Ci eravamo augurati che l’apparato burocratico non ostacolasse troppo la ripresa delle attività economiche nei comuni emiliani colpiti dal terremoto. Ma a quanto pare, una volta passata l’emergenza, ogni livello della pubblica amministrazione sembra andare verso quella normalità burocratica a cui siamo tristemente abituati, pur considerando l’impegno degli amministratori locali.
Per quanto riguarda la riapertura delle attività commerciali (supermercati compresi) sono state diramate due direttive della Protezione Civile in dieci giorni che dettavano gli accorgimenti sulla sicurezza strutturale a cui adeguarsi per le strutture non danneggiate del terremoto. Ovviamente fatte in tutta fretta e parzialmente contraddittorie tanto che dopo la prima si stimava che solo il 2% degli edifici commerciali non danneggiati avrebbero potuto riaprire al pubblico.
La confusione provoca ovviamente dubbi e anche i professionisti accreditati dalla Protezione Civile per concedere le certificazioni di agibilità nel dubbio tendono a rimandare.
Il risultato è che molte attività site in strutture perfettamente intatte a 20 giorni dal sisma non hanno potuto riaprire e secondo i commercianti le tempistiche stimate dalle amministrazioni prevedono ancora almeno un mese.
E’ vero, in questi casi la prudenza non è mai troppa, visto che lo sciame sismico non accenna a terminare, ma bisogna anche tenere conto che molte attività commerciali non possono sopravvivere a mesi di inattività, senza contare le ripercussione sul lavoro.
Ci auguriamo che Protezione Civile e Amministrazioni locali impegnassero più forze per velocizzare i controlli e il rilascio delle certificazioni, per non sommare al danno sismico quello burocratico.