottato una linea dura con i clienti che “si fanno il conto da soli”: si calcola infatti che i britannici rubino la stratosferica cifra di £ 3,2 miliardi all’anno alla cassa principalmente sostituendo i codici a barre del prodotti. Purtroppo per Sainsbury’s le lamentele dei clienti onesti, preoccupati che potesse essere registrato dalle telecamere l’inserimento del codice PIN della carta di credito, hanno costretto il retailer ad abbandonare questo tipo di controlli.
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