Credit Agricole: la stretta sul credito e gli investimenti sul settore lattiero-caseario. Opportunità per l’industria

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Tema pressoché dimenticato per quasi un decennio, il costo della materia prima negli ultimi dodici mesi è diventato terreno di confronto serrato fra banche e imprese, anche per la forte pressione della Banca Centrale Europea decisa a combattere a tutti i costi con azioni di lotta all’inflazione tutta la politica monetaria.

L’obiettivo sarà quello di ridurre fino ad un ritorno dell’inflazione al 2%, ma mentre negli Usa stanno arrivando i primi risultati, in Europa l’inflazione – soprattutto core – non accenna a calare con il ritmo auspicato. Gli analisti infatti intravedono una discesa per la fine del prossimo anno mentre il 2023 oltre allo scaglione di salita di luglio dovrà assistere ancora a quello preventivato per fine anno.

Per tutti, mondo lattiero caseario compreso, saranno necessari altri sforzi, con la consapevolezza di aver assistito al più repentino aumento dei tassi dagli anni Ottanta, passati da zero al 4%. Specie l’inflazione core era stata immaginata più elastica, invece l’innalzamento dei tassi si è rivelato più resistente per cui prima di poter iniziare a parlare di politiche di riduzione si dovrà percepire una discesa significativa.

Ma qual è l’impatto di queste politiche sul mercato di latte e derivati?

Michele Bocelli, Responsabile Business Unit Agricoltura e Agroalimentare Credit Agricole, spiega in proposito: “Senza dubbio le politiche monetarie hanno generato un innalzamento delle spese per gli interessi delle aziende che negli ultimi anni, in modo anomalo, si erano quasi ridotte a zero. Abbiamo vissuto a lungo con fattori macroeconomici in cui di fatto il costo di una materia prima, che è importante e che tutti dobbiamo gestire, non aveva un valore. Ovviamente – aggiunge – non siamo di fronte a tassi spropositati perché ricordo che sul finire del 2007 questi erano applicati alle aziende oltre il 5,4%, quindi attualmente siamo ancora di fronte a percentuali gestibili. Certamente la così rapida discontinuità sta portando nei bilanci delle aziende un impatto del costo del denaro molto forte.

Da un punto di vista più positivo possiamo dire però che un pezzo di strada importante è già stato fatto, e se banche e imprese saranno capaci di fare insieme l’ultimo miglio, la discesa dei tassi sarà più rapida. Non tornerà a zero ma avrà almeno una discesa evitando che questo degeneri in un fenomeno di controtendenza depressivo sul mercato che potrebbe avere conseguenze ben più gravi di un costo della liquidità ai livelli a cui lo stiamo gestendo ora”.

Credit Agricole dal canto suo è da sempre, per posizione e vocazione, al fianco della zona produttiva di alcuni dei formaggi più importanti come Parmigiano Reggiano. Una vicinanza storica a un mercato che l’istituto vive e supporta. “Le analisi fatte – prosegue Stefano Berni, coordinatore agro Credit Agricole – denotano sempre più il legame con le analisi internazionali perché ciò che succede in Cina o negli Stati Uniti influenza anche ciò che ci sta intorno. Quando mi capita di lavorare in Francia per analisi sui vari settori, compreso il latte, spesso trovo colleghi un po’ invidiosi della qualità e del numero di Dop che produciamo e che ci permettono di uscire da un mercato di pura commodity, per quanto il nostro paese sia comunque legato a tutti i tipi e le produzioni di latte. Viviamo il settore molto positivamente, ben consci di quanto sia stato colpito dai costi e la tendenza è quella di continuare a seguirlo in vari modi e fornirgli supporto anche in futuro”.

“Ciò che caratterizza la nostra attività – osserva ancora Bocelli – insieme a quella di altre banche che vivono un territorio chiave per tutta la produzione lattiero casearia, è il poter lavorare sull’intera filiera integrata, dall’azienda agricola fino ai trasformatori più piccoli o più grandi. Un ottimo esempio è anche l’approccio alla filiera del Parmigiano Reggiano dove cerchiamo di favorire l’accesso al credito delle aziende allevatrici con strumenti anche nuovi che valorizzano il pegno sulle quote, fino ad arrivare a tutte le anticipazioni che storicamente siamo in grado di garantire per chi si occupa di trasformazione della caseificazione. Ci adoperiamo per integrare la filiera guardando con gli stessi occhi sia la parte primaria che quella di trasformazione. Perciò tutti gli strumenti che servono ad aumentare i collaterali per l’accesso al credito si rivelano fondamentali e garantiscono un aiuto per le aziende. Seppur il pegno sia considerato un tema notoriamente non bello, per noi è invece un sistema che può aiutare notevolmente le realtà imprenditoriali ad aumentare il livello die collaterali e quindi ad estendere l’accesso al credito senza bloccare la merce ma facendola ruotare per avere sempre diversi collaterali sotto le linee di finanziamento. Questo anche in seguito a sviluppi normativi degli ultimi quattro anni che hanno allargato il respiro sui prodotti lattiero caseari Dop nel quale sono i principi di queste forme di utilizzo e accesso al credito”.

“Cerchiamo di valutare e sviluppare specializzazioni in modo da poter parlare con le controparti nel modo più specifico e dedicato possibile nei vari settori dell’agroindustria. D’altra parte – conclude Berni – ci siamo dotati di strutture specializzate sia per l’agricoltura che per l’agro industria, operando ad esempio con dei gestori che lavorano solo con aziende agroindustriali. Cerchiamo di parlare sempre la stessa lingua con chi ci sta di fronte perché strutture, specializzazioni e prodotti sono un plus con nel rapporto con i clienti”.

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