
“Secondo la nostra vision bisogna avere due teste: una per il quotidiano, e una sognatrice per immaginare una realtà completamente diversa da quella attuale. Se da un lato l’azienda si impegna quotidianamente a far fronte agli impegni correnti, dall’altro nonostante la perdita di fatturato di oltre il 60% a causa del Covid, non ha mai smesso di guardare con entusiasmo al futuro e non si é mai fatta inibire dalla paura dell’incertezza, investendo per non rimanere intrappolata nel passato”. Questa la filosofia di Vincenzo Sannino, Responsabile Progetto Piatti Pronti di Sagifi Food, industria campana fondata nel 1984 e impegnata nel settore dei servizi alberghieri di ristorazione e che opera anche nella produzione di pasti per enti pubblici, ospedali, scuole e mense aziendali.
“Se avessimo dovuto continuare a pensare solo alla nostra attività non spostando gli orizzonti su altri mercati – sottolinea Sannino – probabilmente oggi avremmo a disposizione finanze maggiori, ma sarebbero destinate a tenere a galla l’azienda per qualche anno e non a traghettarla nel futuro. Non bisogna mai smettere di innovare perché chi si accontenta muore. Per questo dal 2020 abbiamo ripensato la nostra attività, la ristorazione collettiva, diversificando orizzontalmente, orientandoci verso mercato retail fino a poco prima per noi sconosciuto. Questo grazie alla realizzazione di gastronomia fresca confezionata in atm e frozen, in mono e multiporzione per assecondare i trend comportamentali di una società sempre più fluida ed esigente. L’obiettivo della Sagifi è quello di diversificare i mercati, ridurre i rischi e aumentare il valore dell’azienda. E’ prematuro parlare di scelta giusta, ma i numeri del primo trimestre ci hanno dato enormi soddisfazioni, questo grazie soprattutto ai nostri partner con cui stiamo costruendo importanti progetti”.
Cosa vi attendete invece dai prossimi mesi vista la situazione delineata dall’aumento dei prezzi delle materie prime e il conflitto fra Russia e Ucraina? A quali novità state lavorando?
I rincari si sono fatti sentire e la guerra fa pensare a scenari ancora peggiori. Nell’ambito GDO Sagifi si è fatta carico, in parte, degli oneri legati alle maggiorazioni e ha trovato i propri clienti disponibili ad accollarsi la quota restante. Abbiamo apprezzato molto, tra i nostri partner, chi ha voluto collaborare per non scaricare sui clienti finali tutti gli oneri e contribuire a calmierare gli aumenti. Abbiamo inoltre intenzione di recuperare alcuni piatti della tradizione mediterranea che stanno letteralmente scomparendo e che rappresentano invece un patrimonio unico del nostro Paese. L’obiettivo è portare a tavola qualità, gusto e benessere in modo smart, adeguato ai tempi e alle tecnologie moderne. Stiamo già studiando i cosiddetti ‘imballaggi intelligenti’ che, grazie a dispositivi specifici, permettono di restituire continui feedback sullo stato dell’alimento, fornendo costantemente informazioni sia durante il trasporto che la distribuzione al consumatore.
Questo lascia pensare che da parte vostra ci sia grande attenzione anche al tema della sostenibilità, quanto è importante nella vostra attività?
“A partire dal 2020 l’azienda con la nuova divisione ‘Sagifi Food’, si è dedicata alla realizzazione di piatti pronti surgelati e freschi confezionati in ATM, con l’obiettivo di allungare la vita dei prodotti, studiare le giuste porzioni pro capite e ridurre così gli sprechi alimentari. Contestualmente siamo impegnati in progetti formativi volti ad educare le nuove generazioni a corrette abitudini alimentari, fondamentali per il mantenimento di un buon stato di salute. Le nostre produzioni poi sono alimentate da energia rinnovabile grazie all’installazione di pannelli solari che ci rendono autosufficienti al 90%. L’azienda vanta inoltre una flotta di trenta automezzi alimentati esclusivamente a gas metano natural power per una mobilità sostenibile. Il rispetto per l’ambiente passa infine anche attraverso un packaging sostenibile, per questo dal 2012 Sagifi Spa utilizza vaschette compostabili per la ristorazione e da tempo può contare su tutte le più importanti certificazioni”.
Quali sono i vostri prodotti di punta e cosa esemplifica maggiormente il vostro approccio?
Ricreare le antiche ricette del territorio è stata per noi la cosa più naturale da fare e il nostro primo progetto è stato quello della parmigiana di melanzane. La prepariamo proprio come quella della domenica nelle case di Napoli, con prodotti di primissima scelta e il medesimo rituale. La lasciamo riposare e poi la abbattiamo per garantire sempre il massimo della sicurezza. Successivamente la gamma si è ampliata e abbiamo sviluppato una linea apposita “da Napoli con amore”, per una clientela sempre più attenta all’originalità del territorio di provenienza. Il prossimo step sarà certificare la nostra parmigiana in blockchain per mettere in evidenza la tracciabilità della filiera e il rispetto della ricetta di quello che è un PAT campano.
Questa territorialità come si traduce sul mercato internazionale?
Per un’azienda che con la ristorazione collettiva era abituata a ragionare esclusivamente sul territorio campano, avere la possibilità – grazie ai nuovi prodotti surgelati e freschi in atp – di pensare a livello globale, crea un misto di euforia e paura. Stiamo selezionando i paesi target e abbiamo iniziato il nostro percorso di crescita lento ma costante e oggi la voce export rappresenta il 15% del fatturato. L’epidemia non ci ha agevolato ma è stato un primo banco di prova che abbiamo superato con successo, la conferma che stiamo andando nella giusta direzione.