“A partire dagli ultimi dati della Global Survey di Nielsen – ha dichiarato Giovanni Fantasia, amministratore delegato Nielsen Italia – si evidenzia una sostanziale stabilità dell’indice di fiducia degli italiani su base annuale, stabilità frutto, probabilmente, anche di alcuni fattori tra i quali il calo del prezzo del greggio, che comporta benefici non solo per i conti delle imprese ma anche delle famiglie; la debolezza dell’euro, che sta dando fiato al nostro mercato delle esportazioni e, infine, la politica espansiva della BCE, che può orientare l’area euro verso politiche di crescita e di flessibilità. Inoltre, si deve considerare che si comincia a parlare più di stagnazione che di recessione. Tali elementi – ha concluso Fantasia – sono di per sé positivi, anche se necessitano di un’iniezione di fiducia accompagnata da una grande operazione di chiarezza sulla direzione di marcia dell’Azienda Italia. Rimane elevato, infatti, il numero di quanti ritengono che il Paese sia ancora in fase recessiva”.
Non si può che ammirare l’equilibrio di questo comunicato. Purtroppo con la realtà che salta agli occhi comparando l’indice di fiducia degli italiani con quello dei cittadini degli altri paesi europei, non veniamo pervasi da una scossa di ottimismo.
- Italia 45
- Spagna 57
- Francia 63
- Media UE 76
- Inghilterra 94
- Germania 98
Non ci sorprende quindi che la nostra economia sia ben lungi dal riprendersi, che la sospirata ripresa dei consumi interni sia solo, per ora, qualcosa di astratto su cui si dibatte sui giornali.
Ed infatti in Italia, continua il rapporto Nielsen, si risparmia soprattutto su abbigliamento (67%) e ristoranti (65%) ma tendenzialmente non si rinuncia alla vacanza annuale (25% vs 23% del periodo corrispondente del 2013). Il 96% degli italiani ritiene che il Paese si trovi ancora in fase di recessione e ben il 62% è dell’idea che questa avrà ancora la durata di almeno un anno, percentuale in leggero aumento rispetto al 57% di fine 2013.
Il 90% degli intervistati prevede che le condizioni lavorative si presenteranno difficili per i prossimi dodici mesi (media UE 67%). Questo sentiment, d’altra parte, è confermato dagli ultimi dati Istat, che segnalano nel mese di novembre un tasso di disoccupazione pari al 13,4% sul totale della popolazione. Contestualmente, il 78% ritiene che nel 2015 non godrà di buone condizioni finanziarie (vs 56% media UE).
La tanto maltrattata spending review gli italiani in casa la sanno fare benissimo. L’ultimo trimestre 2014 si configura ancora come un periodo di risparmio: l’87% del campione (era l’88% a fine 2013) ha dichiarato che non è un buon momento per fare acquisti mentre il 38%, dopo le spese necessarie, opta per soluzioni conservative.
Oltre ai tagli su abbigliamento, ristoranti e intrattenimento fuori casa, si rilevano, come forme di risparmio, anche l’acquisto di marchi alimentari più economici (60%), l’attenzione alle spese connesse ai week-end fuori città (50% vs 46% quarto trim 2013) e si fa un uso più moderato dell’automobile (42%).
Al di la della facile ironia, il rapporto rispecchia fedelmente una situazione molto grave, dalla quale nessuno, tra chi avrebbe il potere di cambiare le cose, sembra rendersi davvero conto.
Cosa ne pensate? Come percepite la situazione dal vostro punto di vista, che sia industria o retail?