Il Quotidiano Nazionale ha pubblicato un articolo dove spiega che la società Ispo del Professor Renato Mannheimer ha condotto un’indagine su “ Piccola e Grande Distribuzione” che ha svolto in quattro regioni del nostro Paese (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana)ed ha “scoperto” che il negozio tradizionale è oramai messo in soffitta nelle abitudini degli italiani. Secondo l’indagine, infatti, il 45% degli intervistati dice serenamente che iper e supermercati non possono mancare nemmeno nei centri storici delle città, anche a costo di stravolgerne l’assetto sociale, urbanistico e architettonico. Ed il famoso rapporto umano? Il consiglio all’acquisto? Secondo Mannheimer “agli italiani importa poco o nulla, guardano ai prezzi, all’assortimento, alla comodità, alla velocità. E qui hanno idee chiarissime: meglio il supermercato”. Noi più vicini alle questioni del Retail vorremmo magari precisare al Professore che proprio il Supermercato racchiude in sé la caratteristica del “vicinato” quindi dell’abitudinarietà e del famoso consiglio. Il sondaggio dell’Ispo ci dice inoltre che il 69% degli intervistati compra esclusivamente al supermercato, contro un 23% che si serve da entrambi i canali e un misero 8% che va solo o quasi nel negozio sotto casa. La motivazione principale è la convenienza. Uno studio di Esselunga allegato all’indagine Ispo, condotto in sei grandi città del nord, quantifica così l’effetto prezzi. Si va da un differenziale del 76,15% per frutta e verdura al 51% della pasticceria e della macelleria, dal 31,51% delle pescheria, al 26,75% della drogheria e al 23,31% della panetteria; nel complesso la spesa, in un supermercato della catena lombarda, arriva a costare il 40,33% in meno rispetto una identica in bottega. Ma non è solo questione di prezzi, per il 60% degli intervistati conta l’assortimento (“In un supermercato — dice Mannheimer — possiamo trovare fino a 14 diversi tipi di pomodori e decine di diverse varietà di insalate. Impossibile nel piccolo negozio”), per il 45% la freschezza e la qualità dei prodotti. Poi a scalare il parcheggio, la comodità degli orari, la velocità d’acquisto. Insomma per concludere sembra che la grande distribuzione stravinca,ma, sottolinea il professore, “non nello stesso modo in tutte le aree”.
I più affezionati alla GDO sono i toscani, che si servono al supermarket per il 78%, seguiti dagli emiliani al 71%, mentre la regione più ricca e frenetica d’Italia, la Lombardia, è paradossalmente quella più «tiepida» (63%) e quella dove ancora la bottega ha un suo spazio per oltre un terzo dei consumatori. Bottega addio, dunque? Si domanda il Quotidiano Nazionale “Non necessariamente — risponde Mannehimer —. Abbiamo verificato che in alcuni settori merceologici come panetteria, frutta e verdura, macelleria e pescheria soprattutto, c’è ancora una preferenza per la bottega, a condizione però che offra prodotti di altissima qualità, grande assortimento, marchi di nicchia o biologici”. Noi di GDONews abbiamo già affrontato questo argomento, e già immaginiamo le critiche che potranno essere rivolte alla GDO considerata una macchina schiacciasassi dei potenti contro i deboli “bottegai”. Invece proprio l’articolo evidenzia che la specializzazione dei piccoli negozi puo’ segnare un solco attraverso il quale la GDO non potrà mai arrivare e potrà continuare a mantenere un livello qualitativo che verrà riconosciuto dai consumatori e gratificato da marginalità che la GDO nemmeno si sogna.