Quanta gente riderà davanti a questa affermazione? Dopo aver vissuto gli anni della crescita della moderna distribuzione negli anni 70 ed 80, esaltazione del concetto di prossimità, dopo aver vissuto il roboante periodo degli Ipermercati, e della certezza della dissoluzione della prossimità, e mentre si sta vivendo il periodo dei superstore, ovvero di quelle superfici di dimensioni rilevanti ma vicine al concetto di prossimità, è il momento di guardare al futuro: e questo si chiama prossimità.
In Francia, il Paese degli Ipermercati, come si è scritto già più volte, la proximitè cresce al ritmo del 5% all’anno. In Inghilterra si è stimato che nel 2020 il canale Convenience raggiungerà un fatturato vicino ai £ 44 miliardi, perché, secondo la società statistica IGD, sempre più acquirenti avranno un concetto di spesa che viene nominato ‘poco e spesso’.
Come si può vedere nel grafico sottostante, la crescita del mercato inglese, secondo IGD Research, arriverà dal canale prossimità, dal canale Discount e dall’on-line.
Bravissimo
Poco e spesso
Il futuro nei superette(250mq) e superstore(400mq)
Meno personale,meno costi d’esercizio=prezzi convenienti.
E’ finita l’epoca del carrellone?
Perchè?
L’iperstore fa i stessi prezzi del superette!
Perchè:costi gestionali troppo alti.Troppa concorrenza.
Gli acquisti nella GDO sono una necessità,non un piacere.Pertanto il fattore costo prodotto è imprescidibile.
Caro direttore,
ho letto,con piacere, quanto da te rilevato in merito al canale della “prossimità” che conosco molto bene (forse il primo piano mkt-il canale margherita di Conad- l’ho scritto io trent’anni fa) e che ho sempre analizzato e studiato con passione
quando in congressi,convegni,tavole rotonde etc si proiettano le “consuete” slide sulle tendenze “macroecomiche due sono sempre presenti e enfatizzate
L’invecchiamento della popolazione e la riduzione dei nuclei famigliari. Fenomeni che inetavitabilmente riportano con forza alla “prossimità”.
Recentemente ho letto che nel 2050 in Giappone si venderanno più pannoloni che pannolini per bimbi !!!)
A mio giudizio solo questi dati (assieme ad altri ovviamente) avrebbero dovuto far agire i grandi attori della distribuzione moderna in altro modo. Ma c’e ancora tempo per ravvedersi.
A Bologna, la mia città, sto vedendo muoversi molto bene PAM che sta aprendo dei 300-400 molto belli ed in parte Coop che però mi pare abbia ancora idee confuse (mi riferisco alla Coop di piazza Martiri), sempre a Bologna,innovativo ma secondo me poco funzionale la “parafarmacia” di via Montegrappa…..
Già,…..perchè nella prossimità si “muovono” (o si potrbbero “muovere) altri prodotti molto interessanti. (per esempio i drug-store) o altri che andrebbero “ripensati ” prima della loro estinzione (per esempio le librerie! le rivendite di tabacchi i negozi specializzati del fresco! etc).
Insomma c’è da lavorare per tutti basta avere idee chiare e voglia di sperimentare, cosa che purtroppo negli ultimi anni e un po mancata.
Grazie dell’attenzione e buon lavoro.
Caro Professore, leggo sempre con piacere le tue riflessioni e mi piacerebbe, lo scrivo pubblicamente, fossero frequenti nella nostra testata. La prossimità è il fenomeno mondiale del momento. Limitarlo all’Italia è sbagliato. In Francia, la patria europea degli Iper, la proximitè, come ho scritto cresce in maniera impressionante, soprattutto dove ci sono importanti agglomerati urbani (es. Parigi): 100 mq, assortimento freschi a larghissima prevalenza, ma solo a libero servizio. Pochi costi di gestione, basso costo del personale, poco spazio di facing per prodotto sui lay out, e buona profondità. Dicevi le idee chiare: eccole. La numerica dei punti di vendita cresce a dismisura in Francia su questo tipo di offerta, beninteso, in franchising. In Italia abbiamo un problema che non è da poco: l’anarchia. Citavi Conad, che oggi è molto meno anarchico del resto della DO, eppure anche questa insegna ha ancora elementi differenziali rilevanti, soprattutto da Cedi a Cedi. Noi siamo i paladini della “territorialità”, intendendo con tale termine, le profonde differenze culturali, gastronomiche e di stili di vita da Regione a Regione. Ed in virtù di questa giustifichiamo assortimenti spesso molto differenti dentro la medesima insegna. I francesi, più stereotipati di noi, ma non troppo, non hanno mai considerato questo aspetto. Mai. Ciò li ha limitati nel tempo tanto è vero che oggi i prodotti territoriali crescono del 20%, ma crescono da un numero 0. Ma proprio quel numero 0 dall’altro lato gli ha permesso di avere un metodo e di poter creare strategie, e solo con la strategia di possono consolidare le idee chiare.