I cereali sono nell’ambito della prima colazione una categoria che, sebbene già matura, si inserisce in un contesto molto saturo di offerta, distinguendosi per saper soddisfare quella esigenza salutistica molto in voga da diverso tempo.
Mentre negli Stati Uniti soprattutto i cornflakes sono sempre stati “la prima colazione” per definizione, qui in Italia il loro utilizzo si somma all’offerta di biscotti e merendine, che rappresentano meglio la storia delle nostre abitudini.
Oggi questo mercato, che era di nicchia e non lo è più, vale circa 270 milioni di euro, quasi quanto il segmento dei frollini classici nella categoria biscotti.
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La categoria si divide (per ora) in 3 segmenti: i cereali classici, i cereali arricchiti ed i muesli. In termini di valore quelli arricchiti hanno la leadership sugli altri due, ma in termini di volumi gli arricchiti ed i semplici si equivalgono. Il segmento muesli supera di poco il 20% di quota di mercato sia a valore (25%) che a volume (22%).
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Nell’analisi dei territori del Paese il fatturato si distribuisce più o meno equamente, salvo l’area 4 che, però, è in recupero. E’ una costante vedere il sud Italia arrancare sull’evoluzione delle abitudini dei consumatori verso le scelte salutistiche ma la ragione è molto semplice: l’attaccamento alla tradizione è molto forte nel sud, e quella gastronomica è una delle radici più solide della nostra cultura e quindi anche di quella del meraviglioso sud Italia.
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I segmenti
I cereali semplici
II primo segmento, quello storico, è quello dei cereali semplici. Il suo leader in questo ambito è davvero quello che “fa” la categoria con una quota di mercato che a valore raggiunge il 44% e che si trasforma il 42% a volume.
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Siamo in un contesto che vale più o meno 100 milioni di euro (tabella 1) con una equa distribuzione del fatturato nelle quattro aree Nielsen.
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E’ un mercato maturo e risulta essere in leggera sofferenza
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