Anche per effetto del record fatto segnare dalla benzina e dal gasolio, la spesa a chilometri zero con prodotti locali è aumentata nel 2011 del 53% e realizza la migliore performance tra tutte le forme distributive compresa la GDO. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti, sulla base dei dati Istat sul commercio al dettaglio, dalla quale si evidenzia che l’aumento dei prezzi dei carburanti influenza e cambia la spesa degli italiani che in misura crescente scelgono prodotti locali e di stagione. Una rete che coinvolge 20.800 produttori e che ha creato 3.500 nuovi posti di lavoro. Un’attività che sta viaggiando in controtendenza rispetto alla tradizionale vendita al dettaglio. Sono stati 9,2 milioni gli italiani che – secondo i dati presentati da Coldiretti – hanno fatto shopping direttamente dagli agricoltori per una spesa di 489 milioni. La «Gdo» degli agricoltori, partita nel 2008 con 109 mercati, già nel 2009 registrava un vero e proprio boom (+400%) sull’onda anche della disciplina normativa del ministero delle Politiche agricole. E ora punta a diventare un canale alternativo alla grande distribuzione. Oggi infatti sono 5.683 i punti vendita dei prodotti alimentari a chilometri zero, tra i quali si contano 3.972 aziende agricole, 670 agriturismi, 878 mercati e 163 botteghe, secondo la fondazione Campagna Amica.
I prezzi sono sicuramente uno dei motivi principali per la scelta dei consumatori, ma il fattore localistico sembra sempre più importante nella loro sensibilità. Anche alla luce del dibattito dei pagamenti della GDO questa valvola di sfogo per il mondo agricolo nostrano si sta rivelando sempre più importante. Le prospettive sono ancora più interessanti e promettenti grazie al decreto semplificazioni che ha snellito ancora di più l’apertura di mercati e boutique agricole cancellando l’obbligo della Dia ed equiparando così le procedure a quelle della vendita diretta in fattoria. La distribuzione dovrebbe cominciare a preoccuparsi.
Forse la GDO dovrebbe fare qualche riflessione su questo punto.. è solo colpa della crisi economica e della minore disponibilità liquida dei consumatori o ci sono altre motivazioni?