Aicube, cosa pensano i lettori: la vera anima di GDONews

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Avevamo scritto un trafiletto qualche settimana fa circa l’avvenuto accordo tra Interdis e Pam per la costituzione dell’associazione denominata Aicube. Noi per primi eravamo e siamo scettici per i termini dell’accordo che riteniamo utile per Interdis, dopo l’uscita da Sicon, per rimanere nella scia dei primi cinque contratti del Paese – sia chiaro né primi né secondi – però non vedevamo e non vediamo il vantaggio per il Gruppo Pam Panorama. Così, senza voler commentare, abbiamo fatto la scelta di pubblicare un estratto del comunicato stampa e di informare il lettore di ciò che accade al netto dell’”aria fritta” e di video improbabili che sono circolati attorno alla notizia, lasciando al lettore lo spazio per scrivere ed argomentare in termini critici ed analitici la notizia.

Un nostro lettore, Luca, ha aperto i commenti usando toni lapidari, come si usa in un blog libero, ed ha detto la sua verità: “Interdis 14 superstiti di una centrale “pionieristica del marketing” dei quali salviamo solo l’eccellente Migross e forse Isa […]CEDI, efficienti ed efficaci, con concentrati dai 5 ai 20 milioni di euro. La vera efficienza sarebbe fare un solo CEDI per 11 Soci” – su Pam ha poi aggiunto – “la sua storia parla da sola; Preistoria veneta della distribuzione”. A parte, ripetiamo, la lapidarietà del giudizio che è proprio di chi parla in un Blog, quindi fuori – come deve essere – dagli ambiti formali che sono doverosi ma spesso eccessivi tali da danneggiare il nostro mondo, Luca spiega che secondo lui l’Associazione appena costituita non ha rilevanza nel panorama distributivo nazionale. A Luca ha fatto eco un altro lettore, Simone, che seguendo il nostro pensiero ( espresso nell’incipit) non capisce l’assonanza tra Pam e Interdis. Il commento successivo, di Daniele, apre un altro dubbio relativamente all’accordo: che si tratti si una sommatoria di contratti rivolti ad ottenere ( usa il termine “illudersi”) dignitose migliorie contrattuali. La discussione trova colore e viene animata dall’interessante domanda di Roby che chiede a Luca: “Vorrei capire perchè PAM sarebbe la preistoria della distribuzione. In Italia siamo solo capaci di criticare tutto a prescindere prendendoci il lusso anche di non argomentare.” Proprio grazie a questi interventi GDONews trova la sua ragione d’essere, ovvero quando ad alimentare un vero confronto sono due persone, che vivono il nostro mercato, e che essendo di parere discorde, espongono opinioni e chiedono chiarimenti. La risposta di Luca non si fa attendere: “Caro Roby, confermo preistoria; a proposito di Pam franchising è l’esempio di come non si deve strutturare una rete di franchising. Logiche di puro sell in verso l’affiliato, listini poco trasparenti e ricerca del profitto a discapito degli affiliati. Panorama: sviluppo della rete a macchia di leopardo, format inesistente con una spruzzata di comunicazione da vip per coprire i punti di debolezza. Supermercati Pam: mi spieghi la logica dello sviluppo? Un po’ dappertutto senza essere leader quasi da nessuna parte; punti vendita vecchi, nuovi e semi nuovi con un equity del Brand assente e anche qui una spruzzata di comunicazione sui freschi copiata male da Esselunga. Per finire i discount: i numeri e il ranking nel bel paese confermano che forse sarebbe bene concentrarsi su altri canali. Forze buttate. Per la ristorazione invece direi bene. In sintesi hanno disperso forze e denari su molti canali senza costruire una vera leadership in nessuno di questi. Comunque rispetto ad Interdis parliamo di eccellenza della distribuzione. Perché sporcarsi l’immagine con questa idiozia di aicube? Per le scoperte pionieristiche di Santambrogio o per i contratti di caffè Motta?”.

