lunedì 20 Gennaio 2025

L’aumento dell’IVA si avvicina e la GDO scrive al Governo

Il primo Luglio si avvicina ed il Governo fino ad ora ha promesso l’impegno a trovare risorse alternative per scongiurare l’aumento dell’IVA, ma per ora provvedimenti concreti non se ne vedono.
Tutta la distribuzione nazionale, che vive un momento di crisi senza precedenti, manifesta da tempo la preoccupazione dell’effetto ulteriormente negativo sui consumi che si produrrà dall’aumento dell’imposta ed in questi giorni le 12 principali associazioni di categoria hanno diramato una lettera aperta al Presidente Letta.

Illustre Presidente del Consiglio, riteniamo necessario segnalare la gravissima preoccupazione da parte delle imprese per l’ulteriore rallentamento dei consumi che l’aumento dell’Iva previsto per luglio di quest’anno provocherebbe nella situazione di acuta recessione che sta caratterizzando in particolare i primi mesi del 2013. Le più recenti stime effettuate da centri studi e istituti specializzati indicano, a regime, l’impatto di questa misura in un aggravio di costi pari a oltre 160 euro a famiglia, fatto tanto più grave in considerazione delle 9 milioni di famiglie che versano in situazioni di difficoltà economica, di cui 5 milioni a rischio povertà. L’aumento dell’Iva avrebbe effetti sul settore distributivo, su quello della produzione industriale, sull’agricoltura e sul mondo dei servizi, che operano sul mercato interno, con rilevanti conseguenze anche sui livelli occupazionali. Si andrebbe in questo modo a deprimere la domanda interna, che deve al contrario essere rilanciata come motore propulsivo della crescita e del Pil. Auspichiamo fortemente che il Governo, pur in una situazione di difficoltà nel recuperare risorse, trovi una soluzione definitiva a questo difficile problema, dando così un chiaro segnale ai consumatori italiani e alle imprese che hanno ancora la volontà di investire in questo Paese.

Interessante anche la ricerca fatta dalla CGA di Mestre che mostra come le famiglie numerose siano le più penalizzare dall’aumento dell’IVA. Ecco alcuni casi tipo:

SINGLE: lavoratore dipendente. L’ incidenza percentuale del rincaro dell’Iva sullo stipendio netto annuo si farà sentire maggiormente per le fasce meno abbienti. Infatti è dello 0,29% su un reddito annuo di 15.000 euro, cala allo 0,27% su un reddito annuo di 55.000 euro. In termini assoluti l’aumento di imposta cresce man mano che aumenta il livello retributivo. L’aggravio oscilla tra i 37 e i 99 euro.

– DIPENDENTE CON MOGLIE E FIGLIO A CARICO: l’incidenza percentuale dell’aumento è inversamente proporzionale al livello di reddito. E’ dello 0,33% per un reddito annuo di 15.000 euro, scende allo 0,30% per un reddito di 55.000 euro. In termini assoluti l’aggravio d’ imposta, man mano che cresce il reddito, sale da 51 a 113 euro.

– MOGLIE E 2 FIGLI: anche in questa tipologia famigliare l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva è inversamente proporzionale al livello di reddito. Si attesta allo 0,34% su un reddito annuo di 15.000 euro, cala fino a toccare lo 0,31% su un reddito di 55.000 euro. Man mano che cresce il reddito, la maggiore Iva annua passa, in termini assoluti, da 61 a 120 euro.

– PIU’ FIGLI, PIU’ SI PAGA: dalle simulazioni emerge un altro risultato molto intuitivo: a parità di reddito, più aumenta il numero dei componenti di una famiglia, più si fa sentire il peso dell’ aumento dell’Iva.

Certo questo ulteriore aggravio impositivo sugli italiani, già in grande difficoltà, rischia di peggiorare ulteriormente la situazione economica. Ma soprattutto l’industria, che da diversi trimestri perde fatturato sul mercato interno, sarà la più danneggiata da un prevedibile ulteriore calo degli ordinativi, con conseguenze facili da immaginare anche sull’occupazione.
Il tema è molto delicato ma il Governo non sembra per ora aver trovato soluzioni concrete.

