Lavorare è diventato sempre più difficile, le storiche insidie del lavoro, le trattative, gli sconti, le derive contrattuali, i condizionamenti, le fee d’ingresso, le codifiche e decodifiche, insomma tutto quello che era il normale mestiere della contrattazione con tutte le sue difficoltà sono un inezia rispetto ai pericoli che si corrono nel quotidiano; oggi si rischia la sopravvivenza, il mondo attuale è fatto di possibili default finanziari che a catena mandano in crisi la filiera. Il Retail, ad esempio, è oggi terrorizzato nello sviluppare affiliazione, ad annettere cioè nel proprio organico imprese o singoli punti di vendita che possono divenire di lì a poco insolventi. Da parte sua pure l’’industria, grandi marche comprese, è terrorizzata nel somministrare una buona percentuale della GDO italiana, il mestiere del credit manager (ma quanti ce ne saranno davvero? E che tipi di strumenti di tutela attueranno?) è oggi fondamentale, anche più che il commerciale il quale oggi si è ridotto ad essere un mezzo attraverso cui si possono, in buona parte dei casi, produrre ulteriori crediti inesigibili se non controllati. Insomma in questi anni, e quest’anno in particolare, lavorare è un calvario. I metodi di tutela più usati dalle aziende fornitrici ma anche dal Retail nel fare sviluppo sono quelli legati agli affidamenti, spesso da quelle due o tre assicurazioni del credito che, onestamente, lasciano perplesso chi scrive.
Dappertutto si ascolta la solita voce: il cliente non viene affidato.
Ma da chi?
Chi è il “Gesù Cristo” che si arroga la certezza di non voler più far sopravvivere di commercio questa o quell’altra azienda. Perchè il famoso “rischio imprenditoriale” oggi è definitivamente delegato a queste assicurazioni del credito? In molti casi effettivamente dichiarano zero di affidamento su imprese che danno più di un segnale di insofferenza, ma non sempre è così, esistono diversi casi dove (solo il futuro dirà poi chi ha ragione) bisognerebbe essere quantomeno cauti a dichiarare senza fido alcune aziende. Non entriamo nel merito della qualità del contributo che può dare una assicurazione del credito, lo fanno gli esperti anche su queste colonne molto meglio dello scrivente, però leggendo ciò che è stato scritto dai colleghi e le risposte che sono state date a favore dell’assicurazione del credito, di istinto ci si sente di dare ragione ai colleghi di GDONews: come si può affermare (lo ha scritto un lettore difendendo le assicurazioni del credito) che la stessa è come l’assicurazione dell’automobile? Ma mi faccia il favore chi lo ha scritto, lo scrivente non sarà un esperto ma ha occhi ed orecchie. Le assicurazioni del credito, è stato già scritto, ti danno l’ombrello quando c’è il sole e te lo tolgono quando piove, è una farsa. Un esempio pratico su tutti: come si può lavorare somministrando un cliente (Retail) e magari fatturare decine di milioni di euro, e poi un giorno arriva una lettera dell’assicurazione che ti dice che da quel giorno il medesimo cliente ha un fido che è a zero. Ma come è zero? E me lo comunicate oggi ed è retroattivo? Credo, ma è una semplice opinione di un “non esperto”, sia un sistema distorto e poco serio.
COME SI TUTELA UN FORNITORE DI PRODOTTO IN PRIVATE LABEL ?
Altra cosa poco seria è quella che vede protagonista del rischio l’industria fornitrice di prodotti in Private Label, la quale stipula un accordo quadro con la centrale nazionale (si parla della DO in generale) e poi la stessa Centrale non la tutela contro i rischi derivanti dalle probabili insolvenze delle associate in periferia. Non è serio, una Centrale Nazionale responsabile si deve far carico della solvibilità delle associate (quantomeno deve avvertire e non far somministrare), non può ignorare il problema o addirittura spingere l’industria a rifornire l’associata che successivamente può essere insolvente. Purtroppo esistono ancora insegne nazionali, Centrali di Acquisto, che hanno questo orribile vizio, sinonimo di debolezza e poca serietà. Insomma il lavoro è sempre più insidioso e poco governabile, con poche regole e confuse. Andiamocene in vacanza con questi dubbi e con poche speranze che al ritorno al lavoro ci aspettino tempi migliori. Speriamo, però, ci aspetti più serietà.
Non è serio ? Ma l’Italia è un paese serio ??
