lunedì 2 Dicembre 2024

Idee dei nostri lettori: aumentare i format Superette e Discount fino a 1000mq in linea con una domanda sempre più ridotta

Nel gruppo GDONews di Linkedin è apparsa recentemente una riflessione di un lettore che ha acceso la nostra curiosità. Nella sua riflessione Maurizio Casarini porta il lettore ad una semplice domanda: è arrivato il momento di abbandonare l’offerta attraverso format di dimensioni importanti data la diminuzione consistente del potere di acquisto dell’attuale consumatore?

“Ormai la crisi è inarrestabile e solo ridimensionando i format e le manie di grandezza commerciali si potrà ridare “fiducia” nel settore GDO soprattutto Food. La particolarità è che si continua a costruire ed approvare colossali progetti, trascurando la realtà dei fatti che sono alla luce del sole ovvero:

“ Le gallerie commerciali hanno avuto un crollo di vendite! ”.  L’afflusso delle persone è stabile ma i carrelli sono vuoti e si prende solo il fresco a discapito dell’enormità energivora del centro commerciale. Adesso è il momento di incrementare le “botteghe” con maggior efficacia in termine di spesa, vendere il prodotto abbassando i costi e con “costi” di gestione dello stabile più contenuti per avere maggiori utili senza tirare il collo ai consumatori.  Attualmente, la scarsissima liquidità porta pochi profitti ai “supercentricommerciali” da oltre 100 negozi; le famose “città commerciali” che si riempiono di persone a tutte le stagioni, d’inverno paradossalmente per gustare il tepore della galleria “calzando” un maglioncino di lana e d’estate per il fresco, deprime e sconforta nel vedere l’oggetto del desiderio in vetrina, mentre il carrello vuoto e silenzioso corre lungo la galleria. Sembrerebbe la trama di una commedia cinematografica ma è fonte di realtà, una realtà bizzarra che rende protagonisti gran parte degli Italiani. Voglio aggiungere che lo stato deve ridurre le spese passive per favorire nuovi sviluppi commerciali per Superette, Discount ed anche  Bottegai;  in questo modo potrà ripartire la piccola impresa, soprattutto il piccolo negozio di quartiere è bloccato dalla logica che  il grande centro commerciale è come un gigante che lentamente sta distruggendo il sapore antico della bottega sotto casa, dove il pane era più genuino, i prodotti enogastronomici più ricercati e locali  e   c’era più “gusto” nel fare la spesa, si prendeva l’indispensabile senza sprechi. Adesso si fanno le superscorte con le infinite offerte congestionando così il mercato, infatti la GDO soffre di picchi di vendita a livello altalenante e ciò non crea benefici, anzi potrebbe creare un’inversione di tendenza nello spendere perché si è bloccati con la speranza dell’offerta dell’ultimo minuto anche a costo di fare km in auto per accaparrarsi un prodottino civetta, questo significa tanto movimento e poca sostanza!!.  Noto spesso carrelli vuoti e taglie di carrelli extralarge, ogni anno sono sempre più grandi come se dovessero contenere anche una TV da 70 pollici; menzionando il settore food alzi la mano chi non ha nel frigorifero prodotti in eccesso di spesa con prossime scadenze, Yogurt e latticini che scadono domani e “deve” decidere come un bivio se gettarli o “assaporarli” forzatamente. Che dilemma e sensi di colpa, una trappola di abbondanza alimentare che ci accomuna. Anche la piccola spesa è segnata dalla poca liquidità e dall’eccessivo uso della carta, anche per cifre di 7/8 €, pagare con “Bancomat” fa status, ma insomma cerchiamo di mantenere una certa logica anche sull’utilizzo di carte elettroniche. Andando avanti così ci sarà un grosso diverbio tra Città commerciali con mille sogni in vetrina, spiagge tropicali pubblicizzate e un benessere di “cartone” amplificato dalle luci psichedeliche e colori accesi dei prodotti, un cellulare come amico e molte tessere in tasca, tessere spione che identificano ogni nostro movimento. Dobbiamo tutti impegnarci a remare in una direzione con la volontà di ponderare ogni sorta di acquisto, sono profondamente rammaricato di sprechi ed eccessi e di una valanga mediatica che ha americanizzato la nostra Italia.

I piccoli format come Superette sono alla portata di tutti e della spesa intelligente dando maggior qualità e prodotti a prezzi competitivi, tale soluzione potrebbe essere possibile anche a noti brand. Meditiamo a ridimensionare e “valutare” più opportunità “vere” e necessarie per rilanciare il lavoro.

Maurizio Casarini – Pavia

Sales Department GDO e Packaging

4 Commenti

  1. cosa centra lo stato ?? Certo c’è stato un proliferare anomalo di centri commerciali, ma la colpa è delle amministrazioni locali, e visto che ora ci sono non si può certo trasformarli in superette.

  2. Ok per la convenienza dei discount, ma personalmente non ho mai avuto l’ impressione che le Superette siano più convenienti dei Supermercati e degli Ipermercati. Per esempio in Sardegna, per via delle ridotte dimensioni dei centri dell’ entroterra tra Sassari e Cagliari, le Superette affiliate a Conad, Isa, Sisa e Crai hanno posizione dominante rispetto alle strutture più grandi, ed i prezzi sono più alti almeno del 20 %.

    • Condivido con Ivo, i Discount sono più economici e il rapporto qualità è buono, soprattutto dell’insegna LD Lombardini che ha prodotti a marchio; le Superette generalmente sono format per una facile e veloce spesa ( mordi e fuggi)ma per quanto riguarda i prezzi quello dipende innanzitutto se il PV è diretto o affiliato e poi dall’onestà locale. I termini di prezzi comunque l’insegna commerciale ha la responsabilità di visionare periodicalmente che range di prezzo viene applicato, non è possibile e non è corretto farsi concorrenza tra PV all’interno della stessa insegna. In Sardegna come in Calabria ho notato che alcuni affiliati “piazzano” prezzi poco confortanti soprattutto su prodotti dove la domanda è elevata, anche quasto dipende da chi governa il locale, che sia Superette o Negozio di quartiere. Il mio discorso è focalizzato principalmante sulle metrature dei PV al massimo fino a 1500 mq… Supermercati, dove ìn 15 minuti si fà la spesa principale senza ulteriori “passeggiate” all’interno della struttura.Ovviamente la qualità dei prodotti deve essere ricercata, insomma deve esserci un “plus” Per esempio la Coop o Esselunga hanno dei format standard fino a 1500 mq alcuni anche oltre.. , la LIDL, Penny Market (REWE) o LD idem metrature all’incirca di 800/1000 mq. Comunque provate a visionare in media come sono i carrelli nei grandissimi centri commerciali, quasi vuoti e addirittura persone e coppiette vestite benissimo come se dovesero andare a teatro solamente per passeggiare lungo il corridoio… lunghissimo … ma pochissimi che acquistano.
      L’idea che l’italiano si è fatto del supercentrocommerciale da 10 o 15000 mq è che è comodo d’inverno per paseggiare e d’estate per sorseggiare il fresco.. ma poca spesa.
      McDonald e Cinema fanno grandi incassi, il loro management ha visto lungo piazzando tali strutture in fianco ai supercentricommerciali, la gente passeggia… e passeggia, si stanca.. mangia al McDonald e poi và al cinema…. come da copione.
      La spesa principale la fa l’insegna commerciale quando deve pagare le bollete della luce.. parecchi Kw… e mai ripagati dalla spesa del cittadino.
      Sentiti Saluti
      Maurizio

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