Nuova settimana, nuova provocazione: su un autorevole quotidiano nazionale, nella pagina dell’economia, (La Stampa pagina 24 di sabato 10 maggio 2014) ho letto una notizia a dir poco provocatoria che mi ha davvero fatto riflettere: “AAA esperienza cercasi, Daimler richiama 100 pensionati al lavoro – più competenti in informatica e nelle missioni all’estero”. (Per approfondimenti vi invito a ricercare l’articolo nell’archivio del giornale on line.)
Il progetto”Space Cowboy” (bel titolo niente da dire, richiama un po’ la trama del film di Clint Eastwood dove un gruppo di ex piloti militari “spaziali” della prima ora, viene spedito in orbita a recuperare un vecchio satellite sovietico ) ha la funzione di voler richiamare dei “pensionati” informatici perché in azienda non hanno giovani in grado di leggere vecchi programmi legati alle varie fasi della produzione, vecchi schemi che devono essere convertiti in nuovi sistemi.
Potrebbe sembrare un lavoro temporaneo, probabilmente non ben programmato nel passaggio delle consegne, se non si leggesse anche il sottotitolo “vecchi pensionati più affidabili e precisi nei lavori e nelle trasferte all’estero
Cosa mi ha colpito? Tanto …. Soprattutto le parole che ho sottolineato: davanti a queste notizie continuo a rafforzare il pensiero che ho da tempo; è l’ennesima dimostrazione che la “crisi” che stiamo vivendo da tempo è una crisi soprattutto“sociale” e quindi economica e non il contrario;
Pare sempre più chiaro ogni giorno che i problemi siano di un tipo e che le”ricette” per tentare di risolverli siano di altro genere, in ritardo e lontane dai veri bisogni: è sempre più evidente che gli eventi, ogni giorno, superino le nostre più buone intenzioni; i bisogni reali e gli strumenti messi in campo viaggiano su binari diversi; Questa “benedetta-maledetta” parola “crisi” sta prendendo un nuovo nome (credetemi è da tempo che lo sostengo) :siamo in crisi economica, questo è innegabile, ma soprattutto siamo in una fase di totale disorientamento sociale.
Ecco alcuni altri esempi di vita quotidiana dove io vedo emergere questo paradosso, questo disorientamento sociale tra le (legittime) necessità personali e quelle della società, degli imprenditori, dei cittadini:
Un primo esempio: alcune volte faccio fatica a chiudere una selezione per una posizione di lavoro sulla carta abbastanza semplice, nonostante centinaia di CV letti, viste e sentite più di 20 persone!! Motivo? ognuna ha una specifica esigenza personale (legittima ci mancherebbe) ma che, guarda caso, non coincide mai con quella dell’imprenditore. Quindi, nonostante la disoccupazione, i pochi posti di lavoro disponibili , sono pochi quelli che accettano un po’ di flessibilità per modificare le personali esigenze: pur ritenendole del tutto legittime; personalmente non ho mai fatto così fatica soprattutto per ruoli semplici, che non più tardi di 5 anni fa risolvevo in un brevissimo lasso di tempo.
Il secondo esempio è il suo contrario: mi relaziono con alcuni clienti imprenditori o manager, e, spesso, noto che non riescono ad entrare nell’ottica dell’inserimento per gradi – studiato e ben programmato – di alcune figure professionali . Devono entrare e saper fare tutto subito, salvo accorgersi che, come dice il vecchio proverbio, nessuno nasce imparato!!!.
Per chiudere potrei entrare in altri esempi dove, tra domanda ed offerta, c’è sempre più distanza e disorientamento: avete mai provato nell’era super tecnologia ad avere un problema con un decoder o con un qualsiasi strumento tecnologico di nuova produzione e dover contattare qualche “esperto”? Se non lo compri nuovo e non sostituisci non ti rispondono più … tranne dirti “ …. ha provato a spegnere e riaccendere???
E se parlassi di burocrazia??? devo perdere quasi un gg di lavoro per un passaporto, per una visita ospedaliera, una mezza mattina per ritirare una raccomandata …… e … quante firme su quanti documenti dobbiamo fare per una semplice liquidazione di una polizza assicurativa???
Come sempre io di risposte non ne ho: credo solo che il problema più grande sia proprio quello d’aver creato una divergenza sociale enorme tra noi esseri umani ed i bisogni per far funzionare la società che abbiamo creato. Forse dovremmo un po’ riposizionarci, recuperare un senso sociale collettivo che un po’ abbiamo perso; non tornare indietro, intendiamoci, ma programmare meglio questi “passaggi”in avanti.
Forse un po’ di silenzio esterno ed una miglior capacità di ascolto interno aiuterebbe a gestire meglio il”nostro tempo”.
Ps a volte le coincidenze: apro la mia pagina facebook e trovo questo “post”di un mio caro ex-collega; “Mettendo a posto un po’ di carabattole degli scatoloni ho trovato po’ di floppy disk. In uno c’era la mia tesi e dopo _vent’anni_ i file sono ancora integri e li ho caricati su cloud!!! Alla faccia delle nuove tecnologie e dei cd/dvd che si corrompono dopo 3-4 anni. P.S. Qualcuno è interessato a qualche chilo di floppy disk vergini?? Sappiate che è un informatico!!!