Dovremmo poterci affidare ad una giustizia celere e certa, non cero alle assicurazioni.
Serio? Cosa c’entra la serietà? La situazione finanziaria di molti operatori (clienti o fornitori) sta degradando rapidamente; quindi è possibilissimo che un cliente che fino a ieri era affidato, oggi non lo sia più.
Le lamentele del dott. Meneghini, mi sembrano molto da “bar”.
Caro Max, da bar è la tua spiegazione e cerco di argomentare ciò che ho scritto e che non vuole essere offensivo:è probabile (se non certo) che tu conosca poco il mondo della GDO perchè non sai come avvengono le dinamiche tra fornitore e Retailer. Il Retailer da tempo immemore paga lungo e male più o meno tutti i fornitori esclusi quelli che hanno più potere (leader di mercato) e ciò comporta che un qualsiasi rapporto di fornitura nasce e prima di arrivare al pagamento della prima fattura trascorrono mesi. Assicurare un credito, se fosse davvero come assicurare l’automobile, significa dire: in data 30/7/2013 il cliente X è affidato per 100. Se al 30/9, ovvero quando ancora non ha pagato la prima fattura e quando la situazione creditoria ha già raggiunto livelli vicini a 100, chi assicura non può dire non lo assicuro più. Il contratto di assicurazione è un contratto aleatorio, mi insegnavano all’Università, e quindi prevede un rischio che l’assicurazione si assume, ergo se fosse cosa seria l’assicurazione del credito dovrebbe pagare lo stesso, non dovrebbe più pagare dalle fatture che vengono emesse successivamente all’eliminazione del fido. Aggiungo che sul mercato quello che penso io e che scrivo lo stanno pensando sempre più persone, da parte Retail una moltitudine, ma anche da parte industria il pensiero è sempre più frequente, dopo il primo innamoramento. Allora Max, io che non sono un tecnico, forse farò discorsi che tu ritieni da Bar, ma il tuo è proprio fuori dal mondo. Mi hanno dato del marziano recentemente, ma se lo sono esiste chi lo è più di me.
Con simpatia…
Andrea Meneghini
Caro Dott. Meneghini, sicuramente non ha bisogno di “avalli” esterni ma voglio darle tutta la mia solidarietà per una ragione molto semplice: sembra che quando si tratta di banche e di assicurazioni venga meno anche il diritto di critica. A prescindere dal torto o dalla ragione è mai possibile che certi “poteri” non si possano neppure mettere in discussione? ma dove siamo??
personalmente le posso dire, per quello che può valere, che sono assolutamente allineato al suo pensiero; le banche e le assicurazioni, legittimamente, danno l’ombrello quando non piove. Sottolineo “LEGITTIMAMENTE” ma nello stesso tempo non possono pretendere di far credere il contrario ne loro ne ancor meno i pochi improbabili alfieri che tentano di perorarne la causa ….
Almeno lascino ai clienti (o ex clienti) il diritto di denunciare quello che secondo loro non funziona.
Ma se anche le aziende sotto amministrazione giudiziaria non pagano più i fornitori ma si limitano a mandare delle lettere chiedendo di essere serviti perche non riescono a fare cassa ee a pagare le fatture di acquisto .la Do che fine farà ?
Nel mio ruolo di commeeciale o dovuto anche imparare a fare il credit manager…….ma tutto questo che futuro può avere ?
Alessandro ma come fai a conciliare i ruoli di commerciale e credit manager?
Sul sito dell’A.C.M.I. (Associazione Credit Managers Italia)fra le attività che rientrano nelle responsabilità del Credit Manager si legge:
– organizzazione dei processi,
– redazione delle procedure di sollecito e della policy del credito,
– la prevenzione del rischio di credito e la selezione della clientela,
– la gestione del credito e l’individuazione delle soluzioni di supporto alle vendite,
– il recupero del credito corrente e di quello in sofferenza,
– il recupero del credito in sede stra-giudiziale e giudiziale.
Mi chiedo: come fai a fare tutte queste cose? Come le fai? Come riesci a fare anche il commerciale?
Io ho lo stesso tuo problema e sto lottando da tempo all’interno del mio gruppo per delegare ad una società di rating la valutazione della solvibilità di tutti i nostri clienti.
Forse può essere la giusta soluzione per l’azienda e per me poter svolgere più tranquillamente il mio lavoro.