Giuseppe Caprotti, figlio del Cav. Bernardo, dopo aver guidato l’azienda di famiglia per poi uscirne nell’anno 2004 dopo il contrasto con il padre sulle strategie dell’azienda si rimette in gioco con due progetti ambiziosi. Il giovane Caprotti, a dire il vero di cose interessanti ne aveva fatte, si era lanciato sul biologico, forse un fallimento sotto il profilo dei numeri dell’immediato (anche se la crisi non ha contribuito alla fortuna di questo progetto), ma fondamentale sia per l’immagine da un lato e come forma di investimento dall’altro (oggi il biologico in Italia sta crescendo molto), aveva lanciato quella stupenda campagna pubblicitaria firmata da Armando Testa. Si perché il dott. Giuseppe Caprotti non ha un cattivo curriculum: laureato in storia alla Sorbona di Parigi, Caprotti era entrato in Esselunga con un apprendistato dal basso. Ha lavorato due anni nei supermarket di Chicago, di cui uno da operaio tra casse e scaffali. Nel 2000 ha preso le redini del colosso da cinque miliardi di fatturato, trasformandone la cultura aziendale. I due progetti sono: collaborazione con Aspiag Service sull non food, e più precisamente sulla gestione degli spazi e l’eventuale razionalizzazione dell’assortimento food e non food (chi non ha presente quelle lingue di plastica ancora in uso nel PDV Esselunga con i prodotti casalinghi a supporto dei prodotti del food ad essi dedicati?) e poi con il gruppo Coin con un bel progetto che si chiama QB (Quanto Basta), una specie di “Store in Store” dentro i PdV Coin che prevede il posizionamento di un bar, ristorante e rivendita di alimentari, proponendo prodotti naturali, possibilmente biologici. “Quanto Basta” è l’acronimo usato in tutti i libri di cucina per dare una misura personale di quantità nelle ricette. Il primo PdV QB è già stato aperto al Coin di Genova, e sono previste altre 10 aperture entro il 2010. Caprotti junior tuttavia rimane azionista al 33,3 per cento di Esselunga: quota uguale a quella delle due sorelle. Suo padre nel 2010 compie 85 anni, da dieci si dice che vende. Ma non ha venduto. Il Corriere economia gli ha domandato cosa ne pensa, e lui ha risposto: “Io ho voltato pagina”. In bocca al Lupo.