E’ probabile che ognuno di noi ricordi bene questo famoso “versetto” imparato a scuola. Si tratta della poesia di Gabriele D’Annunzio; un monito a volerci ricordare molte cose: riti, tradizioni, cambiamenti … anche il desiderio di voler partecipare personalmente a questi eventi. In questo articolo non mi soffermerò, però, sui profondi aspetti poetici, sui significati lessicali che il poeta voleva illustrare con vocaboli dotti, in citazioni dantesche o quant’altro. Mi permetto, solo, di usare questo testo come metafora per questa “ripartenza” settembrina.
Vorrei, quindi, soffermarmi, su due aspetti che mi hanno incuriosito e che ritengo importanti per una riflessione post vacanziera: il cambiamento e la ritualità. Due termini che sembrano in contrapposizione tra loro. Il cambiamento è il passaggio da una situazione certa ad una “meno certa”, quanto meno non uguale a quella precedente; in una parola: “nuova”; il rito è la ripetizione periodica -scandita nel tempo – di parole, gesti e segni, che, con poche regole chiare, segnano il passaggio da un determinato periodo all’altro; anche qui c’è comunque un “passaggio”.
E’ proprio su questo concetto del “passaggio” che vi propongo questa riflessione, che è la chiave del messaggio che vorrei condividere con voi. Prima di farlo, però, è necessaria una premessa: siamo subissati ogni giorno da dati su disoccupazione, inflazione, deflazione, spread, indici MIB e Pil; ogni giorno, da qualche anno a questa parte, un peggioramento della situazione economica finanziaria e sociale. Molti osservatori non fanno altro che dire …. “quando tornerà come prima”, oppure “non siamo nelle condizioni del … secolo scorso”.
Qui vorrei fermarmi. Non siamo più nel secolo scorso. Esatto!!! E’ necessario rendersi conto che nulla potrà tornare come prima e – permettetemi – questa “non-novità” la possiamo vivere nel qui ed ora, solo se siamo in grado di gestire questo “passaggio” e questo “cambiamento”.
Ho già avuto modo di spiegare, anche negli articoli precedenti, che non si può “cambiare” se non “cambiamo” le informazioni dentro ognuno di noi. Nulla della realtà che ci circonda cambia, possiamo farlo noi attraverso “il passaggio a nuove informazioni” che potremmo introiettare da ciò che stiamo producendo e vivendo. Tutto questo mentre il tempo inesorabilmente va avanti!
Questo è il vero “cambiamento”, attraverso passaggi, anche difficile, tra certezze ed incertezze. Chi potrebbe aiutarci? Le ritualità, lo scandire dei tempi e dei giorni che aiuta a capire dove siamo, come stiamo vivendo il qui ed ora e dove stiamo andando ma soprattutto aiuta a “passare”, ad andare oltre.
Io immagino che in questo “passaggio” ci sia come un blocco; da un lato la paura di perdere alcune certezze, dall’altro la paura del nuovo. Lo capisco: ma usiamo l’altro strumento; il rito! anche i pastori di D’Annunzio lo utilizzavano; scandiamo il tempo con le ritualità, la nostra gestione del nostro tempo. Diamoci date certe, definiamo e contestualizziamo azioni certe e non più approssimative; anche di breve raggio ma facciamolo.
Alcuni esempi? Molte persone oggi sono completamente “ferme”, ne sono convinto. Sembra stiano aspettando che qualcuno o qualche cosa faccia un miracolo e che tutto torni come prima. Sono senza lavoro, qualcuno deve pensare a me. No! Non esiste! Proviamo a vedere se ci sono lavori diversi da quelli che abbiamo sempre pensato di saper fare?? Proviamo ad immaginarci “diversi”, pronti per un passaggio, per una “transumanza”; questo mondo è pieno di opportunità; proviamo a cercarle, a vederle e a capirle. Andiamo come i pastori verso “un passaggio”, pur difficile, impetuoso, senza molte certezza, sicuri solo dei nostri riti, dei nostri ritmi per gestire il nostro tempo. Vedo oggi molte persone impaurite, che non hanno il coraggio di dire …. “andiamo”. Se tutti i nostri pastori avessero avuto paura, non ci sarebbe stato nessun cambiamento, il gregge sarebbe morto: invece sono l’emblema di vicende che si ripetono sempre uguali di generazione in generazione, molto legate alla terra e alle stagioni.
Qui torno alla poesia, una metafora quasi unica: il periodare è lento, pacato, scandito da forti pause per dare l’idea di una nostalgia e di una pace antica nella quale il poeta vuole immergersi completamente. La transumanza non era solo uno spostamento di greggi dai pascoli estivi a quelli invernali, ma anche l’incontro tra antiche tradizioni e usanze diverse; era legata a leggi, tempi e regole non scritte, poche e rispettate da tutti ed i pastori tornavano sempre arricchiti di esperienze e conoscenze, dopo aver attraversato fiumi e valli, senza rimanere fermi!
Il coraggio di andare oltre, aiutati dai tempi e dai riti, permette questo difficile viaggio verso il vero cambiamento……. quindi “ settembre, andiamo……” possiamo farcela!!
Potrebbe essere anche CHI HA SPOSTATO IL MIO FORMAGGIO
Ciao Stefano