I discount guadagnano quote, ma non tutti. Sorprendenti risultati dai bilanci

Il Covid, ed ancora di più il post pandemia, ha cambiato definitivamente la distribuzione del fatturato dei vari cluster di vendita, all'interno del canale discount. Questi, come accade per i supermercati sono tre: i piccoli di immediata prossimità che misurano da 100 a 400mq; quelli di prossimità classici che misurano tra 401 e 800mq. Ed infine quelli grandi che arrivano sino a 1.500mq. Se in numerica il secondo è, forse, ancora il più rilevante, ciò che è accaduto alla distribuzione del fatturato è decisamente interessante. L'articolo descrive, dall'analisi dei bilanci di esercizio, il cambio storico in atto.

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Se si dovessero spiegare gli effetti del Covid e del post-Covid sulle vendite, bisognerebbe partire dal primo fenomeno. Durante lo scoppio della pandemia, infatti, e per tutto il periodo che copre il 2020 e parte del 2021, abbiamo assistito ad una crescita indistinta di supermercati e discount, accentuata nelle metrature più piccole, sebbene non piccolissime (<400 mq) perché queste ultime, invece, hanno cominciato a perdere terreno già dall’autunno del 2020.

Analizzando il post-Covid, d’altro canto, bisogna intanto precisare che non esiste un unico periodo catalogabile all’interno di tale definizione. Guardando i fatti, con un orizzonte temporale che termina il 24/02/2022, scopriamo che l’intero intervallo di tempo è stato caratterizzato da tensioni inflattive, sicuramente di proporzioni inferiori rispetto a quella sopraggiunta in seguito ma, comunque, decisamente anomala che ha contribuito all’accelerazione delle vendite relativa ai discount di ampie metrature.

È dunque interessante verificare l’effetto del post-Covid (2021) sul mondo discount in particolare. Infatti, se da un lato il 2020 ha esaltato la prossimità, segmento che coinvolge ovviamente anche molti discount, dall’altro lato è fuori di dubbio che  i principali interpreti del formato, da tempo, investono in nuove aperture di negozi decisamente più grandi, che servono bacini d’utenza altrettanto allargati i quali, in alcuni casi, si estendono su municipi differenti. È importante comprendere, analizzando i dati, la portata del recupero dei negozi nuovi e della perdita di quelli storici più piccoli.

Potremmo riassumere il ragionamento in una domanda: Qual è il punto di caduta nel post-Covid dei discount? Quello dei supermercati, ad esempio, lo conosciamo già. Un po’ tutti hanno vissuto una sorta di crisi nel 2021. Di certo non si è letta una crescita rispetto al 2020, se non debolmente nei super store e, sorprendentemente, negli ipermercati. Per i discount, invece, proviamo a rispondere in questo articolo, tenendo presente che i piccoli negozi di convenienza, con bacini d’utenza pedonali o poco più, sono stati agevolati nel 2020.

Tutti i grandi stores nuovi, ovvero quelli aperti negli ultimi 10 anni, e non è poco se consideriamo il ritmo con il quale avvengono, hanno sofferto nel 2020. Ma qual è, in definitiva, il peso di questa sofferenza nel 2020 e il calibro della successiva rimonta delle ampie metrature? L’articolo che raccontiamo oggi spiega proprio le dinamiche della pandemia su un formato di vendita che dà sempre l’impressione di performare bene ma che merita un esame più approfondito.


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Massimo Schiraldi
Fondatore e Amministratore della Netbound, società specializzata nel management consulting indirizzato al Retail ed all’industria alimentare, è appassionato del commercio in tutte le sue forme. È stato membro del CdA ed Amministratore Delegato di società operanti nella produzione e distribuzione di beni di largo consumo. Ha viaggiato in Europa e negli Stati Uniti (dove ha risieduto) per analizzare le formule di retail con le migliori performance. e-mail: m.schiraldi@netbound.net