Continua il tono libero del blog con argomentazioni che, condivisibili o meno, trovano dei ragionamenti logici e denotano una certa conoscenza del mercato e dell’argomento trattato. A questo punto Roby, con la medesima competenza, risponde nuovamente a Luca: “Quest’anno Pam ha incrementato il proprio market share. Panorama non va bene, ma dimmi quale altra catena di Iper sta performando bene. IN’s mi sembra vada bene. Sul Pam franchising posso essere d’accordo. Si parla dei uno dei migliori gruppi italiani, che potrebbe fare sicuramente meglio. Forse proprio per questa tendenza a voler fare tante cose (troppe?) bene quanto basta e non eccellere in nulla. Da qui a preistoria… ne passa. Certo se la smettessero di copiare qui e li e ci mettessero di più del proprio, sarebbe meglio. Togli Esselunga, chi va meglio e come rappresenta il futuro della Distribuzione? Appunto, qual’è il futuro della Distribuzione secondo te?”. Nella discussione entra anche l’opinione di Riccardo che muovendo una critica a Luca prova a spiegare i motivi della nascita di Aicube: “Il futuro per le aziende della distribuzione implica un processo di miglioramento sia per quanto riguarda i contratti sia per le politiche di vendita da parte di ciascuna impresa. L’accordo tra Pam e Interdis va letto in quest’ottica. La situazione Pam è stata ben descritta dal commento di Roby. Le considerazioni precedentemente esposte su Interdis invece sembrano più di carattere emotivo e personale che altro… Di certo e reale c’è un gruppo che pur con le dinamiche tipiche della DO è riuscito anche ad esprimere da molti anni ottime iniziative a livello nazionale e locale.” Insomma cari lettori, la discussione si sta facendo interessante e siamo ansiosi che Luca, perso nelle sue problematiche quotidiane, ritorni sul web e su GDONews e risponda ai lettori Roby e Riccardo.

Abbiamo voluto mettere in Top News i commenti ad una notizia che noi non riuscivamo ad argomentare dopo la “buriana” di proclami che avevano reso vana qualsiasi argomentazione logica. Ci avete pensato voi lettori a ridare la giusta dimensione alla notizia, ed per questo vi ringraziamo, i vari Luca , Roby, ma tutti, tutti voi che commentate e che con il vostro contributo date un anima a questa rivista così seguita.

 

6 Commenti

  1. Ciao e complimenti.
    nella difficoltà di essere lapidario per un blog importante, mi permetto qualche osservazione in merito ad Aicube:
    – Interdis è allo sfascio
    – Le due logiche di acquisto sono completamente diverse: PAM sconto in fattura leggero e contratti pesanti; INTERDIS (priva di una propria identità) con prezzi netti/nettissimi sulla maggior parte dei prodotti
    – PAM ha una rete distributiva importante, una ponderata altrettanto importante, dei vertici (quelli si) preistorici ed è incapace di brillare di luce propria, ma si limita a copiare format già adoperati da Esselunga e Conad sia commercialmente che a livello di display espositivo
    – PAM non gira le migliori condizioni di acquisto ad INTERDIS, ma vuole assorbire le migliori condizioni di acquisto di alcuni contratti CONAD
    – INTERDIS deve sopravvivere e giustificare il posto di lavoro di quattro dirigenti che onestamente non hanno più una funzione; e sono curioso di sapere cosa faranno per il resto dell’anno solare una volta terminata la tornata dell’allineamento con PAM e dei rinnovi contrattuali
    Un cordiale saluto

  2. Grande analisi, che risponde al quesito di Roby che non si capacitava del perché definire preistoria Pam. Il problema e’ la presenza da 30 anni di un management inadeguato che avrebbe potuto orientare l’imprenditore a definire obiettivi qualitativi e sostenibili di più alto livello. Comunque grande rispetto per i Bastianello famiglia di grandi imprenditori. Il gioco al massacro su Interdis diventa facile ora; ma proprio per questo rispettiamoli con il silenzio che si conviene ad un rito funebre. Dimenticavo di dire a Roby che a breve gli risponderò sul futuro della distribuzione. Grande gdonews il primo spazio libero dove la distribuzione si toglie il bavaglio.

