martedì 3 Dicembre 2024

La crisi è appena cominciata: gli errori della politica economica europea

Non è nostra abitudine occuparci di temi politici, ma l’orizzonte economico che si sta presentando, con la peggiore crisi del secondo dopoguerra che a nostro avviso è appena all’inizio, ci porta ad alcune riflessioni che vorremmo condividere con voi, cari lettori.
La inedita contemporaneità di mancanza di liquidità delle aziende, calo drastico dei consumi, inflazione sostenuta (soprattutto legata agli aumenti delle tariffe e dei carburanti), sta mettendo le economie dei paesi europei di fronte a sfide epocali.
Partiamo da alcuni dati di fatto: la crisi del sistema bancario si sta riflettendo sulle aziende attraverso la stretta del credito e la conseguente mancanza di liquidità. Le grosse iniezioni della BCE dei mesi scorsi sono rimaste in pancia al sistema bancario che a sua volta si trova in crisi di liquidità nonostante i massicci prestiti dei singoli stati negli anni scorsi e i continui aumenti di capitale. Il sistema bancario è ancora malato e il prezzo lo stanno pagando aziende e cittadini.
La crisi dei consumi sta alimentando una spirale deflazionistica che spinge i prezzi verso il basso ed erode fino ad annullarli i margini delle aziende, che essendo già in crisi di liquidità e di vendite chiudono.
E’ evidente che la politica economica rigorista percorsa fino ad oggi dall’Europa e sponsorizzata in prevalenza dalla Germania non sta funzionando, anzi sta portando paesi come Spagna e Italia in una spirale tasse-calo consumi-calo pil-ulteriori tasse per perseguire il pareggio di bilancio, che comincia ad assumere i contorni di un suicidio annunciato per queste economie, come è accaduto per la Grecia.
Sono due le strade alternative che si stanno affacciando nei dibattiti europei in questi giorni.
Da un lato abbiamo chi ci mette in guardia da quella che definisce “ossessione per il debito pubblico”: non esiste, per questa corrente di pensiero, nulla che dimostri che la causa della crisi attuale siano i debiti pubblici degli stati, semmai l’ossessione alla loro riduzione sta portando gli stati alla rovina. Il vero nodo è la riforma delle istituzioni europee come al BCE al fine di portare l’Unione verso un vero stato federale: l’euro è stato una grande scommessa, infatti non esiste al mondo un’altra moneta che non abbia uno stato di riferimento, e le terribili rigidità che ha imposto sono state occultate fino ad oggi dalla crescita economica. Oggi i nodi vengono al pettine: senza una parallela politica economica unica ogni stato procede secondo i sui interessi e molto diverso sarebbe lo scenario se la BCE fosse trasformata in un organo federale che avesse come obiettivi stabilità e crescita. Occorre quindi rinegoziare il trattato di Maastricht e tutte le rigidità che impone sia a livello di finanza pubblica sia a livello del sistema economico per ridare fiato alle economie. Ecco un breve video dove il Prof. Giulio Sapelli espone le ragioni appena citate durante una recente puntata di In Onda su la7:

Dall’altro lato c’è chi invece riconosce i debiti pubblici come una parte importante del problema e propone come soluzione una forte cura dimagrante per gli stati, come quella praticata nell’ultimo decennio da paesi come Germania e Svezia, attraverso, da una parte la cessione di asset e beni pubblici che lo riducano significativamente, e dall’altra a ridimensionare la spesa corrente e l’intermediazione dello stato nell’economia per ridurre di diversi punti di pil i costi della macchina pubblica e quindi ad un energico abbassamento delle imposte sulle aziende e sul lavoro per rilanciare la produttività. La riforma delle istituzioni europee non può essere ulteriormente rimandata: in un contesto di moneta e mercato unico le politiche economiche e fiscali o sono uniche o devono essere concorrenti e quindi gli ordinamenti meno efficienti e produttivi saranno penalizzati fino all’uscita dalla moneta unica.
Ci rendiamo conto che non si può ridurre in poche righe un argomento complesso come questo, ma ci interessa iniziare un dibattito con i nostri lettori per contribuire al dibattito che deciderà il futuro del nostro paese e dell’Europa. A voi la parola.

 

Dott. Alessandro Foroni
Dott. Alessandro Foronihttps://www.gdonews.it
Esperto di sociologia, organizza reti vendita e merchandising a livello nazionale, prepara i funzionari alla negoziazione con il trade.

2 Commenti

  1. Complimenti per l’articolo…
    personalmente non credo che le due strade siano alternative, ad un certo punto si incontrano.

    Il debito pubblico non è un problema a patto che ci sia qualcuno che lo finanzi.

    Necessariamente i sistemi inefficienti saranno espulsi dalla moneta unica

  2. L italia affonda…sempre di piu.
    Italiani…..dobbiamo svegliarci
    Non si fa niente per aiutare il consumatore,il negoziante,le piccole imprese locali..inutile sperare

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