Il Governo ha deciso di fissare il prezzo al pubblico per le mascherine chirurgiche in 50 centesimi ma e aziende italiane del commercio le hanno comprate a un prezzo più alto.
Dopo la nota stampa del Gruppo CRAI che dichiarava di ritirare dalla vendite le mascherine chirurgiche, arriva anche la posizione di Federdistribuzione e di ANCD (Conad) che in una nota ufficiale chiedono:
- che venga applicato alle aziende del commercio lo stesso accordo che il Governo ha stipulato con le farmacie e quindi assicurando la copertura dei costi sostenuti oltre i 50 centesimi;
- di poter accedere agli stessi fornitori con le medesime condizioni per le prossime forniture così da poter mettere a disposizione dei clienti le mascherine chirurgiche al prezzo definito dall’ordinanza del Commissario Straordinario per la gestione dell’emergenza Covid 19, altrimenti le aziende della distribuzione moderna non saranno in grado di fornire questo prodotto ai clienti alle condizioni
Sembra che il caos provocato dal prezzo imposto delle mascherine chirurgiche sia destinato a proseguire in mancanza di chiarezza del Governo. Da più parti il mercato ha spiegato che i prodotti vengono acquistati sul mercato a prezzi superiori e che risulta praticamente impossibile la vendita a 0,50€. Eppure il Commissario Domenico Arcuri aveva dichiarato che “Durante i primi giorni della crisi il prezzo delle mascherine, di 8 centesimi prima dell’emergenza, era arrivato almeno a 5 euro. Il costo di produzione della mascherina è di 5 centesimi secondo le nostre analisi, capite qual era lo spazio di profitto, bisognava limitarlo, tanto più che le aziende non erano tutte italiane. Le aziende ora ce le danno a 38 centesimi“. Per questo, ha precisato, “vorrei leggere una norma in cui queste speculazioni vengono non solo annullate, ma sanzionate. Io ho potere di confiscare e lo sto facendo”.