Dott. Alessandro Foroni
Dott. Alessandro Foronihttps://www.gdonews.it
Esperto di sociologia, organizza reti vendita e merchandising a livello nazionale, prepara i funzionari alla negoziazione con il trade.

9 Commenti

  1. Come ho sentito dire da Claudio Borghi Aquilini “l’aumento dell’iva ha portato un calo del gettito per cui mi verrebbe da pensare che un ulteriore aumento dell’iva porti ad un ulteriore calo del gettito ed allora cosa lo facciamo a fare? Masochismo? Faccio una tassa che non mi porta più gettito per il gusto di farla? Veramente non capisco”..purtroppo non credo ci sia molto da aggiungere.

  2. E’ una politica suicida ….Non solo un calo del gettito , ma la chiusura di molte aziende e perdita di posti di lavoro …. I politici non hanno capito che non c’è più niente da mungere e che le vacche sono morte !

    • No certo, anche chiusura delle aziende e successiva disoccupazione ma intendevo mettere l’accento sull’irrazionalità di una scelta che è palesemente in contrasto con le finalità che si prefigge mentre la disoccupazione ahimè può essere la soluzione ricercata per tenere a freno i prezzi.

      • L’aumento sconsiderato delle tasse oltre a una certa soglia non porta maggiori entrate nelle casse dello stato, viceversa porta a un calo perchè nessuno ha interesse a lavorare gratis , le aziende falliscono e si perdono posti di lavoro …. Succederà ad esempio quello che è descritto nella curva di Laffer , una teoria semplice ed elementare di 40 anni fa ! A meno che l’obbiettivo dei nostri politici e della UE sia quello di trasformare l’Italia la Spagna la Grecia e così via in una sorta di paesi del terzo mondo da sfruttare !

        • Sono d’accordo e aggiungerei questo: se il prezzo della riunificazione con la Germania dell’Est è stato fatto pagare a tutta l’Europa attraverso politiche non propriamente collaborative da parte della Germania contravvenendo allo spirito e alla lettera dei Trattati di Maastricht, allora il prezzo dell’annessione commerciale del Sud Europa a chi verrà fatto pagare? Alla Cina? Agli USA? Alla Russia? Non credo, oppure si ripagherà da sola con l’acquisizione straniera dei nostri migliori pezzi industriali? Ma soprattutto che interesse avrebbe la nostra classe politica a sminuire la sua influenza in ambito nazionale (quella in ambito europeo non è mai stata messa in discussione perché non è mai esistita)in un parlamento non più sovrano? Io non capisco la logica. Mi scuso con la redazione se queste domande esulano un po’ troppo dal contesto dell’articolo però penso che oggi ogni operatore e soggetto economico sia obbligato a porsele.

  3. In linea di principio sarei d’accordo con erni ed il Tenente Sheridan ma… vi rendete conto che stiamo parlando di un impatto su base annua di circa lo 0,3% (quindi 0,15% per il 2013)???

    Sui prodotti di largo consumo vuol dire uno o due centesimi in più a prodotto ma molti non cambieranno per niente; non credo proprio che sia il caso di stracciarsi le vesti (come fa Federdistribuzione); i problemi della Distribuzione e dei Consumi degli Italiani sono ben altri !

    • D’accordo ma allora proviamo a definire la faccenda in maniera molto empirica scomodando il ruolo delle aspettative in economia. Proviamo a raccogliere gli umori già largamente depressi di baristi, ristoratori, operatori della grande distribuzione ed i loro clienti relativamente a questo aumento. E poi se nella pratica del salto in alto non riesco mai a superare i 21 centimetri alzerò l’asticella a 22 rendendo ancora più difficile il suo superamento? Ma allora perché non portarla a 27? Se una cosa non funziona è logico prendere una decisione controdeduttiva?

  4. la politica italiana ha iniziato a fallire dall’epoca di Craxi.Nelle nazioni sane le tasse sulle imprese sono del 25% circa,lasciando i capitali da investire per crescere.in italia le imprese sono tassate al 65%. se fossi un imprenditore andrei a produrre altrove. e di altrove ce ne sono tanti anche in europa.

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