Nel 2022 la pasta fresca ha perso il 3% delle vendite rispetto al 2021 e i margini di guadagno si sono ridotti all’osso. Per il 2023 la speranza è che dai fornitori non arrivino ulteriori richieste di incremento dei prezzi corrisposti, altrimenti si rischia di perdere parte di consumatori per via di rincari eccessivi. La pensa così David Orvieto, buyer per la categoria “freschi” di SAIT, consorzio di 98 cooperative di consumo trentine che conta 110 mila soci, 2.400 dipendenti e serve oltre 800 punti vendita.
La categoria pasta fresca – formata dalle sottocategorie pasta ripiena, gnocchi, pasta all’uovo e pasta di semola – “nel corso del 2022 ha sviluppato, in quantità, vendite in calo verso l’anno precedente nella misura del 3% circa – dice Orvieto-. Nello specifico da segnalare una riduzione del 4% della pasta ripiena e del 2% degli gnocchi, le due sottocategorie rappresentano oltre l’85% del peso della pasta fresca”.
Secondo Orvieto, il calo delle vendite è stato accompagnato anche da un “calo rilevante della marginalità, dovuta alle richieste di aumento di listino dell’industria che abbiamo in buona parte assorbito per tutelare il potere di acquisto del nostro consumatore finale”. Tra le leve usate da SAIT per fronteggiare i rincari reclamati dall’industria fornitrice, anche la scommessa sulla private label, che ha dato segni di dinamismo: “In questa categoria il nostro prodotto a marchio rappresenta un prodotto di qualità e di forte convenienza – spiega Orvieto -. Nel corso del 2022 ha visto incrementi importanti, sempre in termini di volume, che stanno proseguendo anche in questi primi mesi del 2023”.
Quanto pesano e quanto possono ancora incidere, in un simile contesto, le vendite promozionali? “Nelle nostre realtà di vicinato la promozione è una leva di convenienza quotidiana: se parliamo di pasta fresca non possiamo pensare che il consumatore incrementi la propria dispensa, come succede per la pasta di semola secca, certo è che la promozione consente indubbiamente ancora degli incrementi nelle vendite della categoria. Oggi stiamo proponendo ai nostri clienti prodotti con nuove ricettazioni legate al territorio o ai trend di mercato e i riscontri sono in molti casi positivi”, aggiunge il buyer.
Per i mesi a venire, Orvieto mette in guardia i fornitori da un possibile corto circuito: un incremento eccessivo dei prezzi potrebbe infatti comportare una contrazione dei consumi a vantaggio di altri segmenti, meno onerosi per le famiglie. “Auspichiamo un 2023 con richieste limitate da parte dei fornitori – spiega Orvieto -. Nuovi aumenti del prezzo di vendita finale potrebbero portare il consumatore a fare scelte di convenienza verso quelle stesse categorie del comparto secco”.