
Sono alla vigilia di un impegno professionale nuovo che mi vedrà coinvolto, con il mio caro collega Enrico Carosio, nella conduzione di uno stage con un’ intera classe superiore. Per me una grande novità, una sfida mai affrontata prima. Non voglio perdere tempo a raccontarvi cosa faremo nel dettaglio (se così fosse potreste contattarci in privato) serve una doverosa premessa sul percorso che ci ha spinti in questa nuova iniziativa: in quasi tutti i colloqui di lavoro, sento parlare di “esperienze negative” degli stages, tirocini, svolti durante il periodo degli studi. Mi sono sempre chiesto il motivo, ho cercato di carpire notizie dai candidati vari, ma risposte a mio avviso interessanti non ne ho mai ricavate, tranne le frasi canoniche. Mi rimaneva una possibilità: quella del coinvolgimento diretto e così è stato.
Con Enrico ci siamo resi disponibili con alcune idee proposte ad alcuni istituti di scuola superiore, ci siamo avvicinati agli studenti, insegnanti e genitori, e, dopo alcuni tentativi, quest’anno partiremo con una nuova iniziativa con una quinta superiore di un Liceo Socio Pedagogico.
Il tirocinio (o stage come dir si voglia) per un ragazzo che si sta affacciando al mondo dell’università o del lavoro, può rappresentare – anche se breve, ma, se ben fatto, intenso – un tassello importante, in particolare per acquisire una maggior consapevolezza non solo delle proprie competenze scolastiche ma soprattutto per le proprie attitudini rispetto a quelle che il mondo esterno alla scuola, in questa fase, richiede. Non solo il saper fare inteso come competenza tecnica, ma anche ciò che io mi “sento” di fare e so che lo farò bene!! Mettere, pertanto, in connessione queste competenze con una scelta futura di studio o di lavoro il più coerente possibile con le proprie aspirazioni ed aspettative.
Alterneranno momenti formativi a momenti di esperienza concreta, in realtà molto diverse tra loro, dove potranno osservare, conoscere, capire meglio le dinamiche del complesso mondo del lavoro in ambiti, professionalmente parlando, molto diversi tra loro.
Vorrei inoltre riflettere ad alta voce sul “perché” abbiamo deciso di fare quest’esperienza e del perché ci siamo posti tre obiettivi principali:
Iniziamo con il primo: una maggior consapevolezza della complessità della società odierna e in particolar modo quella del mondo del lavoro: la distanza tra mondo del lavoro e la scuola è enorme! E se è pur vero che la maggior parte delle persone farà l’università per una miglior specializzazione, è ancora più importante avvicinarsi alla realtà, soprattutto a 18 anni, per capire al meglio cosa i ragazzi potrebbero fare per sé e per la propria comunità in futuro.
Un secondo obiettivo sarà quello di far toccare con mano la vita aziendale, anche se solo in osservazione, o attraverso eventi formativi che li vedranno protagonisti privilegiati sulle dinamiche relazionali. Saranno spettatori e protagonisti di una serie di attività per meglio assimilare il pensiero divergente che l’esperienza di stage intende stimolare. E’ come se facessero una settimana di formazione trasversale su vari temi, mettendo in gioco la loro capacità di osservazione e creatività tra ciò che hanno fatto come studio e ciò che immaginerebbero di fare; vale adire un processo creativo.
Un terzo obiettivo sarà quello di lavorare ogni giorno, insieme o in piccoli gruppi di lavoro, attraverso queste esperienze diverse per raccogliere “a caldo” ogni pensiero, feedback, osservazione, criticità, dubbi, perplessità, certezze. Questo permetterà di riflettere e stimolare le proprie competenze e le diverse attitudini.
Ma le motivazioni intrinseche ed emergenti che ci ha spinto verso questa avventura sono anche altre, forse le più vere:
Una è quella di contribuire anche nel nostro piccolo a costruire qualche cosa anziché dissacrare. Mettere i giovani finalmente in primo piano, spettatori critici del nostro mondo, perché saranno loro che dovranno trovare nuove strade, nuove idee nel massimo rispetto di vecchi schemi e vecchie strutture. Un’altra è quella di non vedere o sentire più giovani candidati dissacrare i loro stage dicendo “… ho solo fatto fotocopie, risposto al telefono ed archivio “.
Ho voglia di farmi contaminare: ho voglia di nuovo entusiasmo e di nuove emozioni. Ho voglia di condividere la passione del lavoro che faccio …. Soprattutto con dei giovani che per la prima volta si avvicinano al mondo del lavoro …. Ho voglia di qualche cosa di nuovo che mi contagi .. e forse con dei 18enni in ufficio qualche speranza posso intravederla anch’io. Spero mi stupiscano e che mi aiutino a vedere nuovi orizzonti. Alla prossima per raccontarvi quest’esperienza.