  3. Dico la mia: non mi è piaciuto il chiasso attorno ad un evento non evento (nascita di Aicube). Penso che a leggere oggi la situazione di Interdis sia molto semplice additarla come moribonda, ma ho già vissuto altre situazioni di moribondi poi improvvisamente rinati ed osannati dalla folla. Luca dice bene: hanno Migross e Isa che sono due gruppi locali di buona consistenza. Se io fossi nel management Interdis partirei da lì: è necessario creare un progetto associativo vincente, dove la Centrale Nazionale sia presente sul territorio periferico quotidianamente, in grado di offrire studi di category locali diversi e vincenti per ogni field operativo, aiuterei i ce.di. a formare un management adeguato convincendo gli stessi ad investire in risorse umane, uomini con idee e capacità. Sarebbe necessario sviluppare una marca commerciale all’avanguardia in linea con moderne esigenze della DO. L’obbiettivo dovrebbe essere quello di arrivare a vendere una struttura nazionale rinnovata, con idee all’avanguardia e riconosciute come tali dai consumatori. In Italia si vedono esperimenti molto interessanti in questo senso in altre insegne. Credo onestamente – è un mio pensiero – che il rapporto con Pam sia più rivolto a mantenere in linea con il mercato i propri contratti, e per Pam un buon investimento, nulla più (ecco perchè ho scritto all’inizio evento non evento). Lo dirà il tempo se Interdis riuscirà ad arrivare agli obbiettivi che si prefigge, gli auguro che possa essere così. Buon lavoro.

    • Egr. Meneghini,
      il suo augurio alla sopravvivenza Invocato per interdis si scontra pero’ con eventi storici non arrestabili; e’ iniziata la seconda era glaciale della distribuzione italiana e solo le specie più forti sopravviveranno. Interdis purtroppo e’ destinata all’estinzione. Ma a parte questa ovvietà vorrei tornare alla domanda irrisolta di Roby: il futuro della distribuzione italiana era già scritto 15 anni fa. Soli pochi allora erano coraggiosi nel dire che il formato di successo in Italia sarebbe stato un vicinato urbano di tipo imprenditoriale che vedeva la forbice del format partire dai 250 mq allungarsi fino ai 3500 mq. Dalla superette interquartieriale al superstore di città con parcheggi comodi e non food. Solo gli imprenditori sanno affrontare con elasticità i mercati locali e solo queste organizzazioni sanno sburocratizzare le procedure e limitare i processi che stanno portando le multinazionali fuori dal mercato italiano. Ad esempio Carrefour e’ vero che ha un problema di format con l’iper ma pesa molto di più l’inadeguatezza del management che ha in 20 dilapidato un patrimonio di location e culture locali asservite a nefasti principi centralizzati e burocrati. Caro Roby il ragionamento continua la prossima puntata

  4. Da parte mia non volevo dare più importanza di quel che merita all’accordo con Interdis. Poca per quel che mi riguarda.

    Interdis sta cercado di avere contratti di acquisto più pesanti in modo da attirare nuovi soci e rinascere. PAM prenderà qualcosa per questo servizio… non saprei come leggerla diversamente.

    Fuori tema mi sembravano i soliti commenti, non oggettivi a mio modo di vedere, sul fatto che PAM fosse preistorica. Visti i risultati non male e viste anche alcune innovazioni che stanno portando avanti, vedi la focalizzazione sul cliente.

    Certo in un mercato guidato dai contributi dei fornitori non è facile cambiare…

    Per via di format… il gruppo li ha tutti, e non è certo ingessato da processi stile multinazionale.

    Non credo che il format sia l’unico futuro delle distribuzione.

  5. Giovedi prossimo da Santoro a Servizio Pubblico, le vicende di Midal spa, storico e fino a un anno fa importante fiore all’occhiello di INTERDIS nel Lazio e in provincia di Latina con numerosi IPERsidis, maxisidis e un GUSTOsidis meraviglioso, tristemente fallita non per pochi incassi ma per errori amministrativi e magnamagna all’italiana. Tra i responsabili l’ amministratore delegato del gruppo nonchè presidente di Interdis ***. ***** *********. Date un’occhiata alla trasmissione. Una cosa posso dirla, ora a quattro mesi dalla riapertura i supermercati, brandizzati SIGMA e CONAD che si sono spartiti i “vecchi” sidis della Midal, riaperti non lavorano come prima e i clienti si lamentano. Come mai?

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