Da lunghi mesi ormai imperversa la polemica fra l’industria di produzione e la GDO che in sostanza si accusano a vicenda di non volersi fare carico dei giganteschi rincari innescati dal post Covid, dalla crisi energetica ed altro ancora, i quali, ovviamente, si ripercuotono sui consumatori provocando una progressiva ma costante contrazione dei consumi (l’inflazione al consumo oggi è ancora al 15%). Per entrambe, la crisi energetica ha letteralmente fatto saltare schemi organizzativi e manageriali, determinando anche una revisione profonda delle relazioni tra industria e retail.
L’industria sostiene di aver incrementato i listini non per arricchirsi ma per limitare i danni provocati al conto economico dagli aumenti per energia, logistica, imballi, di tutto di più: non aumentare il listino significherebbe lavorare in perdita e quindi sacrificare investimenti e personale.
Per tutto il 2022 l’industria ha lamentato sacrifici straordinari di marginalità dovuti ad un enorme aumento dei costi non corrisposto in modo soddisfacente da adeguati incrementi di listino da parte della GDO. Questa, dal canto suo, non è immune dalla medesima valanga di rincari e con le medesime argomentazioni sostiene di aver fatto tutto il possibile per assorbire l’impatto dell’inflazione e proteggere i consumatori, senza andare in coma: il sospetto del retail è che le aziende abbiamo aumentato i listini di valori superiori al dovuto, in via preventiva e precauzionale per timore di ulteriori futuri incrementi dei costi. Adesso, primavera 2023, iniziano a pubblicarsi i bilanci delle principali industrie italiane e quindi possiamo cominciare ad andare al di là delle dichiarazioni incrociate per verificare cosa sia esattamente accaduto attraverso i numeri.
In fondo, sono i numeri a bilancio – ricavi, margini, investimenti – che ci raccontano cosa veramente hanno vissuto le aziende e come se la passano. Perciò iniziamo oggi, e proseguiremo costantemente, un esame delle principali impese dell’agroalimentare italiano, partendo dal mondo del vino, quello le cui aziende ad oggi hanno pubblicato il maggior numero di bilanci di esercizio.
Questo articolo esamina le imprese che operano attraverso due codici ATECO (11021 e 11022) nei quali rientra la stragrande maggioranza del player del mondo del vino: in tutto sarebbero 794 società di capitali, 134 delle quali hanno già depositato i bilanci che GDONews ha analizzato e da cui ha prodotto le relative medie sui diversi indicatori chiave. Alla fine dell’articolo gli abbonati PREMIUM hanno la possibilità di scaricare un pdf in cui è stato realizzato un benchmark delle 5 aziende analizzate – quelle che hanno prodotto fatturati sopra i 100 milioni – sui bilanci degli ultimi 5 anni (2018-2022) dove, oltre ad essere messe a confronto tra loro, sono messi a confronto i valori degli indicatori del 2022 per ogni azienda. Il pdf è estratto dalla piattaforma on line, presente su GDONews (Strumenti per i Manager), dal nome benchmark on line.
Di queste 134 società, 86 hanno realizzano un fatturato fino a 10 milioni di euro, pari al 15,9% del fatturato totale fino a oggi depositato a bilancio nel 2022. Poi ci sono 41 società che fatturano da 10 a 50 milioni di euro e rappresentano il 36,5% del fatturato delle società che ad oggi hanno depositato il bilancio. Sono 5 le società che realizzano fatturati da 50 a 100 milioni, rappresentative del 15,6% del fatturato totale. Infine 5 società realizzano ricavi per oltre 100 milioni e queste 5 società rappresentano il 32% del fatturato delle 134 imprese sotto analisi generato nel 2022.
L’ARTICOLO COMPLETO, I RELATIVI GRAFICI, IMMAGINI ED ALTRI CONTENUTI SONO RISERVATI AGLI ABBONATI. VERIFICA QUALE ABBONAMENTO E’ IL MIGLIORE PER LE TUE ESIGENZE
SEI GIA’ ABBONATO? ACCEDI QUI
.