In questo articolo esaminiamo il livello di rischio di Apulia Distribuzione Srl, realtà molto importante nel commercio associato della distribuzione organizzata, che opera nel Sud Italia (Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia) con una rete di 326 punti vendita e 200 mila metri quadri di vendita.
La società svolge attività di commercio all’ingrosso di prodotti alimentari e non di largo e generale consumo. Funge da centro di distribuzione commerciale. Ha acquisito la proprietà di numerosi punti vendita al dettaglio che, tuttavia, non esercita direttamente ma concede in affitto di ramo d’azienda. Esercita indirettamente, attraverso le partecipate, attività collegate a supermercati, ipermercati, ingrosso anche con la formula del Cash & Carry.
L’analisi del rischio è stata condotta con la consulenza della società Numeri di valore Srl e del suo Senior Partner Giuseppe Di Napoli che ha attribuito ad Apulia Distribuzione un rating finanziario pari a BBB, posizionandola pienamente nell’area della “distinzione” (rating da BBB- a BBB+), cosiddetta area investment grade (basso rischio). La prossima settimana verrà pubblico un altro articolo che esaminerà gli affiliati di Apulia, ovvero i clienti della ragione sociale Apulia Distribuzione, per verificarne la concentrazione, la qualità finanziaria ed i loro trend.
In che modo si formi il giudizio sulla ragione sociale Apulia Distribuzione viene spiegato nel dettaglio in questo articolo. Precisiamo che il rating qui attribuito alle aziende rappresenta una nostra stima basata esclusivamente sull’analisi dei bilanci degli ultimi quattro anni e su un giudizio di tipo qualitativo per semplicità identico per tutte le realtà più note del settore.
La standardizzazione del giudizio qualitativo limita l’uso del rating solo a fini comparativi, escludendo applicazioni di altro genere (come la stima del rischio effettivo di default) che richiederebbero approfondimenti che esulano dallo scopo di questo articolo.
L’analisi condotta da Numeri di valore Srl si fonda sullo studio dei bilanci riferiti al periodo 2018-2021 che sono stati poi messi a confronto con i dati di settore. In particolare, lo studio ha preso in esame le aree di indagine: redditività, fabbisogno di capitale,liquidità, sostenibilità del debito, produttività del lavoro e crescita.
“L’azienda ottiene un giudizio quantitativo più che sufficiente – 67 su 100, dove la sufficienza si raggiunge a 50 punti – in quanto il lieve gap di marginalità rispetto ai dati medi settoriali, e il peggior andamento dei ricavi del 2021, sono ampiamente bilanciati da una maggiore rotazione del magazzino e del capitale investito, che portano a livelli di rendimento dei capitali superiori o in linea col settore – dice Di Napoli – A questo si aggiunge una struttura finanziaria più robusta della media che è effetto della maggiore capitalizzazione e del minor uso della leva finanziaria che conferisce maggiore solidità”.
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