Sabato è stato eletto il XII Presidente della nostra Repubblica Italiano. Un doveroso saluto al neo Presidente Sergio Mattarella ed un “semplice” in bocca al lupo anche da queste colonne: il lavoro non manca viste le riforme tanto annunciate che dovrà firmare, rivedere, stimolare, correggere e, in taluni casi, rimandare per una riscrittura.
Una di queste è il Jobact, tanto annunciato, reso legge, ad oggi “atteso” perché ancora privo di un decreto legislativo per capirne la sua attuabilità. Atteso soprattutto perché tutti ci auguriamo che possa mettere in moto l’occupazione e di conseguenza, il mondo del lavoro. Se a questa attesa sommiamo il calo – seppur minimo – del tasso di disoccupazione registrato a dicembre , l’aumento della produzione industriale e l’inversione negli indici di fiducia delle imprese e dei consumatori, possiamo timidamente ben sperare – come scrive sabato, su “Il Sole 24 ore” Alberto Orioli – che “ … potrebbe essere in atto uno scongelamento dell’economia”. Ad onore del vero dovremmo aspettare i dati sull’ultimo trimestre per capire se mediamente la tendenza sopra enunciata comincia da avere il suo effetto. Ecco perché se fossimo avanti con l’applicazione della legge sopra citata, potremmo ben sperare almeno in tre fenomeni sui quali un po’ tutti puntiamo:
La formula dei contratti a tempo determinato potrebbe confluire nei rapporti a tempo indeterminato con agevolazioni contributive per le imprese sui tre anni, con tutele per i lavoratori diverse dal passato, ma comunque crescenti rispetto al rapporto di lavoro. A cascata una disoccupazione così fluttuante, come abbiamo evidenziato negli ultimi anni attraverso dati Istat, potrebbe avere una sua stabilizzazione; tenderà, si spera, a calare e magari farci vedere meglio le tipologie di “disoccupati”. Più stabilità lavorativa fa presupporre più continuità nell’economia (consumi che aumentano, prodotti nuovi da immettere sul mercato, nuovi stimoli )
Questo è il mio cruccio, al di là dei buoni risultati attesi che sempre guardiamo con affetto; la mia speranza sarà quella di vedere – finalmente – dati concreti e reali che ci diranno com’è composto questo “esercito dei senza lavoro” e, dall’altra parte, far emergere tra gli imprenditori coloro che – con la scusa della crisi e con il dato reale del costo del lavoro elevato – hanno disinvestito e che dovrebbero riprendere il loro ruolo e iniziare con nuovi investimenti e quindi nuove assunzioni.
Apriremo gli occhi e leggeremo nel dettaglio dati sempre più reali, certi; vorrà dire non fermarsi alle apparenze (seppur legittime) delle discussioni pro e contro puramente ideologiche, provocate dalla negatività del tutto. Con questa svolta – che politicamente costa – saremo costretti a ragionare su un altro livello. E mi riservo da qui a qualche mese di tornarci per analizzare alcune perplessità che da anni ho: la non coincidenza dei bisogni reali tra domanda ed offerta. Questa nuova legge se non altro toglierà a tutti gli attori in scena, qualsiasi scusa!!!
Mi auguro nuove iniziative imprenditoriali, appoggiate da una burocrazia più snella e meno collusa con il sistema economico, e poter capire che cosa il mondo del lavoro necessità in termini di mano d’opera, quali specializzazioni, quali competenze … in un certo senso vedere come l’economia reale muoverà i suoi passi verso una ripartenza.
Spero che questa legge non faccia la fine dell’iniziativa “Garanzia Giovani” della quale non trovo traccia. Caro Presidente, ci auguriamo un po’ tutti che Lei possa essere stimolatore di questa società che potenzialmente è forte ma è ferma al palo …. da troppo tempo in attesa.
Ancora una volta voglio chiudere in positivo, augurandomi che questa nuova unità politica che governa anche le regole del mondo del lavoro, abbia ancora più coraggio e che faccia il lavoro necessario, ci renda competitivi anche verso il mondo che ci osserva da tempo e come dicevo qualche settimana fa, possa creare qualche cosa di nuovo e di diverso dopo 60 anni di immobilismo sociale.