Vorrei iniziare così, con una delle predicazioni attribuite a San Francesco, un po’ per rispetto domenicale – oggi – verso questa altissima figura morale, un po’ perché anche i “laici” ritengo possano trovare, in questa frase, un’intuizione comportamentale e sociale di tutto rispetto.
Inoltre, lo faccio rivolgendomi soprattutto a tutti coloro che in questo momento si sentono scoraggiati, demotivati, in evidente difficoltà e che fanno parte di quel precariato che alimenta ogni mese la percentuale dei disoccupati, che ormai ha raggiunto numeri “fastidiosi”.
Ecco la frase: “Cominciate col fare ciò che ritenete necessario, poi ciò che è possibile; all’improvviso vi sorprenderete nel fare ciò che sembrava impossibile”.
Non serve un filosofo per capire quanta profondità – nella sua semplicità – contiene questo suggerimento (che ovviamente ha sempre contraddistinto la vita del nostro santo patrono d’Italia). Non serve soprattutto essere devoti alla religione per apprezzarne l’aspetto “sociale” del messaggio verso un bene comune.
Amo pensare che “fare ciò che si ritiene necessario”, significa fare “l’indispensabile o almeno l’estremamente utile per ottenere certi scopi o per svolgere certe operazioni” (una definizione da dizionario!). Se accompagniamo il tutto a ciò che riteniamo “possibile”, ( sempre dal dizionario vuol dire ciò che può essere, che si può fare, che può accadere), ci ritroviamo a fare qualche cosa di diverso, di nostro, di utile per la nostra vita, per i nostri obiettivi.
Vengo al nostro quotidiano: proviamo a fermarci ed osservare cosa “REALMENTE” dovrebbe essere “necessario” ed utile per la nostra vita professionale e personale; probabilmente ci accorgeremmo di quante inutili infrastrutture ci legano e ci bloccano nel tentare nuove strade. Ovviamente ognuno metterà in campo la propria misura del “necessario”, lungi da me il fatto di voler fare del facile moralismo.
Ma pensando a questa frase, mi immagino sempre le tante persone che incontro durante i colloqui di lavoro; tra le varie osservazioni, spesso esordiscono col dire “ho sempre fatto questo lavoro, gli altri – amici, famigliari, colleghi – si aspettano da me queste prestazioni e non saprei fare altro ….” Dopo queste uscite spesso domando “… ma tu cosa avresti voluto fare realmente? Cosa ti sarebbe piaciuto fare?? …. In altre parole quali sono i tuoi reali necessari?”. Vi assicuro che le reazioni sono tra le più disparate; chi si blocca e non sa rispondere, chi si ferma e mi dice “temevo questa domanda”, chi addirittura non dice nulla e piange; molti ammettono di aver fatto scelte diverse rispetto ai propri desiderata, soffocando dolori interni e difficili da far uscire perché non avevano nulla a che fare, con i propri “necessari”.
Vorrei davvero che un po’ tutti ci fermassimo a pensare a questo. Ma quello che faccio ogni giorno, è davvero il mio “necessario”?? Mi auguro di si. Ma se qualcuno di voi fosse fermo, senza lavoro, senza una soluzione nel qui ed ora, lo inviterei davvero a cercare nel “proprio io” ciò che ha sempre desiderato, ciò che potrebbe essere il proprio “lavoro necessario”, che unito al “possibile” potrebbe ritrovarsi a fare ciò che oggi ha sempre sognato e ritenuto …. impossibile da attuare.
E’ nella semplicità dei ragionamenti e dei nostri comportamenti che spesso troviamo le soluzioni ai nostri problemi. Crediamoci un po’, se non altro per noi stessi e per le nostre vite personali e professionali, per i nostri sogni.
Buona ricerca del “vostro necessario”!
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