Per una Coop che soffre (Alleanza 3.0), un’altra rinasce (Sait)

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Quando nacque Coop Alleanza 3.0 molti si erano domandati cosa sarebbe successo alle doppie, triple funzioni che si andavano a sommare nelle sedi delle ex Coop Nord Est, Coop Estense e Coop Adriatica. La risposta, all’atto pratico, fu il piano industriale di Turrini  (2017 – 2019) che partiva da un punto cruciale: “Le azioni del Piano mirano ad una profonda trasformazione della gestione caratteristica, con l’obiettivo prioritario di accrescere con grande intensità vendite e redditività del core business nei prossimi di tre anni”.

Oggi si può affermare che ciò non è successo, purtroppo l’economia è fatta di strategie che portano a numeri, e questi non hanno nessun tipo di sentimento e di pietà. La speranza di aumentare i ricavi, dopo due anni di Bilanci, si può dire fallita ed oggi i riflettori sono puntati sulla gestione caratteristica che, dopo la fusione, ha chiuso con costi superiori ai ricavi.

E’ così che il colosso dei supermercati Coop, ora in affanno, cerca la strada del rilancio con il nuovo Dg Paolo Alemagna. Secondo indiscrezioni Alleanza 3.0 sarebbe in procinto di affidare una serie di incarichi a consulenti per la realizzazione del nuovo piano industriale e finanziario: le aziende nominate come consulenti potrebbero essere, secondo i rumors (pubblicati da Sole 24 Ore), sul lato finanziario la banca d’affari Rothschild e sul lato piano industriale Boston Consulting Group, una delle migliori sul mercato.

Così mentre si attende di dare nuovo vigore alle vendite ed alla redditività, si procede verso una ottimizzazione dei costi negli uffici dove 750 dipendenti su 1500, sono stati dichiarati come esuberi. Il piano è stato presentato ai sindacati un po’ allibiti per il cambio di registro. La ristrutturazione investe le tre direzioni di Bologna, Modena, Reggio Emilia e gli uffici di Milano, Ravenna, Pordenone e Venezia. La maggioranza dei tagli colpirà le sedi emiliane: a Reggio Emilia sarebbero in esubero oltre cento dipendenti amministrativi.

Come prevedibile l’azienda ha dichiarato che la volontà è quella di non licenziare nessuno: la ristrutturazione dovrebbe avvenire a “impatto occupazionale zero”, vale a dire con esodi volontari incentivati o prepensionamenti.

Così mentre una Coop (grande) vuole rispondere alla crisi in atto, un’altra (dimensionalmente diversa) pronuncia la fine della cura dimagrante con una seria crescita delle prestazioni.

Sait di Trento, cooperativa che gravita attorno a Coop Alleanza 3.0 in termini di partnership, già da due anni ha iniziato un rigoroso cambiamento per arrivare ad una ottimizzazione dei costi in relazione alle prestazioni della cooperativa. La tensione tra sindacati e Cooperativa negli ultimi anni è sempre stata altissima e spesso sul piede di guerra.

Non si è abituati a vedere una Coop che negozia le condizioni di lavoro con i sindacati, ma il mondo cambia e con esso l’economia, e tale necessità si era fatta inderogabile. Dopo aver realizzato un poderoso taglio di 80 dipendenti, l’azienda ha voluto riformulare anche il contratto integrativo dei rimanenti. Tale atteggiamento aveva suscitato grande rabbia da parte dei sindacati. Sait ha sempre spiegato che tale riformulazione andava incontro ad un concetto di responsabilità condivisa nella gestione aziendale, e che in tale ottica, era improponibile concedere incentivi per la semplice presenza sul luogo di lavoro. Il braccio di ferro è durato mesi ma, proprio mentre Coop Alleanza 3.0 annuncia traumatica cura dimagrante, Sait raggiunge l’accordo definitivo con i sindacati mantenendo la busta paga inalterata (ma premiante le posizioni più basse) e parametrando meglio le prestazioni. Il Presidente di Sait, Renato Dalpalu, ha dichiarato: “È stata una lunga trattativa ma alla fine penso che entrambe le parti debbano ritenersi soddisfatte. Per quanto ci riguarda abbiamo proposto ai sindacati di coinvolgere i lavoratori nella gestione aziendale. Non siamo ai livelli della presenza dei lavoratori nei cda come in Germania, ma siamo convinti che possa iniziare una sperimentazione in questo senso.”

La politica e le inopportune intromissioni

Durante la travagliata negoziazione tra il Sait ed i sindacati per trovare un accordo sui numerosi esuberi, un politico locale del Movimento 5 Stelle, tale Filippo Degasperi (lasciamolo tutto attaccato per amor di Patria) ebbe a dire: “Abbiamo presentato un’interrogazione per conoscere se all’autorità di vigilanza è nota la strategia di SAIT, se sia coerente con gli obiettivi oltreché rispettosa dei lavoratori e delle cautele cui va assoggettato l’utilizzo di risorse pubbliche.”

Oggi nella vicenda di Coop Alleanza 3.0 Raffaella Sensoli, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, ha invece dichiarato: “Le difficoltà che in queste settimane stanno venendo a galla riguardo alla situazione di Coop Alleanza sono la dimostrazione che il modello della grande distribuzione organizzata messo in piedi dal modello cooperativo si sta rivelando fallimentare. Un fallimento che, oltre a produrre dei sacrifici sul piano occupazionale, ha creato anche dei danni irreparabili al piccolo commercio delle nostre città, dando vita a un sistema distante e avulso dall’economia reale”.

Metteteli d’accordo.

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