Tutti felici per il Quantitative Easing durante il corso della settimana: si è parlato di incentivo alla ripresa, di possibilità di dare più liquidità alle banche e di conseguenza di alimentare il sistema creditizio. Ma in pratica, noi che lavoriamo presso aziende talvolta sotto stress finanziario, spesso in crisi di liquidità, a noi cambierà davvero la vita?
La risposta è No.
Sebbene, in certo modo, questa manovra dei cambiamenti li porterà ed il Paese (anzi i Paesi europei in generale) ne beneficeranno.
Proviamo ad entrare nel tecnico per poi dare una spiegazione pratica per noi che tutti i giorni abbiamo a che fare con relazioni bancarie e la loro sovente incapacità di ascoltare e accondiscendere le richieste dell’industria.
Il quantitative Easing (allentamento quantitativo), è una manovra non convenzionale adottabile dalle Banche Centrali per immettere liquidità nel sistema con l’acquisto di titoli pubblici o privati, creando moneta.
Il programma della BCE prevede l’acquisto di titoli per 60 miliardi al mese a partire da marzo. Verranno comprati soprattutto Bond di Stato, ma non solo: saranno acquistate anche obbligazioni delle istituzioni sovranazionali europee. Il programma durerà fino a settembre 2016 o, almeno, fino a quando l’inflazione non si sarà risollevata verso l’obiettivo del 2%. L’acquisto dei titoli sovrani con durata da 2 a 20 anni (BTP e CTZ in Italia) sul mercato secondario, produrrà un calo dei rendimenti ed un aumento dei prezzi, con minore spesa degli Stati per interessi nelle future aste. La discesa dei tassi ha quale altro risultato il deprezzamento dell’Euro, con un cambio verso Dollaro e altre valute più favorevole per la bilancia dei pagamenti e per l’export italiano.
Le banche con i bilanci alleggeriti dal QE e più liquidità potranno riprendere a fare prestiti e a tassi più convenienti. Questo significa che quelle banche che avevano come input di non destinare più risorse verso il prestito, potranno cambiare finalmente atteggiamento. Però le banche, in ogni caso sono definitivamente cambiate, e non elargiranno più denari come un tempo. E qui entra in ballo il Rating assegnato a chi richiede i prestiti. Le banche sono obbligate, dagli accordi di Basilea, a quantificare la solvibilità di chi richiede prestiti di qualsiasi natura e di conseguenza ad accantonare a riserva in funzione del rischio default dell’impresa.Il Rating, che lo ripetiamo è la solvibilità a futuro delle aziende, è uno studio che ogni azienda dovrebbe fare su se stessa per presentarla agli istituti di credito, che lo potranno paragonare a quello compiuto da loro, prima di concedere o non concedere un prestito. In caso di rating ritenuto soddisfacente ci sarà più agio nella concessione di prestiti bancari.
Un beneficio è atteso anche per le imprese
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