Quando si parla di farine si parla di contingentamenti nei supermercati e difficoltà a reperire materia prima da parte delle industrie di produzione, eppure il 2020 era stato un anno da incorniciare, almeno per quelle aziende che presidiano molto bene il canale retail. Nel 2020 l’aumento del carico di lavoro, dovuto alla accresciuta domanda nel retail, aveva portato le aziende del settore a rispondere con prontezza a forti incrementi degli ordini: quei molini che seppero, in tempi rapidi, ristrutturare i processi interni, talvolta alla conversione di linee produttive ed anche all’ampliamento dell’organico, erano state premiate. Il 2021 si era presentato con un consumatore (ed una richiesta) radicalmente trasformata nelle abitudini di consumo facendo guardare al futuro con fiducia.
Invece le cose non stanno andando verso quella direzione: oggi le farine sono delle vere e proprie osservate speciali, gli effetti della ripresa della pandemia di Covid 19 e subito dopo il conflitto in Ucraina hanno spinto al rialzo i prezzi, innescato momenti di panico nei consumatori spingendo addirittura alcuni supermercati a razionare la merce sugli scaffali. Un complicatissimo scenario macro, caratterizzato da un mix di elementi che non si era mai registrato nella storia recente: un’emergenza sanitaria mondiale, l’inflazione a livelli record, problemi nella catena logistica di approvvigionamento delle materie prime, costi dell’energia schizzati alla stelle.
Qual è, però, lo scenario che presenta questo mercato? Di recente, prima che iniziasse la guerra russo-ucraina, la rivista Altroconsumo le aveva dedicato uno speciale (gennaio 2022) ed aveva spiegato che analizzando i prezzi a scaffale (dei supermercati) dal maggio 2019 al maggio 2021 aveva notato che il prezzo medio era già aumentato del 27% sebbene, specificava la rivista, le 20 farine messe a confronto nel suo test non avevano ancora subito incrementi (settembre 2021).
Oggi la situazione è totalmente differente, qualche settimana fa la Coldiretti nel commentare l’analisi di Assoutenti, che aveva rilevato un prezzo medio del pane in Italia di 5,31 euro al kg con punte di 9,8 euro al chilo, aveva dichiarato che il grano tenero risultava in calo ma prodotti come pane e biscotti erano ancora in aumento, così come la pasta, che però si produce dal grano duro (importato da zone non interessate dal conflitto in Ucraina). Di certo i Molini fanno un importante uso dell’energia e ne subiscono gli aumenti da diversi mesi, oltre all’attuale difficoltà di reperimento della materia prima.
Qual era la situazione delle aziende (molini) che sono fornitori conosciuti in GDO, prima dell’avvento della tempesta perfetta? E’ interessante rilevare questo aspetto per comprendere qual è il livello di solidità di ognuna di esse, per intuire come potranno affrontare un simile periodo. In questo articolo andiamo a vedere come si sono comportati tre grossi player italiani del mercato delle farine – Molino Spadoni, Molino Rossetto e Grandi Molini Italiani – mettendo a confronto i dati di bilancio per valutare la capacità di rispondere alle tensioni sul mercato. Che, va sottolineato, sono molto influenzate da atteggiamenti speculativi.
Molino Spadoni, in mano all’omonima famiglia da tre generazioni, detiene oltre il 32% della quota di mercato delle farine speciali e miscele nella GDO italiana, ha il proprio brand presente nell’86% dei punti vendita italiani, fattura oltre 50 milioni di euro l’anno ed esporta in oltre 30 Paesi esteri.
Molino Rossetto, azienda veneta di Pontelongo (Padova) nel 2020 ha fatturato 30 milioni di euro per 42 milioni di pezzi venduti, grazie soprattutto alle farine speciali.
Grandi Molini Italiani è il primo gruppo molitore italiano e tra i primi cinque in Europa. Con cinque molini attivi e 14 poli logistici, macina oltre un milione di tonnellate di grano l’anno ed ha chiuso il 2020 con un fatturato di oltre 245 milioni di euro.
Diciamo subito che dal confronto ottenuto attraverso la piattaforma proprietaria di GDONews Benchmark Online emerge che Grandi Molini Italiani è l’azienda in maggiori difficoltà: benché il volume dei ricavi superi di gran lunga quello delle due concorrenti, l’evoluzione nel medio periodo è negativa, così come sono negativi i margini di profitto e l’outlook sulla sostenibilità del debito. Fa molto meglio il “piccolo” Molino Spadoni: fatturati in crescita, Ebitda margin in salita di oltre il 100% nel quinquennio e buon margine di profitto. Molino Rossetto, la più piccola delle tre aziende esaminate, sperimenta una notevole contrazione dei ricavi e un indice di redditività anch’esso in calo.
Vediamo i numeri nel dettaglio
Nel 2020 il fatturato di Molino Spadoni è stato pari a
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