La scorsa settimana ha suscitato molto interesse l’editoriale che aveva ad oggetto un pensiero prettamente liberale relativamente alla vicenda del Gruppo Maiora. Abbiamo ricevuto moltissime e-mail che, sorprendentemente, esaltavano o criticavano due opposti pensieri che sono stati percepiti nella lettura, ma che in realtà si traduce in uno solo. Per tale ragione si è deciso di tornare a scrivere ancora qualche riga sull’argomento che tanto sta incuriosendo la Business Community.
Primo chiarimento: GDONews, e nel dettaglio lo scrivente, non hanno alcuna ragione per denigrare o ostacolare la nascita e lo sviluppo del Gruppo Maiora.
Secondo chiarimento: l’Italia è un Paese che ha vissuto anni di crescita meravigliosi, anche se intramezzati ciclicamente da crisi passeggere che dal dopoguerra ad oggi hanno fatto breccia sulla nostra economia, e che adesso si vede ridisegnare completamente e definitivamente il suo assetto economico-organizzativo. Anche per questa ragione noi cittadini e noi operatori del mercato dobbiamo aggiornare il nostro atteggiamento sulla cultura dell’economia
L’articolo della scorsa settimana raccontava della filosofia che assume la cultura del fallimento negli Stati Uniti: lo rispetta e lo riconosce come qualcosa di importante, da evitare se si può (ma è difficile), però non da considerare mortale, né esiziale per le sorti dell’economia del paese.
La procedura fallimentare infatti non è solo parte del processo di try-and-error che porta al successo, cosa abbastanza ovvia, ma è anche un regolatore del mercato, un misuratore del merito: caratteristica strutturale e indispensabile del capitalismo. Questo tipo di rapporto con il fallimento è una delle qualità che fanno dell’America un Paese a parte, diverso da tutti gli altri e al quale molti, quasi tutti (non noi), cercano di assomigliare, a cominciare dal condividerne l’idea che il fallimento non è la fine della strada, ma una semplice curva, o semplicemente un sosta qualche volta salutare.
Il questo senso lo scrivente aveva espresso questo concetto: non perché Gam, o Ipa Sud o chicchessia avesse fallito (cosa mai successa), assolutamente no, ma solo per chiarire la nostra opinione da sottoporre a tutti coloro che intravvedevano nell’operazione Maiora una scappatoia, una troppo facile soluzione ad impegni economici precisi e gravosi.
Era un modo per dire: abbiamo opinioni diverse.
Noi di GDONews non ci scandalizziamo per nulla di fronte ad una autoregolamentazione del mercato ad opera degli stessi attori (debitori e creditori).
A prescindere dai problemi o non problemi che avesse Gam o Ipa o chicchessia, e qui basterebbe leggere i bilanci per capire (ma non vuole essere questa la nostra intenzione!), deve essere chiaro il concetto: se una nuova organizzazione si mette su mercato, e lo fa a seguito di una precedente esperienza che per diversi motivi aveva problemi, secondo la mentalità americana (che forse sanno qualcosina più di noi di mercato ed economia) la nuova organizzazione sarebbe da osservare con occhi interessanti perché figlia di virtù del passato e della voglia del rischio di impresa, che continueranno a sopravvivere ad errori che verranno eliminati e (probabilmente) meglio gestiti.
Questo è il concetto: il linea generale, chi avvia una nuova esperienza imprenditoriale è conscio degli errori del passato, e quindi più ricco in termini di esperienza e di progettualità aziendale.
Uscendo dagli aspetti teorici per provare addentrarci in quelli pratici, GDONews a questo punto ritiene di avere il dovere di suggerire agli operatori del mercato (fornitori, Gruppi, Etc), dichiarando semplicemente una opinabile opinione personale, sul come e se impegnarsi con entusiasmo verso questa nuova realtà, oppure, al contrario se prestare molta attenzione critica.
La risposta è molto semplice: la quota di mercato è rilevante ed in termini commerciali è sicuramente una realtà da tenere in doverosa considerazione. Se l’architettura economico-finanziaria e progettuale è plausibile potrebbe rappresentare con grande probabilità una risorsa fondamentale per un territorio che ha bisogno di iniezioni di professionalità ed ottimismo, ed un attore che può fare la differenza su quel distretto commerciale. Ma è altrettanto evidente che la reale esistenza di questi elementi andrebbe valutata dallo scrivente sulla parte della progettualità commerciale e dai colleghi della rivista che si occupano di analisi finanziarie come il dott. Di Napoli, sotto il profilo della sostenibilità finanziaria. Il tutto dopo accurate analisi e dopo aver dialogato con i protagonisti del Gruppo Maiora. Cosa che noi auspichiamo.
Oggi però ci limitiamo, come la volta scorsa, ad esprimere altri generalissimi concetti, che possono stupire nel nostro paese, ma che sono ovvii e pacificamente accettati in nazioni ben più evolute.