GDONews ha incontrato ed intervistato il dott. Mauro Bosio, Direttore Amministrazione Finanza e Controllo di Conad Nazionale. L’incontro è stato una straordinaria occasione per comprendere la serietà con cui l’azienda di Via Michelino affronta il problema legato alla fragilità finanziaria dei fornitori del prodotto a marchio Conad. Infatti in questa azienda dal 2006, come spiega Bosio di seguito, non si hanno casi di fallimenti di fornitori che, in partnership con Conad, sono i protagonisti del prodotto a Marchio di insegna, uno dei principali driver rivolti alla fidelizzazione del cliente. Com’è possibile che ciò avvenga? L’occasione dell’incontro è stata, altresì, interessante per comprendere cosa pensa la principale insegna della DO relativamente ad un tema che ha compromesso in modo rilevante la liquidità delle aziende della GDO e di conseguenza acuito la crisi di liquidità del sistema: l’art. 62.
D: Dott. Bosio, parliamo dell’art. 62: secondo Lei è un bene o un male questa legge per il sistema delle imprese legate al mondo della GDO?
R: Noi riteniamo corretto il Principio di normare la relazione sui tempi di pagamento: pensiamo che in assoluto ci fosse la necessità comunque di intervenire nella relazione tra la produzione e la distribuzione per regolamentare i tempi e i flussi di pagamento. Poi l’art. 62 l’ha normato in un modo eccessivamente veloce ed eccessivamente restrittivo anche in ambiti non puramente legati ai pagamenti ma alle Politiche commerciali. Forse si poteva normare in un modo più intelligente.
D: Cioè cosa si sarebbe dovuto fare?
R: Si sarebbe potuto intervenire obbligando le imprese a formalizzare le dilazioni frutto di un negoziato e rispettare tassativamente le condizioni contrattuali, pena un sistema sanzionatorio rigido e ben definito. Sarebbe stato questo un sistema sicuramente più liberale. Certamente il tema della relazione finanziaria fra chi produce e chi distribuisce andava rivisto perché si arrivava ad esempio in alcuni casi a situazioni assolutamente intollerabili. Per quanto riguarda i tempi, a marzo è uscito il decreto: tempi troppo brevi nell’applicazione. Si sarebbe potuto pensare ad un biennio di avvicinamento. Un grosso problema è stata la mancanza di liquidità che ha segnato tante realtà. Fortunatamente, come Conad, abbiamo capacità di debito e godiamo di un’ottima considerazione da parte del sistema bancario, ma chi non è nelle nostre condizioni?
D: Perché allora il mondo della GDO non ha fatto la voce grossa?
R: Perché mentre il mondo della produzione è concentrato in un’associazione di categoria, quello della GDO è un mondo un po’ “sparpagliato”. In chiave di rappresentanza politica avere un’associazione come ha la produzione che difende tutto il mondo alimentare è chiaro che politicamente ha un peso diverso. La distribuzione è divisa e fa ovviamente molta più fatica.
D: Secondo Lei l’articolo 62 si deve limitare ai deperibili oppure ci vorrebbe una legge che regolarizzasse i pagamenti su tutte le categorie?
R: Noi non siamo contrari ad una regolarizzazione intelligente di tutte le categorie. Peraltro nella maggioranza dei paesi europei esiste già una regolamentazione di questo tipo. Non è solamente un problema del deperibile ma è principalmente un problema legato alla relazione finanziaria tra chi produce e chi distribuisce. Rimane però aperto un punto: Conad è favorevole a regolamentare i pagamenti, ma dobbiamo evitare di andare a normare altri elementi di Politica Commerciale in modo coercitivo che nulla hanno a che fare con il Principio della certezza della data di pagamento.
D: Che sacrificio stanno compiendo le vostre cooperative a causa dell’entrata in vigore di questa legge?
R: Tutta la distribuzione e quindi anche le nostre cooperative hanno perso liquidità a favore dell’industria, che è rientrata nei confronti delle banche, per cui le ultime beneficiarie dell’art.62 in definitiva sono state le banche stesse.
