Un po’ ne è lusingato. Un po’invece ne è dispiaciuto, perchè Ugo Baldi vorrebbe non essere sinonimo della Conad toscana. E invece così è, tanto è stretto e duraturo il legame con l’azienda che rappresenta. Amministratore delegato di Conad del Tirreno, Baldi, 71 anni, pistoiese, guida 212 soci e oltre 9.500 dipendenti e che punta a raggiungere 3 miliardi di fatturato nei prossimi tre-quattro anni. Un impero della cooperazione («siamo quello che siamo perché sono tanti coloro che negli anni hanno dato e danno il massimo») nato come piccola associazione di negozianti che proprio ai grandi supermercati volevano fare la guerra. Era la fine degli anni Sessanta e nel commercio – e non solo – era davvero un altro mondo.
Oggi Conad si prepara a mettere sul piatto altri 160 milioni di investimenti nel triennio e nuove aperture, compresi due supermercati a Empoli, davanti alla porta di casa dei concorrenti, Unicoop Firenze. «Sono il direttore d’orchestra, di un’orchestra meravigliosa» dice Baldi con le braccia che ruotano intorno al corpo disegnando un cerchio che raccoglie quel mondo fatto di volti, di colleghi, di fornitori e di milioni di metri di scaffali in Toscana, nel Lazio e in Sardegna. C’è una foto che viene pubblicata di tanto in tanto e lo racconta più di mille altre: ritrae Baldi che cammina disinvolto lungo un corridoio di un supermercato. È chiaro, Baldi lì è a casa anche se ai suoi l’ha già annunciato: «Nel 2020 lascerò».
Baldi, com’è arrivato a Conad?
«Ormai 50 anni fa. Ero un ragazzo, entrai come ragioniere. Eravamo in quattro e fui subito il capo ma solo perché il ragioniere ed era quello che faceva di conto e quindi lo diventai automaticamente. Fu un’occasione straordinaria di quelle che adesso non ne capitano più. Le cooperative nascevano come funghi e c’era la corsa a fare fusioni: prima ci unimmo con Prato, poi con Empoli e con Firenze. A Pistoia si crearono le condizioni affinché l’associazione crescesse ed è stata la mia fortuna».
Non dica che si tratta solo di fortuna.
«Servono le circostanze favorevoli, gli uomini e doti di solidarietà, capacità di rapporti, sensibilità e lealtà: quei valori che fanno la differenza per successi duraturi. I nostri soci avevano tutto questo. Io una grande passione e mettevo impegno nel fare le cose, sempre: quelle piccole e quelle grandi. E anche moralità e integrità non mi sono mancate. Ma a vincere non sono stato io: è stata l’idea. Anche un piccolo commerciante può gestire una grande impresa se ha supporto e aiuto. Poteva essere una chimera e non lo è stata. Aver pensato che ogni dipendente sarebbe potuto diventare un imprenditore e un socio. Era un modello originalissimo».
Presto lascerà la Conad. Cosa verrà dopo Baldi?
«Sto facendo un percorso di passaggio generazionale. C’è una bella squadra di manager e tra loro ce n’è uno che mi sostituirà. Nel 2019 diventerà direttore generale e mi affiancherà, poi nel 2020 lascerò. Per far volare le persone devi lasciare loro le ali e renderli liberi. Ci sto lavorando da anni. Questa azienda è legata a me e non potrebbe essere altrimenti ma è figlia di tanta gente».
Chi prenderà le redini di Conad?
«Ancora non lo sa neppure l’interessato. Ne sto osservando il lavoro, insieme a quello di altri».
Difficile immaginarla impegnato solo in vacanze.
«Credo che mi dedicherò alla politica che mi piace molto, alla solidarietà. Sarà un nuovo momento di crescita».
Crescita è una parola chiave anche per Conad. Ci sono molti progetti in ponte.
«Nel 2017, a novembre, apriremo tre nuovi supermercati a Viareggio, ad Arezzo, in località Ponte a Chiani, e a Cascina. Per il 2018 abbiamo programmato l’apertura a Santa Croce sull’Arno, a Rio Marina e a Empoli centro, un negozio più piccolo e uno più grande con la riqualificazione dello stadio. Nel primo semestre inaugureremo il parco commerciale di Cecina con l’impianto di carburante. E anche Monsummano. E sempre in Toscana stiamo lavorando a rafforzare l’organizzazione logistica a Montopoli. Per quanto riguarda la Sardegna e il Lazio ci sono due progetti rilevanti a Cagliari e a Cerveteri. Abbiamo un trend assoluto di crescita del 2,6% con un sell out (vendita) di 2 miliardi e 460 milioni di euro e cresceremo ancora cercando di rubare spazi ai nostri concorrenti, Coop e Esselunga».
Non potrà essere solo una logica di nuove aperture. I consumi stanno cambiando.
«Stiamo lavorando per diventare primi nei freschi, vorremmo creare una sorta di mercato nei nostri supermercati con una crescita della qualità in frutta e verdura, nella carne e nella gastronomia, aumentando gli addetti in questi reparti. Allo stesso tempo intendiamo rafforzare i rapporti con i fornitori a chilometro zero, la presenza di prodotti particolari per celiaci e persone con intolleranze. Ma non solo. Vogliamo diventare i primi per quanto riguarda i reparti enoteca e apriremo spazi più grandi per i sapori del mondo.
Faremo una scelta dei migliori prodotti».
Un obiettivo, oltre ai 3 miliardi di fatturato?
«Posso dirlo? Superare Coop in Toscana. Per questo entriamo con forza a Empoli e puntiamo ad aprire un grande supermercato a Livorno».