Il Presidente Alessandro De Rocco: “Azove Sostenibile. Organizzazione all’avanguardia nelle sfide della sostenibilità e del benessere animale, che conserva lo spirito mutualistico originario”. Michela Tedesco, direttore Azove: “Patrimonio avuto in prestito e in custodia dai futuri soci di domani”.
Tra le azioni di responsabilità sociale di Azove c’è anche il sostegno l’arte: presentata dalla critica d’arte Martina Cavallarin l’opera dell’artista Riello, una scultura d’erba che celebra l’erba.
Valori mutualistici e cooperativi, garanzia del credito per gli allevatori, servizi di assistenza tecnica ai soci. Il mezzo secolo di storia di Azove parte da questi elementi costitutivi. A celebrarli nella due giorni di Azove 50, il 7 e 8 novembre in Villa Borromeo a Rubano (PD), sono intervenuti oltre 350 tra soci, produttori, buyers, partner, mondo della GDO, fornitori, rappresentanti delle Istituzioni.
Era il 1973 quando nasce, con 15 cooperative e con la denominazione di CoZoVe (Consorzio zootecnico veneto), quella che nel 1998 diventa AZOVE Associazione Zootecnica Veneta e che oggi è la più grande Società Agricola Cooperativa del Veneto e la più importante organizzazione di produttori della regione, che gestisce direttamente la filiera completa – dalla terra al consumatore – della zootecnia bovina da carne.
“Abbiamo capito che dovevamo unirci per poter sviluppare la zootecnia in un mondo che necessitava di risorse importanti, che singolarmente era difficile e rischioso mettere in campo” racconta ricordando gli esordi il Presidente Alessandro De Rocco, socio Azove con la propria cooperativa La Francescana SCA che si occupa di allevamento di bovini da latte e carne, presidente della società finanziaria Finzove e componente di diverse associazioni di rappresentanza del settore.
Fin dall’inizio, infatti, Azove comprende la necessità di supportare finanziariamente le aziende socie per favorirne lo sviluppo e di farsi garante nei confronti del sistema bancario, tanto che nel 1989 viene fondato il consorzio di garanzia FINZOVE. Ai valori fondativi, presto si aggiungono quelli della filiera corta e certa, della qualità garantita, della collaborazione con Università ed enti di ricerca come l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie per la sostenibilità e il benessere animale.
“La sostenibilità, ambientale, sociale ed economica, è da sempre nel DNA di Azove e anche questa è la modernità della cooperazione, in cui coesistono modello mutualistico e imprenditoriale, agricoltura e industria” ha aggiunto De Rocco. Sono temi oggi sempre più sotto i riflettori dei cittadini e dell’UE, che proiettano Azove in una prospettiva di leadership, in un contesto sfidante caratterizzato da una sempre maggiore attenzione alla salute di uomini, animali e ambiente e a tendenze alimentari orientate al vegetale e alle carni sintetiche.
Azove oggi
“Oggi il gruppo conta su circa 80 soci, allevatori privati e cooperative, che operano in tutte le province del Veneto, ha chiuso il 2022 con un fatturato di circa 168 milioni di euro che stimiamo di portare a 170 nel 2023” racconta Michela Tedesco, vicentina, dal 2019 direttore generale di Azove, manager di consolidata esperienza in progetti di cambiamento aziendale, nella gestione strategica, organizzativa e finanziaria di realtà strutturate e complesse. Con l’apertura nel 2020 di uno stabilimento di produzione e lavorazione delle carni a Cittadella, è stato aggiunto l’ultimo tassello della filiera che permette di portare direttamente sulle tavole dei consumatori, attraverso le più importanti insegne della Gdo, con grossisti e macellerie su tutto il territorio nazionale, un prodotto di eccellenza.
Ora l’obiettivo è attrarre nuovi soci e fornitori, sostenendoli negli investimenti, favorendo con i servizi di Azove la crescita, il benessere e l’occupazione delle aziende agricole per rendere la filiera ancora più competitiva, valorizzando ulteriormente la qualità dei prodotti con una costante attenzione all’innovazione, alla sostenibilità ed al benessere animale.
Azove e l’artista Antonio Riello
Antonio Riello nasce a Marostica nel 1958 ed è uno dei più eclettici artisti italiani. Lavora con tecniche diverse, pittura, scultura, design, fotografia, installazioni e video-game. L’artista esplora le questioni più attuali e discusse della società occidentale contemporanea. Ha esposto le sue opere in diversi musei e istituzioni.
