Lo scandalo della “mozzarella blu” prosegue ed emergono nuovi protagonisti. Riportiamo un articolo de La Stampa di Grazia Longo sulle novità di questa settimana.
Da quando, un mese fa, è esploso lo scandalo della mozzarelle blu, l’unica consolazione a cui ci siamo aggrappati è che in fondo si trattava di prodotti tedeschi. E invece no. Non sono sicure neppure quelle italiane: sono appena state scoperte due mozzarelle color puffo, realizzate dal colosso caseario bolognese Granarolo.
La rivelazione è targata Torino. Le mozzarelle con il marchio Granarolo sono state acquistate all’ipermercato Auchan di Rivoli, alle porte del capoluogo piemontese. Il caso è già al vaglio del procuratore Raffaele Guariniello, titolare dell’inchiesta, e gli esami dell’Istituto zooprofilattico confermano che la causa dell’insolita colorazione è sempre lo Pseudomonas fluorescens. Un batterio che tende a virare al blu e che prolifera a velocità e in quantità enorme se esistono carenze igieniche nell’acqua. Non a caso, proprio l’altro ieri, i test microbilogici realizzati dal perito della procura torinese confermano l’uso di acqua sporca per la confezione delle mozzarelle incriminate.
Ma in questo caso avevamo a che fare con le confezioni della ditta tedesca Milchwerk Jäger di Haag, in Alta Baviera. Ora invece l’allarme ci tocca più da vicino ed è messo in crisi uno dei fiori all’occhiello dei prodotti alimentari made in Italy. La Granarolo è una delle società più importanti del settore. Com’è possibile che anche le sue mozzarelle diventino blu? Sulle confezioni sequestrate a Torino c’è scritto chiaramente che viene utilizzato latte italiano. Perché allora hanno la stessa caratteristiche di quelle dell’azienda Milchwerk Jäger? Le indagini sono ancora in corso, tuttavia agli inquirenti risulta un legame tra le due industrie. La Granarolo acquista dalla collega tedesca materiale per «lavorare» alcuni prodotti.
La risposta, quindi, potrebbe forse trovarsi nel passaggio di derivati made in Germany. La stessa Milchwerk Jaeger, tramite l’avvocato ferrarese Gaetano Forte, sottolinea in una nota «la presenza del batterio Pseudomonas fluorescens ha riguardato situazioni di tenore analogo relative anche ad altre aziende dentro e fuori il territorio nazionale». I tedeschi, contestualmente alle indagini dei carabinieri del Nas e della procura torinese, hanno provveduto al ritiro dal mercato delle mozzarelle a rischio.
Resta da vedere come si muoverà ora la Granarolo. Orgogliosi della qualità della loro attività, reclamizzano prodotti buoni e sicuri (chi non ricorda il simpatico slogan della mucca Lola?). Resta da chiarire come si sia potuto verificare lo spiacevole episodio delle mozzarelle blu. Guariniello, quindi, si trova a dover giocare su un doppio tavolo. Quello internazionale, dove sta attendendo una risposta alla richiesta di rogatoria. E quello casalingo, per verificare le responsabilità del caseificio bolognese, di cui è stata già inoltrata notizia alle autorità regionali e ministeriali.
Le ipotesi di reato sono sempre due. La violazione della legge del 1962 sugli alimenti e il commercio di prodotti pericolosi per la salute e la frode in commercio. Finora, sono state iscritte nel registro degli indagati dieci persone: due tedeschi e otto importatori e distributori italiani. Si attendono nuovi sviluppi.
COMUNICATO UFFICIALE DELLA GRANAROLO
In merito alle notizie riportate in La Stampa del 23/07/10 a p.20, Granarolo Spa precisa che
l’azienda:
– non ha mai ricevuto alcuna comunicazione o notifica da parte delle Autorità sanitarie sul
caso citato;
– effettua regolarmente analisi, nell’ambito dei propri sistemi di autocontrollo, sia sul
processo produttivo, sia sulle acque, che non evidenziano alcuna irregolarità;
– è stata sottoposta recentemente a controlli da parte delle Autorità sanitarie, nell’ambito
dei quali sono stati prelevati campioni ufficiali (acque e mozzarelle) che sono stati
analizzati e risultano perfettamente conformi;
– non ha mai acquistato latte, mozzarella, semilavorati o ingredienti dalla società tedesca
Jaeger, che invece è stata fornitrice dell’azienda, ma esclusivamente di provole dolci
come prodotti finiti confezionati;
– è venuta a conoscenza del caso riportato da La Stampa, perché contattata dalla
giornalista Grazia Longo che ha riferito che sarebbe stata riscontrata la presenza di
Pseudomonas fluorescens in “due mozzarella a marchio Granarolo”, delle quali peraltro
non vengono forniti i dati identificativi (lotto e data di scadenza);
– ribadisce che la mozzarella Granarolo viene fatta in Italia; se sulla confezione è
riportata la dicitura “solo latte fresco italiano” significa che la materia prima è
esclusivamente italiana.
L’azienda resta a disposizione delle Autorità per ogni accertamento si rendesse necessario.
L’azienda, infine, si riserva di tutelare con ogni mezzo e in tutte le sedi la propria immagine e
reputazione dalla diffusione a mezzo stampa di informazioni non veritiere e/o non
adeguatamente supportate.
In merito alle notizie riportate da alcuni organi di informazione, relative alle “mozzarelle blu” e ai rapporti tra la nostra azienda e la ditta tedesca Jaeger, assicuriamo che:
– Granarolo non ha mai acquistato latte, mozzarella, semilavorati o ingredienti dalla società tedesca Jaeger, che invece è stata fornitrice esclusivamente di provole dolci (un prodotto già confezionato, denominato “Sfiziosino”);
– la mozzarella Granarolo in busta in liquido di governo viene fatta in Italia; se sulla confezione è riportata la dicitura “solo latte fresco italiano” significa che la materia prima è esclusivamente italiana;
-gli esiti degli accertamenti dei Nas nel nostro stabilimento e sul lotto di produzione delle due presunte “mozzarelle blu” segnalate in Piemonte non hanno evidenziato alcuna anomalia, confermando l’assoluta regolarità dei processi produttivi e dei prodotti della nostra azienda;
– la nostra Società non ha mai ricevuto al riguardo alcuna notifica da parte della magistratura (i tecnici dell’azienda sono stati chiamati a fornire informazioni testimoniali agli inquirenti nell’ambito di un’inchiesta che riguarda altri) e nessun provvedimento dalle autorità sanitarie.
Purtroppo chi ha alimentato al riguardo tante suggestioni prive di fondamento, che hanno finito col produrre un danno rilevantissimo alla nostra azienda, non ci porgerà spontaneamente le sue scuse.
Ma chi lo farà, avrà tutto il nostro apprezzamento
Cordialmente
Vittorio Zambrini
Direttore Qualità, Innovazione, Sicurezza, Ambiente