Consumi: la fiducia cala e trascina i consumi: il 2013 apre con un -3,1%.

In calo la fiducia degli italiani, che nel 4° trimestre 2012 ho toccato quota 39 punti contro gli 87 della Germania, i 79 della Gran Bretagna, i 46 della Spagna. Secondo il Nielsen Consumer Confidence Index relativo al Q4 del 2012, rilevato da Nielsen per Confimprese Lab, l’Italia mostra l’indice di fiducia più basso in Europa e uno dei più bassi rispetto ai 55 Paesi analizzati nel mondo. Nel raffronto 2012 sull’intero 2011 emergono dati preoccupanti: il 28% degli italiani ha paura di perdere il proprio posto di lavoro (+4% vs 2011), l’85% ritiene non buono o pessimo lo stato delle proprie finanze (+4% vs 2011), il 92% ritiene il momento non adatto per compiere acquisti (+7% vs 2011). “Le ultime rilevazioni Nielsen per Confimprese – spiega Mario Resca, presidente Confimprese – confermano il clima di incertezza dovuto, oltre che alla crisi e alla mancanza di denaro circolante, anche allo stallo della fase politica. Gli italiani hanno abbandonato gli acquisti d’impulso, rinunciano a qualsiasi bene superfluo e nel carrello della spesa, food o no food che sia, mettono i beni di primaria necessità, tanto che la metà delle famiglie rispetta in modo rigido i piani di spesa». Le voci di spesa più sacrificate sono, infatti, le seguenti: il 67% degli italiani ha ridotto gli acquisti di nuovi abiti (+ 4 punti vs 2011), il 62% le spese per intrattenimento e pasti fuori casa (+ 5 punti) il 57% è passato a prodotti più economici nel largo consumo (+ 3 punti). Quanto al 2013, premesso che 1 famiglia su 4 non riesce a risparmiare, la voce relativa alle strategie di risparmio nel largo consumo evidenzia che il 54% compra solo l’essenziale, il 52% cerca prodotti in promozione o scontati, il 30% compra meno in assoluto. Su quest’ultima voce il trend sul 2012 è in crescita di 3 punti percentuali. Nel 2012 il risparmio incrementale rispetto al 2011 è stato pari a 1,2 miliardi di euro, di cui 733 milioni provengono dalla razionalizzazione della spesa sui prodotti più cari e 155 milioni dallo spostamento sui discount. A proseguire la marcia negativa sono anche i tagli delle quantità acquistate: in gennaio 2013 si è registrato il -1,8% a valore e il -2,4% a volume sullo stesso periodo del 2012 a prezzi costanti. A livello territoriale e a rete costante, se negli ultimi due trimestri 2012 a soffrire erano maggiormente le aree 3 e 4, nei primi due mesi del 2013 i trend per area geografica sono andati allineandosi. Il totale Italia perde a valore il 3,1%: ciò significa che i risultati del centro-nord sono ad oggi equivalenti a quelli del centro-sud”.
Di questo passo rischiano di perdere di qualsiasi senso tutte le considerazioni che si sono sempre fatte rispetto agli acuisti ragionati: i consumatori cominciano a sacrificare anche la qualità e gli acuisti sono sempre più legati e imprescindibili dal budget. Mai come oggi è urgente che il paese trovi una via di uscita da questo tunnel recessivo, se non vogliamo trovarci in pochi mesi a fare i conti con situazioni sociali esplosive.

 

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