Il dialogo tra Azove e Riello nasce grazie all’approccio curatoriale di Unlike Unconventional Events, che si occupa di eventi e mostre d’arte contemporanea e di piani di lavoro Arte / Impresa, e curato dalla critica d’arte Martina Cavallarin. Il progetto sviluppato da Antonio Riello per AZOVE è un’opera sul territorio, sul terreno, sul suolo, sul foraggio, sui vegetali, nato dallo studio specifico del settore, delle buone pratiche e dei valori imprescindibili dal fare e dall’essere produttori oggi.
Il risultato è un’opera scultorea che si srotola come un grande verde arazzo a parete, nel quale la sagoma di un toro dalle fattezze energiche è costruita intagliando la silhouette su di un supporto di erba sintetica che restituisce l’odore dell’erba vera.
L’immagine del toro è accompagnata da un fregio che reitera in sequenza la “Tau” caratteristica di Sant’Antonio Abate, tradizionalmente il protettore degli animali.
L’operazione si arricchisce anche di un’edizione limitata – 300 esemplari numerati e firmati dall’artista – stampata su carta martellata di 200 gr in formato simil A3.
Azove sostenibile
La seconda giornata di Azove 50, realizzata con il patrocinio del Dipartimento DAFNAE dell’Università di Padova, ha posto il focus su sostenibilità e benessere animale. Si è parlato di ricerca e sviluppo nella filiera Azove, di carne e nutrizione moderna, di benessere animale, di zero antibiotici, biosicurezza degli allevamenti, monitoraggio permanente per la qualità certa e garantita e sostenibilità con, tra gli altri, specialisti di zootecnia e veterinaria Massimo De Marchi, Professore di Zootecnica Speciale Università di Padova, Francesco Francini medico nutrizionista AO Padova, Luigi Bertocchi, veterinario dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lombardia ed Emilia Romagna, Marco Noventa, Ruminant Nutritional Azove.
Secondo l’ultima indagine Eurobarometro, è l’84% della popolazione europea a chiedere maggiore attenzione al benessere animale in allevamento.
“Azove ha saputo precorrere e interpretare benissimo il cambiamento epocale avvenuto nell’approccio all’alimentazione e alla carne negli ultimi 50 anni – ha detto Luigi Bertocchi, veterinario dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lombardia ed Emilia Romagna – con progetti come la prima certificazione nazionale sulla rintracciabilità della carne nel 2015, con la raccolta di informazioni aggiuntive rispetto all’etichettatura obbligatoria”.
Azove seleziona i bovini delle più pregiate razze da carne, in Francia e Italia e nel prossimo futuro, grazie a un progetto finanziato dal MIPAAF, nell’area di Arborea in Sardegna, nelle migliori zone di pascolo. Tecnici, veterinari e agronomi Azove seguono il rispetto delle pratiche di allevamento e trasporto, curano la salute dei bovini secondo precisi piani di monitoraggio, con particolare attenzione all’alimentazione personalizzata.
In 15 anni Azove ha sviluppato intensamente progetti di ricerca innovativi e tecnologicamente avanzati. È stata la pioniera nell’investire, già dal 2017, sull’allevamento di bovini Antibiotic Free, producendo una linea di hamburger “AzoveZero” che si colloca nel segmento “free from”.
Il progetto di sviluppo di Azove guarda ora alle nuove esigenze di mercato partendo dalla valorizzazione dei soci e degli allevatori locali, minimizzando l’impatto ambientale e garantendo al consumatore la possibilità di acquistare un prodotto di provenienza certa e una carne di qualità.
Del resto sta crescendo l’interesse anche dei produttori verso sistemi più sostenibili, con una maggiore attenzione all’uso delle risorse naturali, alla riduzione dell’uso di input esterni (materie prime per alimentazione, fitofarmaci e medicinali), al benessere degli animali allevati, oltre che alla qualità e sicurezza dei prodotti, rispondendo così alle nuove richieste dei consumatori.
Nel pomeriggio il focus si è spostato sul tema della cultura del lavoro e sulla gestione delle risorse umane nella sessione intitolata ‘Generazioni comunicanti’ con il contributo di Daniele Marini, Professore di Sociologia dei processi economici dell’Università di Padova, e le esperienze, tra gli altri interventi manageriali, del Direttore generale dell’azienda Bcorp Cielo e Terra Luca Cielo e del dirigente Ortoromi Luca Chinaglia.