La più grande catena di drugstore tedesca, Schlecker, è stata messa in liquidazione e interromperà a breve tutte le vendite. Lo ha annunciato venerdi il curatore fallimentare dell’azienda, Arndt Geiwitz, che ha detto che non è stato trovato alcun nuovo compratore o investitore disposto a salvare la società secondo i parametri fissati da Geiwitz. Dunque in Germania chiuderanno gli ultimi 2.800 punti vendita Schlecker ancora in attività e i 13.200 lavoratori ancora impiegati perderanno il lavoro. Il sindacato VER.DI ha duramente criticato questa decisione, che tuttavia non dovrebbe interessare le consociate IhrPlatz e Schlecker XL, che continueranno la propria attività.
Da quando, il 23 gennaio scorso, Schlecker aveva dichiarato lo stato di insolvenza per mancanza di liquidità, erano stati approvati numerosi tagli per salvare l’azienda, che hanno incluso il licenziamento di circa 16.500 lavoratori e la chiusura di circa 4.500 punti vendita. Nonostante questo, Schlecker non ce l’ha fatta, anche perché nessuno degli imprenditori e delle cordate che hanno provato a rilevarla hanno voluto offrire più di 150 milioni di euro, una cifra considerata troppo bassa, visti che i debiti della società, secondo alcune stime, sfiorerebbero il miliardo di euro. Prima della crisi, in Germania i dipendenti di Schlecker erano circa 30mila, mentre erano 17mila quelli negli altri tremila negozi Schlecker nel resto d’Europa, tra cui Austria, Repubblica Ceca, Lussemburgo, Ungheria, Polonia, Francia, Spagna e Italia. Solo nel 2010 Schlecker ha visto scendere le entrate di 650 milioni di euro rispetto all’anno precedente.
La crisi di Schlecker si deve alla scarsa capacità dell’azienda di reggere il confronto con la concorrenza di nuovi negozi, soprattutto in termini di prezzi. Nei mesi scorsi si era parlato molto in Germania della possibilità di salvare la catena con un intervento specifico del governo tedesco, che però ha negato il suo contributo soprattutto per l’opposizione del partito dei liberali (FDP), al governo con la CDU (cristianodemocratici) della cancelliera Angela Merkel. Anche un tentativo di salvataggio mediante il gruppo bancario KFW (Kreditanstalt für Wiederaufbau), l’istituto di finanziamento pubblico tedesco controllato dallo Stato, non è andato a buon fine.
Ci si chiede quindi se la brutta fine del gruppo Schlecker sia dovuta solamente a responsabilità legate alla gestione o se sia il tipo di formato che sta perdendo colpi. Di certo, almeno in Italia, il trend di comparto è in crescita, ma non esistono grandi gruppi organizzati (a parte Acqua & Sapone), il più delle volte ci troviamo di fronte a strutture signole che fanno della flessibilità il loro punto di forza. Probabilmente la crisi è legata effettivamente ad una pessima gestione anche se la voragine debitoria ci lascia effettivamente a bocca aperta. Sicuramente il rischio per questo format esiste perchè, nonostante la ricerca del prezzo competitvo da parte dei consumatori, il fenomeno della “scorta” è rapidamente sparito in questi ultimi anni e la gdo tradizionale riesce ancora ad essere competitiva rispetto a questa forma distributiva.
sinceramente non credo che il problema di Schlecker fossero i prezzi: li ho sempre trovati competitivi e spesso c’erano delle ottime offerte. Era un’ottima alternativa ad Acqua e Sapone. Peccato …
Sono d’accordo con Alessandra sui prezzi!!!! Inoltre si trovavano degli ottimi prodotti delle linee As e Rilanja (esclusive Schlecker)con ottimi inci e con prezzi assolutamente contenuti quasi ridicoli per quantità e qualità. Purtroppo questi prodotti in Italia non potremo più trovarli se, come già stà succedendo, non verranno più riassortiti. Davvero dispiaciuta!!!!!
secondo me la causa e da ricercarsi sulle scelte del gruppo. Da menzionare sicuramente la scelta di sviluppare le foto anche dopo l’era del digitale,in Italia specialmente la drogheria e sparita vanno molto di piu’ i negozi professionali e con un’ottimo assortimento come quelli dell’acqua&sapone e della CAD.
L’unica speranza e che i negozi vengano smembrati e venduti a grossi gruppi, come e successo in maniera minore ai negozi Bipa rilevati dal gruppo D.M.O.