La Esselunga della famiglia Caprotti collocherà un’emissione obbligazionaria la prossima settimana. Marina, vice presidente del gruppo dei supermercati, presenterà con Mediobanca, Intesa, Unicredit e Citi il progetto agli investitori a Milano, Londra e New York. In pratica, sarà la prova generale prima del debutto in Borsa. Servirà a rifinanziare una parte degli 1,5 miliardi di debito contratto per il riassetto tra gli eredi
La famiglia Caprotti prepara un’emissione obbligazionaria del valore di circa 900 milioni, ma potrebbe arrivare fino a un miliardo per la sua Esselunga: dipenderà dall’appetito degli investitori istituzionali, cioè fondi, banche, assicurazioni sui mercati internazionali. È il primo bond di questa taglia per un gruppo italiano dei supermercati e certamente uno dei più grandi mai collocati da un concorrente europeo.
Da Milano a New York
Esselunga collocherà la prossima settimana il bond sul mercato già la prossima settimana dopo un road show che partirà lunedì tra Milano, Parigi, Londra e New York. È rivolto agli investitori istituzionali, anche se non si esclude una tranche riservata al retail. Le banche coordinatrici dell’offerta sono Citi, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Obiettivo, sostituire una larga fetta degli 1,5 miliardi di prestito contratto a luglio dalla società di cui è vice presidente Marina Caprotti per finanziare il riassetto tra gli eredi del fondatore Bernardo Caprotti. Esselunga andrà in Borsa, in base alla scelta fatta dagli eredi. E il collocamento del bond rappresenta una sorta di prova generale tra la famiglia Caprotti, Esselunga, il management e il mercato.
Il finanziamento
A fine luglio Esselunga aveva ottenuto da Citi un finanziamento da 1,5 miliardi sindacato con Mediobanca, Unicredit, Intesa e poi ampliato a Banco Bpm e Bnp Paribas. Sullo sfondo c’è appunto la riorganizzazione del gruppo innescata dal riassetto tra gli eredi di Bernardo Caprotti. Un’intesa che ha posto fine a lunghi anni di dissidi familiari, ed è stata raggiunta a giugno e che ha fatto scattare la successione. Il filo rosso della soluzione in famiglia era partita dalla Villata partecipazioni, la cassaforte immobiliare che contiene larga parte dei muri dei 154 store Esselunga.
Il primo passo prevedeva che il gruppo acquistasse per contanti il 45% di Villata dai fratelli Violetta e Giuseppe Caprotti, figli del primo matrimonio del patron lombardo, grazie a un finanziamento di circa 1,5 miliardi messo a disposizione di Esselunga da parte di Citi, l’advisor impegnato a dipanare la matassa degli assetti. Hanno venduto una quota del 22,5% a Esselunga anche Giuliana e Marina. Il risultato? Esselunga avrà in presa diretta una partecipazione pari ai due terzi (67,5%) dell’immobiliare Villata e l’altro 32,5% resterà a Giuliana e Marina. Esselunga sarà così un gruppo integrato anche sul fronte immobiliare e riceverà i flussi costanti che provengono dagli affitti degli store. Il secondo passo prevedeva che Esselunga si fondesse con la cassaforte Superit, presieduta dal giurista Piergaetano Marchetti, che ora la controlla al 100%.
Dopo il riassetto la società ha mantenuto un profilo patrimoniale solido, visto che il debito è attorno a due volte il margine operativo lordo del gruppo, pari a 661 milioni nel bilancio del 2016 e previsto in crescita quest’anno. La firma apposta a giugno ha concluso una lunga stagione di tensioni tra i due rami familiari perché il riassetto farà scattare il completamento della successione del gruppo. I fratelli Violetta e Giuseppe si iscriveranno al libro soci di Esselunga. A loro Bernardo Caprotti aveva assegnato il 30%, l’eredità legittima. Come soci di minoranza, non saranno nel board, dovrebbero ricevere informative periodiche e poi uscire con la quotazione. L’assetto proprietario sarà coerente con le scelte di Marina e Giuliana di non vendere. L’Ipo farebbe parte di un piano di medio periodo e dovrebbe realizzarsi entro un biennio.
[via corriere]