Un mercato del valore di 4 miliardi di euro, con un trend in costante crescita (dal 2005 al 2006 addirittura il 45%). L’e-commerce italiano è ormai qualcosa di più di una bizzarria di pochi “smanettoni”, bensì un business che si consolida anno dopo anno, come conferma a IfgOnline Giovanni Toletti, project manager dell’Osservatorio B2c (Business to commerce) del Politecnico di Milano: “I dati ci dicono che i consumatori sempre di più vanno a comprare su internet. La crescita del fatturato è oltre il 40% annuo, dunque il successo è crescente”. Secondo Toletti “la sensazione da parte di molti degli operatori è che addirittura gli italiani acquistino anche troppo rispetto al livello qualitativo e quantitativo medio di offerta dei nostri siti, in confronto a realtà come Usa e Gran Bretagna”. Di sicuro il rapporto tra Gdo ed E-commerce è ancora lontano dall’essere un business di riguardo, ma dobbiamo cominciare a pensarci. Basti pensare che la popolazione di anziani in Italia tra solo dieci anni sarà decuplicata rispetto ad oggi, e che sarà tutta in grado di utilizzare internet in modo molto più naturale rispetto ad oggi. I limiti dell’attuale sistema sono, oltre alla mancanza di praticità dell’attuale “anziano”, sono nei metodi di pagamento e nei costi. La diffidenza ad inserire una carta di credito è ancora oggi generalizzata, e perdipiù pochi anziani hanno l’abitudine all’uso di tale strumento. Infine oggi comprare on line nei pochi gruppi che danno il servizio, costa più che andare al supermercato, e questo è naturale se si pensa al servizio, ma è diametralmente opposto alle attuali logiche di vendita on line. Se si risolveranno velocemente questi due nodi, il business sarà già interessante in attesa del generale invecchiamento della popolazione. Diamo un occhiata, ad esempio ad altri settori;lo scettro del commercio in rete appartiene decisamente al turismo, che ha una quota del 43% (addirittura il 7% dell’intero mercato dei viaggi).
Seguono informatica ed elettronica (11%), assicurazioni (9%), editoria e musica (3%), abbigliamento (3%),ed infine il nostro mondo, grocery/supermercati (1%). Merita un discorso a parte la categoria “altro”, che fa registrare addirittura il 30%: “E’ una voce così consistente – spiega Toletti –perché contiene un pò di tutto; dalle ricariche telefoniche, alle prevendite di biglietti a tutto il mondo delle “aste” che fanno capo a eBay. Non possiamo scorporare queste voci perché, lavorando principalmente con le aziende, e dunque avendo con loro un rapporto di tipo confidenziale, se lo facessimo rischieremmo di rivelare informazioni che esse non vogliono divulgare”.