Sebbene lentamente lo shopping nel carrello riparte, la lunga crisi dei consumi ha spinto i distributori a tagliare gli assortimenti e ad accelerare sulle promozioni, che di fatto riprendono a fare presa sui consumatori.
Nei primi cinque mesi dell’anno in corso le vendite nella grande distribuzione (comprese drugstore e discount) sono cresciute del 2,5% a oltre 25 miliardi. «Un segnale confortante – ha osservato ieri Angelo Massaro, ad di SymphonyIri Group, nel corso di un convegno promosso da Mark Up – che lascia ben sperare. Aspettiamo però i mesi successivi prima di consolidare il trend». In effetti le vendite potrebbero risentire del balzo dell’inflazione anche se in GDO siamo all’ 1,6% contro quella alimentare dell’Istat ferma al 2,3%.
L’importanza della pressione promozionale è indubbia, che anche in maggio si è impennata sino a sfiorare il 27%. “A sorpresa – aggiunge Massaro – si è prodotto anche un balzo dell’efficacia promozionale, da 108 a 114, superiore al dato medio del 2009, e smentendo chi sosteneva il pericolo di assuefazione”. Poi le rilevazioni di SymphonyIri Group si sono soffermate sul calo degli assortimenti dell’1% (il totale è di oltre 17mila) negli ipermercati e del 5% nei discount (meno di 2.300); crescono invece nei supermercati dell’1,6%, sfondando il tetto dei 9mila. Dati che peraltro confermano lo stato di sofferenza degli ipermercati. «Oltre i 6mila metri quadrati di superficie – ha esordito Francesco Pugliese, direttore generale di Conad – non funzionano. Come non funzionano oltre un raggio di 30 chilometri».
«Per noi – ha esordito Giacomo Archi, ad di Henkel Italia – il canale degli ipermercati è molto costoso e non possiamo pensare di crescere di più. Del resto anche i consumatori si sono convinti che negli iper la spesa è problematica: troppa scelta e rischio di sbagliare prezzo e prodotto».
Secondo Pugliese «non è più tempo di assortimenti sterminati e confusione dei prezzi. Il consumatore oggi ha bisogno di una scala di prezzi chiara. Conad li ha ridotti a cinque: un leader ben noto e un follower che può variare a seconda dei mercati locali. In tutti i casi però i nostri margini devono assolutamente corrispondere al leader di categoria».
Conad nei primi cinque mesi del 2011 ha aumentato, a rete costante, le vendite nel canale super del 3,5% e in quello iper dell’1%. «Abbiamo ridotto l’assortimento – aggiunge il top manager della cooperativa dei dettaglianti – che in Italia sono in fotocopia in tutte le catene, sfidando le critiche di molti, ma i risultati ci danno ragione».
Sul tema delle private label, Massaro ha sottolineato la riduzione del gap di sviluppo tra marca del distributore e prodotti di marca. Negli ipermercati la contrazione degli assortimenti coincide con la crescita delle private label. «Il marchio Conad – dichiara Pugliese – è del 26%: diamo spazio alle Pmi e applichiamo da tempo le regole di protezione dei nostri fornitori più piccoli».