D: Per chi ha liquidità, si può affermare che questo momento storico potrebbe essere propizio perché si genererà concentrazione di mercato?
R: Certamente si. Noi lo avevamo previsto prima dell’attivazione dell’art. 62, ma ciò che sta avvenendo ce lo conferma, e cioè che una parte rilevante della distribuzione italiana non ce la potrà fare a rimanere a galla con l’applicazione dell’art. 62, per cui è evidente che per chi ha liquidità e/o capacità di debito può certamente essere possibile acquisire sul mercato catene che inevitabilmente sono in vendita.
D: In un momento di estrema fragilità finanziaria da parte di tutto il mercato, quali sono i sistemi di tutela che Conad pone in essere per garantire la qualità del prodotto a marchio Conad?
R. Noi da sempre abbiamo sotto controllo i produttori di Private Label da un punto di vista della loro capacità quantitativa e qualitativa di produrre e di distribuire. Da una decina di anni andiamo a monitorare tutti i nostri produttori di Private Label anche da un punto di vista economico e finanziario. Abbiamo messo in atto un sistema di rating che abbiamo condiviso con società esterne a cui abbiamo appaltato questa attività. Il nostro è un atteggiamento di tipo strutturale e strutturato verso questo mondo. Tutti i nuovi fornitori di Private Label passano tassativamente attraverso l’analisi di rating. Questo per evitare di avere a che fare con realtà che magari hanno il prodotto giusto ma che non hanno stabilità finanziaria. Appoggiarsi ad un fornitore che non ti garantisca la continuità si traduce nello scaffale vuoto e quindi alla corsa verso una ricerca di altri produttori. E’ un vero e proprio strumento di gestione che misura la capacità dell’impresa di stare sul mercato. Questa politica ci ha fortemente aiutato nella dismissione di fornitori a rischio e nella selezione di quelli nuovi.
D: Come si pone la concorrenza al riguardo?
R: Non mi risulta che i nostri competitor utilizzino un tale sistema ma che si limitino ad una semplice e sporadica analisi di bilancio. Certo non esiste sistema che ci esime da un rischio default dei fornitori ma secondo noi non è certo quello l’approccio giusto per essere certi che chi produce stia in piedi e non provochi danni a cascata. Per noi l’analisi di rating è vitale.
D: Che differenza c’è tra una analisi di bilancio ed una di rating? Che cosa è in definitiva il rating?
R: L’analisi di bilancio si limita ad analizzare numeri e indici, il rating fa anche questo ma aggiunge la quantificazione della solvibilità della realtà analizzata assieme ad un’analisi comparativa di settore e un’analisi qualitativa, che vanno molto oltre l’analisi di bilancio, a cui vengono applicati pesi percentuali ovviamente diversi. Tutto questo processo concorre alla formulazione di un giudizio, anche numerico, che esprime un punteggio finale rappresentativo del “rischio default” nei 12 mesi successivi. Questo ci consente in modo pratico di classificare e decidere l’atteggiamento da tenere con ogni nostro fornitore.
D: Quindi un’azienda che faccia delle Private Label un punto di forza non può prescindere da questo tipo di analisi sui produttori?
R: Assolutamente si.
D: Nei prossimi anni il mondo distributivo sarà più povero o si manterrà sugli standard attuali?
R: E’ già da parecchio tempo che la crisi sui beni di Largo Consumo si fa sentire anche nella Grande Distribuzione: il mercato sia del food che (soprattutto) del non food è in continuo decremento, mentre Conad è in crescita. Noi continueremo a mantenere attenzione su aperture ed acquisizioni per crescere il fatturato e la quota di mercato per arrivare alla leadership. In generale comunque non vediamo a breve un’inversione di tendenza positiva del mercato, ma crediamo che in questo contesto l’atteggiamento migliore sia di essere capaci di mantenere e selezionare gli investimenti sulla nostra Insegna.